Ferragosto, la città resta aperta per ferie. Complici la voglia di riscatto dopo un anno di sacrifici imposti dal lockdown ed una qual certa consapevolezza che il ritorno dei turisti resta un’occasione da sfruttare, la maggioranza dei circa seimila esercizi commerciali presenti a Napoli nella giornata di oggi resterà aperta. Uno su due negozi offriranno regolarmente i propri servizi osservando regolare orario di lavoro.
«Dai dati in nostro possesso - conferma al «Mattino» Vincenzo Schiavo, presidente di Confesercenti Napoli - oltre il 65 per cento dei nostri iscritti non lascerà chiuse le serrande e lavorerà regolarmente».
Napoli aperta per ferie, dunque. Ma attenzione: nella mappa della città questo vale solo per alcune zone, e cioè a macchia di leopardo. Già, perché le zone «privilegiate», che potranno cioè contare sul maggior numero di negozi ed esercizi di ristorazione aperti, restano quelle comprese negli itinerari turistici. E dunque: Decumani e più generalmente centro storico, via Toledo, Plebiscito, Porto, Chiaia e il lungomare. Qualche problema potrà invece registrarsi in altre zone della città, dal Vomero a Materdei, e così anche nei quartieri più periferici, dove il numero dei negozi che resteranno chiusi a Ferragosto (e probabilmente per più giorni della entrante settimana) sarà più alto.
«In ogni caso, si tratta di un buon segnale - commenta ancora Schiavo (che oltre a essere rappresentante Confesercenti per la città e per la Campania siede nel Consiglio nazionale come referente per il Sud) - perché da questi dati interpretiamo che si comincia a vedere la luce alla fine del tunnel».
E già si comincia a guardare all’autunno. Tra speranze e dubbi. Che cosa ci aspetta a settembre? «Un fatto è certo: se si continuerà sulla strada delle vaccinazione, e dunque della responsabilità e consapevolezza, allora porremo le premesse per sperare finalmente in un autunno di normalità. Abbiamo visto quello che è accaduto in Israele, dove pur avendo raggiunto la copertura vaccinale del cento per cento la recrudescenza della “variante delta” ha imposto una terza ondata di vaccinazioni. La categoria che rappresento ha pagato un prezzo altissimo al Covid. Ora bisogna prevenire i potenziali sviluppi di una nuova pandemia. E, personalmente, credo che dovremo tutti anche abituarci a convivere con il virus, assumendo però comportamenti corretti. Perché una cosa è certa: non dovremmo mai pensare di dover subire nuove chiusure. Quando un negozio chiude, non va in rovina solo il titolare, ma anche la catena dei suoi impiegati e dipendenti. Oggi l’intera categoria degli esercenti commerciali è ridotta allo stremo, e una nuova stagione di saracinesche abbassate non possiamo permettercela».
E allora: responsabilità e rigore. «Anche perché - conclude Schiavo - ogni impresa che chiude diventa un potenziale boccone ghiotto per la criminalità organizzata e per la malavita. Proprio in questi giorni si consuma per molti negozianti il rito che impone loro un altro salasso: la richiesta del pizzo di Ferragosto». Vedi alla voce: racket. «A farne le spese sono gli stessi imprenditori già messi in ginocchio dalla pandemia, che soffrono per garantire i salari ai dipendenti, per pagare i fornitori. Ovviamente la via della denuncia delle estorsioni resta quella maestra da seguire».