La Capria: «Quella mattina a Villa Rosebery, io e Giorgio davanti a Pietra Salata»

di Silvio Perrella
Mercoledì 14 Gennaio 2015, 23:51 - Ultimo agg. 15 Gennaio, 00:06
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Ti ricordi di quando siamo andati ospiti del Presidente della Repubblica a Villa Rosebery?

«Certo che me ne ricordo - risponde lo scrittore Raffaele La Capria -, ad accoglierci più che un Presidente fu un mio compagno di scuola. Ti ricordi come fu amabile con noi, ci fece fare un giro con lui in una macchina elettrica per il giardino bellissimo, visitammo la Casina Borbonica, e alla fine ci affacciammo sul mare. Da lontano si vedeva Pietra Salata, lo scoglio isolato in mezzo al mare di cui parlo nel mio libro ”Ferito a morte”. E allora cominciammo a parlare del libro e io dissi al Presidente: per me è curioso vedere da questo punto di vista i luoghi dove ho ambientato parte del mio libro, mi fa uno strano effetto vederli tanti anni dopo. Quello scoglio era la meta dei miei viaggi da subacqueo. Partivo da palazzo Donn’Anna, e in barchetta arrivavo fino a quello scoglio. Quando attraccavo e ci salivo sopra, vedevo intorno a quello scoglio un’acqua limpida e tanti piccoli pesci che brucavano le alghe, e io mi preparavo occhiali e fucili e mi tuffavo in quel mare. Com’era limpido allora, io me lo ricordo come una bella giornata subacquea e quando passava una spigola come quella di cui io parlo nel mio libro, il cuore mi batteva perché la Grande Occasione era quella. Poi nel libro la Grande Occasione diventò la Grande Occasione Mancata di tutta la città, ma questo ancora non lo sapevo, lo seppi solo dopo quando avevo scritto la prima pagina del libro».



Era l’inizio del 2013, e lui volle invitarci non solo perché tu gli avevi detto di non aver mai visto Villa Rosebery se non dal mare, ma anche perché quella era una buona occasione di farlo prima che finisse il suo mandato di Presidente. Tanto è vero che nel corso dell’incontro ci parlò del suo imminente commiato.

«Ti ricordi quando ci invitò a colazione, al tavolo eravamo in quattro, lui, donna Clio e noi due. Parlammo dei nostri comuni amici, di Rosi, di Ghirelli, di Patroni Griffi, di Compagna, di tante occasioni in cui eravamo stati insieme, quando ci incontravamo al Guf, e parlavamo nascostamente di antifascismo, e poi quando c’incontravamo nei circoli giovanili, dove il teatro e il cinema erano i nostri punti di riferimento, oltre la politica. Lui amava soprattutto il teatro, era stato anche regista di una commedia, non ricordo quale, ma ce ne parlò durante quella colazione e con la stessa commozione ci parlò di alcuni episodi di quel tempo. Lui era stato prima a Capri come interprete tra gli americani che erano lì in licenza, ed era stato allora che aveva conosciuto Curzio Malaparte».



È vero, ci raccontò anche che tra Malaparte e Togliatti c’era stato sempre un rapporto intenso, anche se controverso. E ci disse che Togliatti era andato a trovarlo aul letto di morte per dargli l’ultimo saluto.

«Parlammo anche di “Sud”, del giornale diretto da Pasquale Prunas, dei collaboratori di quel giornale tra cui c’erano la Ortese, Barendson, Compagnone, Rosi e tanti altri amici comuni. Insomma l’atmosfera era questa, di compagni che si ritrovano, e non c’era niente che disturbava questo sentimento. Perché Napolitano era quello di sempre, e il fatto di essere il Presidente non mutava per niente il suo atteggiamento, anche se non era per nulla privo di quella dignità che gli competeva, e che noi riconoscevamo».



E’ infatti solo adesso che lui non è più il Presidente, che abbiamo deciso di ricordare quell’incontro, avvenuto ben due anni fa.

«Allora Giorgio Napolitano era Re Giorgio, poi è stato assalito dai soliti avversari che ogni grande uomo politico trova sul suo cammino, ma la mia immagine di lui non è mai mutata. Anzi quando Giorgio è stato assalito così malamente dalla volgarità politica, io mi sono sentito personalmente offeso. Non c’è stato nessuno che come lui ha dato autorità al suo ruolo, tanto è vero che oggi è difficile addirittura pensare a chi potrebbe sostituirlo. In un momento in cui tutti non sapevano che fare, mentre il Paese attraversava uno dei suoi momenti peggiori, fu Napolitano il solo punto di riferimento di ognuno di noi.



Ma non mi hai ancora detto nulla degli anni giovanili; quegli anni in cui entrambi frequentavate il Regio Liceo-Ginnasio Umberto I...

«L’ho detto tante volte in altre occasioni e ora mi sembra superfluo ricordarlo, però devo dire che Giorgio era più giovane di noi di circa tre anni, e tre anni quando si è molto giovani fanno una grande differenza. Mi sembra così strano ora che ho i miei novant’anni di pensare a lui come a uno più giovane. Forse sorriderebbe se lo sapesse. Ma in fondo io penso che davvero lui è più giovane di me, perché io non sarei capace di sopportare tutte le incombenze che gli sono cadute addosso durante gli ultimi anni della sua presidenza. Lui ha anche accennato in uno dei suoi ultimi discorsi a una stanchezza dovuta all’età, ed io quella stanchezza la conosco benissimo».



Credi che oggi, sollevato da così tanti impegni, Napolitano possa dare una mano alla sua città natale?

«Non lo so, ma so che Napoli è al centro dei suoi interessi, lui mi parlava continuamente di Benedetto Croce, anzi io mi meravigliavo della profondità della sua conoscenza, perché ogni volta nella sue lettere o nei suoi discorsi ne citava dei brani dalle opere. In fondo io pensavo dentro di me che Giorgio più che un comunista fosse un crociano, nel senso di liberale, una parola che riferita a lui ci sta benissimo. Del liberale ha non solo i tratti e i comportamenti, ma perfino nel vestire si vede questa sua provenienza, elegantissimo, taglio di giacche perfetto, cravatte intonate, movimenti delle braccia misurati, e poi aveva un padre che più liberale e alto-borghese napoletano non poteva essere. Abitava a via Monte di Dio, non lontano dal palazzo Serra di Cassano, e cosa c’è di più napoletano e liberale di quest’indirizzo».



A ricordarla oggi, parlandone con te, quella visita fu proprio una “bella giornata”...

«Era bello anche il tempo che faceva. Di quella giornata ci sono rimaste delle fotografie».

Sì, sono belle soprattutto quelle in cui voi due come vecchi amici passeggiate di fronte al mare da cui emerge lo scoglio di Pietra Salata.