Napoli, al banco pegni tra i disperati anche avvocati e imprenditori

Napoli, al banco pegni tra i disperati anche avvocati e imprenditori
di Paolo Barbuto
Sabato 9 Gennaio 2021, 00:00 - Ultimo agg. 10:32
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Siamo tornati a via San Giacomo, abbiamo trovato ancora lunghe code d’attesa per accedere al banco dei pegni, abbiamo definitivamente capito che la crisi continua a mordere e non lascia tregua né speranza alla gente. 
Per comprendere cosa accade, però, stavolta non ci siamo limitati a parlare con i napoletani in coda, in attesa di cedere un anello o una catenina d’oro: abbiamo chiesto un’analisi precisa di quel che sta accadendo direttamente a chi gestisce quel banco pegni del cuore di Napoli, Banca Sistema attraverso il canale “ProntoPegno”.

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Prima di procedere dobbiamo necessariamente dar conto di una visione totalmente diversa dalla nostra, rispetto al fenomeno dei pegni: è quella del direttore generale di ProntoPegno spa, Giuseppe Gentile, napoletano di Ercolano, trapiantato a Milano dove ha fatto carriera nel settore bancario, «non considerate disperato chi si rivolge al Banco dei pegni - spiega Gentile - anzi, si tratta di persone che hanno fiducia nel futuro. Chi pensa di liberarsi di un oggetto per ottenere soldi, va a venderlo. Chi invece è certo di poterlo recuperare, si rivolge al banco dei pegni». 
Questione di punti di vista, ovviamente. Anche se va sottolineato che proprio ProntoPegno è l’azienda che offre la valutazione più concorrenziale dell’oro impegnato e non cerca a tutti i costi il recupero del denaro tramite aste di oggetti non ritirati (vengono messi in vendita dopo almeno nove mesi dal termine della giacenza prevista).
Detto dei segnali positivi individuati dal direttore Gentile, passiamo ai numeri.

Il primo, più drammatico, è l’aumento del 30% delle persone che fanno ricorso al credito su pegno; al quale fa da contraltare, spiega Gentile, «il dato del 30% di aumento delle persone che vengono a recuperare i beni impegnati».


Ma chi sono i napoletani che corrono a cercare denaro in tempi rapidi per riuscire ad andare avanti? Secondo i dati forniti da Banca Sistema, nella prima parte della crisi sanitaria, dopo il lockdown di marzo/aprile, sono stati soprattutto i dipendenti di aziende private (camerieri, cuochi, personale impegnato nell’ospitalità e nel settore ricevimenti) ad avere bisogno di liquidità per sopravvivere in attesa delle riaperture che, fortunatamente, si sono ripresentate con l’estate.
Adesso, invece, c’è una svolta. Al banco pegni si iniziano con frequenza a rivolgere anche piccoli imprenditori o professionisti: ingegneri, architetti, ma soprattutto avvocati. Si presentano generalmente con oggetti di gran valore, soprattutto orologi di marca Rolex, simbolo di un’agiatezza che non è più sostenibile di questi tempi, spiegano di aver bisogno di denaro liquido per portare avanti le loro attività bloccate dalla pandemia e hanno la certezza che torneranno a recuperare i loro beni in tempi rapidi.
Ma c’è anche un universo mondo di napoletani che sono travolti dalle emergenze: «Al pegno si ricorre spesso perché ci sono spese impreviste: una contravvenzione, una tassa dimenticata, la necessità di fare acquisti improrogabili per la famiglia - spiega Giuseppe Gentile - Naturalmente in mezzo a tante richieste legate a necessità urgenti ci sono anche quelle voluttuarie».

 


E qui va aperto un capitolo a parte, perché nel bel mezzo della disperazione, tra casalinghe che s’impegnano la fede per comprare cibo e imprenditori che portano il Rolex per mandare avanti l’azienda, si presentano anche persone (spesso donne) in cerca di denaro per spese voluttuarie. In cima alla lista il tatuaggio nuovo, a colori, che costa tantissimo. Meno frequente, ma sempre attiva, la richiesta di soldi per i “ritocchini” dal chirurgo plastico: nuovo seno, glutei più tonici, rughe da spianare. Il dettaglio viene fuori perché ogni operazione al banco pegni prevede una dettagliata scheda cliente che resta anonima, ma consente di avere un quadro preciso, anche e soprattutto per evitare operazioni collegate a merce di provenienza illecita o a tentativi di ripulire denaro sporco.
Insomma, il quadro è chiaro, in mezzo alla disperazione c’è chi s’infila perché ha urgente necessità di un seno più tonico. A ciascuno le proprie priorità.
 

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