«Servizi uguali per il Sud», ma De Luca attacca Draghi

«Servizi uguali per il Sud», ma De Luca attacca Draghi
di Nando Santonastaso
Mercoledì 28 Aprile 2021, 00:00 - Ultimo agg. 18:30
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«La definizione dei Livelli essenziali delle prestazioni è molto importante per il governo e infatti è contenuta nel Piano». Mario Draghi in replica ieri alla Camera conferma che sui Lep, uno dei punti chiave per riequilibrare in ottica meridionale i diritti di cittadinanza negati e contribuire a smontare nuovi tentativi di autonomia regionale rafforzata, la strada è tracciata. Il premier a mo’ di esempio parla «del programma per la garanzia e occupabilità dei lavoratori, nella riforma sulle politiche attive del lavoro, e della riforma della non autosufficienza, che si basano proprio sulla definizione dei livelli essenziali delle prestazioni». 


Ma è sugli asili nido e sull’assistenza sociale che si misurerà il cambio di passo promesso dall’attuale esecutivo. Non a caso, è stata la ministra per il Sud e la Coesione territoriale Mara Carfagna ad annunciarlo subito dopo l’approvazione del Pnrr a Montecitorio: «Il mio impegno personale, già avviato, è arrivare alla rapida definizione del Lep sugli Asili nido e sull’assistenza sociale, che possono rappresentare un determinante incentivo per l’occupazione delle donne meridionali.

Il gap tra le infrastrutture sociali del Nord e del Sud costituisce un divario di cittadinanza insopportabile nonché la violazione di un preciso obbligo inserito in Costituzione un ventennio fa: è tempo di affrontarlo con decisione». Di qui, spiega Carfagna, l’importanza della scelta di inserire la materia nel Pnrr “per venti milioni di cittadini meridionali che pagano ogni giorno, in termini di mancati servizi, il «peccato originale» di essere nati al Sud, quasi che fossero italiani di Serie B». 



I Lep in un contesto, quello del Pnrr e delle risorse previste per il Sud (82 miliardi) che Draghi in serata, durante la replica in Senato, definisce “non discriminante” per il Mezzogiorno, ma aggiungendo che «se uno non le usa saranno sempre poche». Il premier si riferisce ancora una volta alle difficoltà di spesa per quella che considera «una storica inerzia soprattutto nella fase di progettazione» ma dicendosi anche certo che le riforme garantiranno ben altra velocità e confermando la disponibilità ad aiutare le amministrazioni con l’invio di consulenti previsti dallo stesso Pnrr. Un ragionamento che però non convince affatto il governatore della Campania Vincenzo De Luca che diffonde poco dopo una dura nota in cui sostiene, tra l’altro, che è mancato nelle parole di Draghi ogni riferimento «al divario della spesa storica» contestandogli anche il riferimento alla «colpa di non saper progettare e spendere». Dice De Luca: «Nessuna analisi differenziata fra i diversi territori e istituzioni nel Sud, dove si ritrovano certamente aree di clamorosa inefficienza (e tollerate colpevolmente per anni dai governi centrali) ma anche realtà e classi dirigenti impegnate, in condizioni di pesante disparità, nella sfida dell’efficienza, dello sviluppo, della legalità e della sburocratizzazione. Si prova una sensazione di profondo disagio». Il presidente della Campania annuncia che «avremo modo di spiegare la storia e la realtà concreta e viva del Mezzogiorno e della sua gente, il più delle volte occultata dietro furbesche ed astratte letture contabili. Quanto ai consulenti offerti generosamente al Sud, vista l’esperienza fatta, dovremmo considerarla una chiara minaccia».

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Nel suo intervento al Senato, Draghi aveva anche fatto riferimento alle risorse destinate al Mezzogiorno in particolare nelle infrastrutture citando il caso della linea Salerno-Reggio Calabria, destinata anch’essa ad essere ad Alta velocità-Alta Capacità. Perché, spiega il capo del governo, «sarà una vera Alta velocità, con i treni a 300 km all’ora», dice rispondendo alle perplessità sulla reale portata di un obiettivo che al momento è ancora privo di progetto esecutivo. In realtà le spese destinate all’opera che a lavori ultimati, forse nel 2032, permetterà di raggiungere Roma da Reggio Calabria nello stesso tempo oggi occorrente per collegare la capitale a Torino, sono state inserite nel Fondo complementare aggregato dal governo alle risorse del Next Generation Eu. Confermato inoltre nei giorni scorsi dal ministro per le Infrastrutture e la mobilità sostenibili, Giovannini, che si procederà per lotti funzionali a partire da quello tra Salerno e Battipaglia che dovrebbe vedere la luce entro il 2026. La certezza di completare l’opera (circa 8 miliardi il costo complessivo) ricorrendo a risorse nazionali dopo il termine di scadenza per l’utilizzo delle risorse europee sarà decisiva per ottenere da Bruxelles il via libera. Resta da capire perché di fronte a questo cronoprogramma si rinunci ancora a parlare del Ponte sullo Stretto, visto tra l’altro che l’Alta velocitò ferroviaria arriverà finalmente anche in Sicilia con la Palermo-Messina-Catania, anch’essa inserita nel Pnrr. 
 

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