Meraviglia Gevi. Ha battutouna delle big d’Europa, l’EA7 Emporio Milano, e ha riportato a Napoli la Coppa Italia di basket dopo 18 anni. Non è statoun miracolo o un caso.
Se lo straordinario gruppo guidato dal croato Igor Milicic, che conobbe da bambino gli orrori della guerra, ha battuto Brescia, Reggio Emilia e Milano nei quattro giorni delle FinalEight è perché vi è stato un intelligente e accurato piano di rilancio dellaproprietà dopo aver rischiato la retrocessione fino agliultimi secondi della scorsa stagione.
Federico Grassi, FrancescoTavassi e Alfredo Amoroso hanno puntato sull’esperienza e sulle capacità del manager Alessandro Dalla Salda, che ha ristrutturato il club e la squadra.Itre soci avevano consentito al NapoliBasket di uscire daltempestoso mare deifallimenti e hanno dato sostanza al progetto iniziato nel 2018 sul parquet di Casalnuovo perché il PalaBarbuto non era disponibile a causa dei lavori per le Universiadi 2019. Visto più volte il baratro, hanno creato nella scorsa estate la Gevi solida e vincente (lo sponsor si chiama non a casoGenerazione Vincente).
Dalla Saldaha voluto il coachMilicic, il direttore tecnico Pedro Llompart e il direttore sportivo Peppe Liguori.E nel progetto di crescita vi è stata l’apertura di una sede in viale Gramsci, a pochi passi da quella del vecchio club di Maione,il presidente che vinse la Coppa nel 2006. Un segno diforte legame con Napoli, al contrario della società di calcio che ha la propria casa in provincia diCaserta e soltanto un domicilio legale in città. La ricerca dei giocatori- squadra completamente ricostruita - è stata azzeccata, peraltro conun budget nettamente inferiore rispetto a top club comeMilano. CoachMessina, uno dei più grandi al mondo, non poteva credere a quantoha visto sul parquet di Torino ieri sera. Quelli della Gevi avevano giocato fino alle 23 di sabato, vincendo il supplementare contro ReggioEmilia dopo essere stati sotto neitempi regolamentari, ed erano così lucidi, così organizzati, così perfetti contro la sua squadra?
Il segreto? La bravura di Milicic, che allena anche la nazionale polacca, e l’entusiasmo di un gruppo che incarna lo spirito di Napoli.
La Napoli della pallacanestro che entusiasma e vince deve “accontentarsi” del PalaBarbuto. Sia questo successo l’occasione per sollecitare il Comune a definire un’area -la più accreditata è adesso Napoli Este a puntare su validi investitori per dotare la città di un Palasport. Non si perda altro tempo. Lo stadioMaradona, il Napoli e le sue esigenze non sono tutto.C’è una realtà così bella, e di cui andare fieri, che merita la dovuta considerazione.Con ifatti, non con sloganad effetto e vago sguardo al futuro.I sacrifici dei soci Grassi, Tavassi e Amoroso sono notevoli e personali. Prima di volare aTorino per vivere questo trionfale weekend, i proprietari del NapoliBaskethanno fatto visita alMattino per esporre ambiziosi progetti che passano attraverso la ricerca di sponsor e partner di livello internazionale.Così si potrà raggiungere il sospirato posto in Europa e neltempo lottare per lo scudetto.E questo incentivando il vivaio che può essere una fonte di arricchimento tecnico seguendo il “progetto Spagna” del dirigente Llompart:tra italenti delle giovanili c'è anche suo figlio.