Le immagini di quella valanga mortale di fango e detriti sono ancora vive. Sarno, Siano, Quindici e Bracigliano nel 1998. Una tragedia da 161 vittime. Alle catastrofi per eventi naturali, che poi solo naturali non sono, la Campania purtroppo ci è abituata. Un territorio violentato, con densità abitative da far paura, è diventato assai spesso scenario di morte. Da Sarno a Casamicciola alla costiera amalfitana: quando le piogge non si fermano, cresce la preoccupazione. Nelle ultime ore, dopo lo stato d’emergenza dichiarato dalla Protezione civile in Liguria, Lombardia e Piemonte, l’Unione dei comuni e comunità montane campana lancia un allarme: «La Campania è a elevato rischio di dissesto idrogeologico».
«Non c’è da perdere tempo, per evitare che accada quello che è successo nelle tre regioni settentrionali», aggiungono dall’Unione dei comuni e comunità montane campana lancia un allarme.
Nella regione che visse il dramma del terremoto 34 anni fa, sono state censite ben 24mila frane. E il professore Domenico Calcaterra, docente di Geologia all’Università Federico II di Napoli, avverte: «La cifra potrebbe essere sotto stimata». Di certo, il quadro descritto da Legambiente, in uno studio condotto con la Protezione civile, non è incoraggiante. Un quadro recente, risultato del monitoraggio sulle attività dei Comuni nella prevenzione del rischio idrogeologico. Se in Italia, undici anni fa, venivano considerate a rischio frane e alluvioni 5581 aree in Italia, nelle ultime verifiche il numero si è incrementato.
Negli ultimi mesi, si è arrivati a censire 6633 comuni a rischio sugli 8071 totali. In Campania, sono 504. Scrivono Legambiente e Protezione civile: «La fragilità è particolarmente elevata in Calabria, Molise, Basilicata, Umbria, Valle d’Aosta e provincia di Trento». Sono le aree con il 100 per cento di comuni a rischio. Nella nostra regione, la percentuale è del 92 per cento. Ma cosa fanno i Comuni per prevenire tragedie? I risultati dello studio Legambiente-Protezione civile sono deprimenti. Le alte densità di abitanti, l’abusivismo edilizio, le case costruite dove non era consigliabile realizzarle hanno reso tutto più difficile. Chi sono i Comuni più virtuosi nella prevenzione del rischio idrogeologico? Calenzano in provincia di Firenze, Agnana Calabra in provincia di Reggio Calabria e Monasterolo Bormida in provincia di Aosta. Tra i tre in maglia nera, invece, c’è San Giuseppe Vesuviano in provincia di Napoli
Si legge nello studio: «È uno dei comuni dove, come da loro stessi indicato, è presente una pesante urbanizzazione delle zone esposte a pericolo di frane e alluvioni, senza l’avvio di sufficienti attività mirate alla mitigazione del rischio né con manutenzione del territorio, né con l’organizzazione di un efficiente sistema comunale di protezione civile».
Storia non nuova. Ma è la Regione, attraverso l’Autorità di bacino e l’agenzia operativa Arcadis, a dover predisporre le opere per prevenire e tamponare rischi. Nei piani dell’Arcadis, si deducono i principali rischi regionali: il Sarno, le zone interne, il litorale domizio, la alluvioni in provincia di Salerno, l’emergenza Atrani in costiera amalfitana, le emergenze a Nocera, Ischia e Casamicciola. Sembrano altrettanti titoli di vicende di cronache degli ultimi anni, con frane e straripamenti. A volte anche con vittime, come ad Atrani, Ischia e Casamicciola.
L’Arcadis è commissariata, l’ultimo commissario è fresco di nomina: Giuseppe Carannante (dirigente dell’assessorato regionale alla Programmazione economica e turismo), designato a luglio dal governatore Stefano Caldoro. Un incarico delicato e sotto pressione, se il segretario regionale del Pd, Assunta Tartaglione, incalza: «La Regione fa solo propaganda senza programmare interventi concordati con le amministrazioni locali».
Ma gli interventi necessari non finiscono mai e occorrerebbero molti più soldi. I più recenti sono stati programmati a San Felice a Cancello, Quindici, Bracigliano, Sarno, Siano, Atrani, Tramonti, Angri, Buonalbergo, Pisciotta. Un anno fa, la giunta regionale stanziò 5o milioni di euro per affrontare il rischio idrogeologico. Ma non molto tempo fa, l’Associazione costruttori della provicia di Salerno, lanciò un allarme: un milione di campani vive in zone a rischio idrogeologico.
Spiegò il presidente dell’Ance salernitana, Antonio Lombardi: «Siamo di fronte ad una situazione di emergenza. I numeri parlano chiaro. Vanno utilizzati i fondi disponibili, soprattutto europei».
I numeri diffusi dall’Ance mettevano insieme le statistiche del Cresme, Istat, ministero Ambiente. Così, nel rapporto si indicavano ben 166243 edifici a rischio, che rappresentavano il 15 per cento del totale nazionale. Spostandosi sulle famiglie, il 19 per cento veniva considerato a rischio. Si leggeva nel documento dell’Ance: «Solo il 32 per cento delle amministrazioni campano svolge un lavoro di mitigazione del rischio idrogeologico, classificabile come positivo».
Tra i comuni più virtuosi, 5 in provincia di Salerno: Siano, Piaggine, Mercato San Severino, Sala Consilina e Salerno città. A loro, si aggiungeva anche San Mango sul Calore in provincia di Avellino. I meno virtuosi, invece, oltre San Giuseppe Vesuviano, anche Battipaglia, Baselice in provincia di Benevento, Villa Literno e Moschiano in provincia di Avellino.
Certo, hai voglia a dire che bisogna prevenire, in epoca di spending review. Prevale la filosofia fatalista della «natura matrigna». E invece, dietro una tragedia, c’è spesso anche la mano dell’uomo. Lo denuncia Angelo Tofalo del Movimento 5 stelle, che dice: «L’aumento delle possibilità di dissesti è dovuto all’azione dell’uomo e alle continue modifiche del territorio, con l’incremento di presenze di persone e beni in zone a rischio».
Nella famosa stima dell’Ance di Salerno, compaiono altri dati. Si legge nel report: «La Campania, insieme con Sicilia e Calabria, ha una situazione di rischio maggiore per gli edifici. In Campania, andrebbero messi in sicurezza ben 4872 scuole e 271 ospedali». Il ricordo del vecchio ospedale di Sarno travolto dalla frana assassine nel 1998 rivive. Di certo, se per alluvioni e frane vengono considerate pericolose 556 aree campane, la percentuale aumenta a 3600 inserendo anche rischi di terremoti ed eruzioni. Un grande territorio dove la natura può scatenarsi da un momento all’altro. A noi il compito di non aggravare la situazione.
Frane, la mappa del rischio in Campania. Incubo maltempo, 504 Comuni senza piani
di Gigi Di Fiore
Lunedì 17 Novembre 2014, 23:10
- Ultimo agg. 23:27
4 Minuti di Lettura
DELLA STESSA SEZIONE
di Maria Chiara Aulisio
di Nicola Rosselli
di Giuseppe Crimaldi
di Mariangela Barberisi
Dolci