Frane, la mappa del rischio in Campania. Incubo maltempo, 504 Comuni senza piani

Frane, la mappa del rischio in Campania. Incubo maltempo, 504 Comuni senza piani
di Gigi Di Fiore
Lunedì 17 Novembre 2014, 23:10 - Ultimo agg. 23:27
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Le immagini di quella valanga mortale di fango e detriti sono ancora vive. Sarno, Siano, Quindici e Bracigliano nel 1998. Una tragedia da 161 vittime. Alle catastrofi per eventi naturali, che poi solo naturali non sono, la Campania purtroppo ci è abituata. Un territorio violentato, con densità abitative da far paura, è diventato assai spesso scenario di morte. Da Sarno a Casamicciola alla costiera amalfitana: quando le piogge non si fermano, cresce la preoccupazione. Nelle ultime ore, dopo lo stato d’emergenza dichiarato dalla Protezione civile in Liguria, Lombardia e Piemonte, l’Unione dei comuni e comunità montane campana lancia un allarme: «La Campania è a elevato rischio di dissesto idrogeologico».

«Non c’è da perdere tempo, per evitare che accada quello che è successo nelle tre regioni settentrionali», aggiungono dall’Unione dei comuni e comunità montane campana lancia un allarme.

Nella regione che visse il dramma del terremoto 34 anni fa, sono state censite ben 24mila frane. E il professore Domenico Calcaterra, docente di Geologia all’Università Federico II di Napoli, avverte: «La cifra potrebbe essere sotto stimata». Di certo, il quadro descritto da Legambiente, in uno studio condotto con la Protezione civile, non è incoraggiante. Un quadro recente, risultato del monitoraggio sulle attività dei Comuni nella prevenzione del rischio idrogeologico. Se in Italia, undici anni fa, venivano considerate a rischio frane e alluvioni 5581 aree in Italia, nelle ultime verifiche il numero si è incrementato.

Negli ultimi mesi, si è arrivati a censire 6633 comuni a rischio sugli 8071 totali. In Campania, sono 504. Scrivono Legambiente e Protezione civile: «La fragilità è particolarmente elevata in Calabria, Molise, Basilicata, Umbria, Valle d’Aosta e provincia di Trento». Sono le aree con il 100 per cento di comuni a rischio. Nella nostra regione, la percentuale è del 92 per cento. Ma cosa fanno i Comuni per prevenire tragedie? I risultati dello studio Legambiente-Protezione civile sono deprimenti. Le alte densità di abitanti, l’abusivismo edilizio, le case costruite dove non era consigliabile realizzarle hanno reso tutto più difficile. Chi sono i Comuni più virtuosi nella prevenzione del rischio idrogeologico? Calenzano in provincia di Firenze, Agnana Calabra in provincia di Reggio Calabria e Monasterolo Bormida in provincia di Aosta. Tra i tre in maglia nera, invece, c’è San Giuseppe Vesuviano in provincia di Napoli

Si legge nello studio: «È uno dei comuni dove, come da loro stessi indicato, è presente una pesante urbanizzazione delle zone esposte a pericolo di frane e alluvioni, senza l’avvio di sufficienti attività mirate alla mitigazione del rischio né con manutenzione del territorio, né con l’organizzazione di un efficiente sistema comunale di protezione civile».

Storia non nuova. Ma è la Regione, attraverso l’Autorità di bacino e l’agenzia operativa Arcadis, a dover predisporre le opere per prevenire e tamponare rischi. Nei piani dell’Arcadis, si deducono i principali rischi regionali: il Sarno, le zone interne, il litorale domizio, la alluvioni in provincia di Salerno, l’emergenza Atrani in costiera amalfitana, le emergenze a Nocera, Ischia e Casamicciola. Sembrano altrettanti titoli di vicende di cronache degli ultimi anni, con frane e straripamenti. A volte anche con vittime, come ad Atrani, Ischia e Casamicciola.

L’Arcadis è commissariata, l’ultimo commissario è fresco di nomina: Giuseppe Carannante (dirigente dell’assessorato regionale alla Programmazione economica e turismo), designato a luglio dal governatore Stefano Caldoro. Un incarico delicato e sotto pressione, se il segretario regionale del Pd, Assunta Tartaglione, incalza: «La Regione fa solo propaganda senza programmare interventi concordati con le amministrazioni locali».

Ma gli interventi necessari non finiscono mai e occorrerebbero molti più soldi. I più recenti sono stati programmati a San Felice a Cancello, Quindici, Bracigliano, Sarno, Siano, Atrani, Tramonti, Angri, Buonalbergo, Pisciotta. Un anno fa, la giunta regionale stanziò 5o milioni di euro per affrontare il rischio idrogeologico. Ma non molto tempo fa, l’Associazione costruttori della provicia di Salerno, lanciò un allarme: un milione di campani vive in zone a rischio idrogeologico.

Spiegò il presidente dell’Ance salernitana, Antonio Lombardi: «Siamo di fronte ad una situazione di emergenza. I numeri parlano chiaro. Vanno utilizzati i fondi disponibili, soprattutto europei».

I numeri diffusi dall’Ance mettevano insieme le statistiche del Cresme, Istat, ministero Ambiente. Così, nel rapporto si indicavano ben 166243 edifici a rischio, che rappresentavano il 15 per cento del totale nazionale. Spostandosi sulle famiglie, il 19 per cento veniva considerato a rischio. Si leggeva nel documento dell’Ance: «Solo il 32 per cento delle amministrazioni campano svolge un lavoro di mitigazione del rischio idrogeologico, classificabile come positivo».

Tra i comuni più virtuosi, 5 in provincia di Salerno: Siano, Piaggine, Mercato San Severino, Sala Consilina e Salerno città. A loro, si aggiungeva anche San Mango sul Calore in provincia di Avellino. I meno virtuosi, invece, oltre San Giuseppe Vesuviano, anche Battipaglia, Baselice in provincia di Benevento, Villa Literno e Moschiano in provincia di Avellino.

Certo, hai voglia a dire che bisogna prevenire, in epoca di spending review. Prevale la filosofia fatalista della «natura matrigna». E invece, dietro una tragedia, c’è spesso anche la mano dell’uomo. Lo denuncia Angelo Tofalo del Movimento 5 stelle, che dice: «L’aumento delle possibilità di dissesti è dovuto all’azione dell’uomo e alle continue modifiche del territorio, con l’incremento di presenze di persone e beni in zone a rischio».

Nella famosa stima dell’Ance di Salerno, compaiono altri dati. Si legge nel report: «La Campania, insieme con Sicilia e Calabria, ha una situazione di rischio maggiore per gli edifici. In Campania, andrebbero messi in sicurezza ben 4872 scuole e 271 ospedali». Il ricordo del vecchio ospedale di Sarno travolto dalla frana assassine nel 1998 rivive. Di certo, se per alluvioni e frane vengono considerate pericolose 556 aree campane, la percentuale aumenta a 3600 inserendo anche rischi di terremoti ed eruzioni. Un grande territorio dove la natura può scatenarsi da un momento all’altro. A noi il compito di non aggravare la situazione.