Movida a Napoli, “prigionieri” della ressa notturna: «Ecco le vie off limits»

Movida a Napoli, “prigionieri” della ressa notturna: «Ecco le vie off limits»
di Valerio Esca
Mercoledì 2 Novembre 2022, 07:23 - Ultimo agg. 3 Novembre, 07:25
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«Prigionieri della movida». Non è il titolo di un film, ma di una pellicola documentaristica a tinte horror, che racconta l’inferno dei residenti nei weekend della movida fracassona all’ombra del Vesuvio. Dopo l’episodio raccontato da “Il Mattino” di una famiglia di via Bisignano che, nella notte tra sabato e domenica, non è riuscita a rincasare (di rientro dal Santonbono dove era stato portato d’urgenza il figlio di quattro anni), agli onori della cronaca balza un altro caso da allarme rosso.

Lunedì sera, intorno alle 20,30, due ambulanze sono state bloccate da dehors e tavolini in vico Montecalvario - stradina che affaccia su largo Berlinguer - e non sono riuscite a raggiungere una persona colta da infarto, se non a piedi con la barella. Lo slalom tra i tavolini prima di raggiungere il cameriere di un ristorante, che, da quanto raccontano alcuni residenti, è stato soccorso in strada e poi portato al vecchio Pellegrini. 

Nella mappa delle strade da zona rossa sono diverse quelle dei Quartieri Spagnoli, finite anche al centro di una denuncia-querela dell’avvocato anti-movida Gennaro Esposito, in qualità di presidente del comitato Vivibilità cittadina, oltre che da consigliere comunale di maggioranza.

Vico Tre Regine, via Speranzella, Largo Baracche, vico Due Porte a Toledo, vico Teatro Nuovo e vico Figurelle a Montecalvario. A queste si aggiungono quelle della city: via Bisignano, via Alabardieri, vicoletto Belledonne, via Fiorelli e via Ferrigni. E ancora: via Aniello Falcone al Vomero, via Coroglio a Bagnoli. La denuncia presentata da Esposito mette in luce alcune criticità della movida nella zona del centro storico, in particolare dei Quartieri Spagnoli. «Oramai sono anni che si registrano assembramenti e produzione di musica abusiva da parte dei esercizi commerciali che usano potentissimi impianti elettroacustici provocando una gravissima compromissione alla salute dei cittadini residenti».

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Nel documento viene sottolineata «l’impossibilità dei residenti di vivere nelle loro abitazione nonché di potersi ritirare a casa, per la pressoché totale occupazione del suolo pubblico da parte di esercenti e attività commerciali in violazione delle norme del codice della strada e provocando un serio problema di ordine e sicurezza pubblica».

Secondo l’avvocato-consigliere comunale gli assembramenti che si determinano per la presenza delle attività commerciali sono tali da paralizzare «non solo il traffico veicolare ma anche quello pedonale, tanto che, in caso di necessità, sarebbe letteralmente impossibile far passare qualsivoglia mezzo di soccorso o di emergenza».

Gli assembramenti quotidiani sono dovuti - stando al racconto dei comitati di residenti - anche «ad eventi organizzati da esercenti commerciali del luogo». Negli ultimi tempi si è anche notata l’apertura di nuovi baretti. «Ai Quartieri Spagnoli siamo prigionieri in casa - tuona poi Angela Parlato, consigliera della seconda Municipalità del gruppo “Napoli solidale” - Io con una nipote di cinque anni non posso uscire dalla mia abitazione. L’altra sera sono dovuta tornare indietro perché c’era un fiume umano invalicabile. La mia nipotina vorrebbe andare al museo e non posso portarla. Lo sto denunciando in tutte le lingue. Va bene aprire attività, va bene creare lavoro e anche che i giovani si divertano. Ma servono regole, altrimenti continueremo a dover raccontare episodi come quello della famiglia di via Bisignano o come quello delle ambulanze a vico Montecalvario».

Appena due giorni fa Esposito ha evidenziato dalle colonne del giornale come «la tragedia avvenuta a Seul ci dice che gli assembramenti con migliaia di persone in strade e piazze tal volta di ridotte dimensioni costituiscono un pericolo per tutti». «Occorre - ha aggiunto - che gli imprenditori di tanti esercizi commerciali di somministrazione capiscano che non sono discoteche a cielo aperto. Da quello che stiamo vedendo si capisce che la città non può reggere il carico urbano di tanti locali di dimensioni troppo ridotte, che spesso violano anche la normativa sanitaria e che finiscono per ospitare i loro clienti all’esterno, contribuendo agli affollamenti, non più tollerabili per ragioni di sicurezza e vivibilità». 

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