Napoli, rivoluzione in piazza del Plebiscito: basta buio, arrivano le luci d'artista e le proiezioni in 3D

Napoli, rivoluzione in piazza del Plebiscito: basta buio, arrivano le luci d'artista e le proiezioni in 3D
di Gennaro Di Biase
Domenica 8 Maggio 2022, 00:00 - Ultimo agg. 9 Maggio, 07:09
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Ecco il piano per le luci al Plebiscito. Dopo anni di buio e polemiche, come quelle andate in scena tra la scorsa amministrazione e le passate direzioni della sovrintendenza (prima sull’illuminazione e poi sulle grate d’aerazione del sottopassaggio della metro), arriva il piano di Manfredi per riaccendere la piazza simbolo della città. «Nei prossimi mesi, entro la fine del 2022 - spiega l’assessore all’Urbanistica Laura Lieto - il progetto sarà affidato a uno dei più grandi studi di design di architettura della luce d’Italia». A confermarlo, c’è il fatto che sia stato proprio il sindaco, l’altro ieri, a lanciare l’idea nel corso di un incontro al Palazzo di Governo per il rilancio e la valorizzazione dei locali del colonnato (a oggi disastrato, deserto, e assillato da nuove scritte e clochard). Una riunione cui hanno preso parte il prefetto Palomba, il direttore centrale del Fec Fabrizio Gallo, il sovrintendente archeologico Belle Arti e Paesaggio, il direttore dell’Agenzia del Demanio e il rappresentante del Provveditorato alle Opere Pubbliche. 


Siamo ancora in una fase iniziale del progetto, ma alcuni punti sembrano già chiari. Al Plebiscito sorgerà un maxi-impianto di luci artistiche su ogni monumento o struttura storica (dal colonnato a Palazzo Salerno, da Palazzo Reale alla Prefettura). Decisamente non secondario, poi, l’uso previsto del “mapping”, cioè una forma di realtà aumentata in 2D o 3D che consente, tramite display e proiezioni (anche video) sugli edifici, di arricchire la percezione del visitatore in piazza.

Il piano, come detto, pensato in sintonia con la Sovrintendenza Abap, è stato lanciato dallo stesso Manfredi l’altro ieri. Se con la Regione sembra finita la luna di miele, l’accordo tra Palazzo San Giacomo e l’attuale gestione della Sovrintendenza, in questa fase, procede bene. «È un’idea che ho lanciato con il favore della Sovrintendenza e la Prefettura - conferma infatti Manfredi al Mattino - Stiamo valutando le modalità di progettazione globale di un sistema di luci che valorizzi la piazza e suoi edifici monumentali e che garantisca la sicurezza. Dovrà essere un’opera di grande qualità. Le luci saranno installate in moltissimi punti della piazza, ma appunto è tutto da progettare. L’idea è quella di realizzare un grande progetto di arte illuminotecnica. Anche con luci artistiche e mapping, quando serve, sugli edifici storici come Prefettura, Palazzo Salerno e Palazzo Reale». 

Video


Non arriveranno domani, al Plebiscito, le luci colorate e la realtà aumentata resa possibile dal mapping. Ma i tempi non dovrebbero essere lunghissimi, per questo importante traguardo messo nel mirino dalla nuova giunta, che segue anni lunghissimi di indecisioni e bracci di ferro nella piazza simbolo della città, come quello del dicembre 2013 tra l’ex sindaco de Magistris e l’allora sovrintendente Cozzolino, proprio sulle luci da installare al Plebiscito per le festività natalizie. «Questo piano per illuminare il Plebiscito è senz’altro una priorità dell’amministrazione - continua l’assessora Lieto - Non possiamo essere precisi, in questa fase, ma entro la fine dell’anno il progetto sarà affidato allo studio di architettura della luce che sarà incaricato di realizzarlo. In Italia c’è una grande competenza di designer della luce. Il Plebiscito, di sicuro, non può essere illuminato come un campo di calcio. Immaginiamo luci speciali per i monumenti e luci anche sotto il colonnato di San Francesco di Paola. Il progetto abbraccerà probabilmente soluzioni mirate a un’illuminazione diffusa, in un mix tra luci provenienti dall’alto e dal basso». 

Prospettive a parte, c’è il presente. Della desertificazione e del degrado del portico se n’è parlato nella riunione dell’altro ieri in Prefettura. A oggi sono aperti solo due locali del colonnato: l’artigiano Achille Crispino, di La Lumière, e un bar. Ci sarebbe poi lo storico Archivio Fotografico Parisio, ancora conservato negli spazi adiacenti a quelli dell’ex libreria Treves, ma la saracinesca è abbassata: «I locali occupati dall’Archivio Parisio sono chiusi dal 2019 - racconta il titolare Stefano Fittipaldi - a causa di un guazzabuglio burocratico: nel 2002 la Soprintendenza Regionale per i Beni e le Attività Culturali della Campania, dopo un parere del Demanio dello Stato, sottopose i locali a vincolo. Il Demanio accettò tale vincolo “autorizzando la classificazione del bene in parola fra i beni demaniali-ramo storico artistico” e invitando la Filiale dell’Agenzia di Napoli a “disporre le necessarie operazioni di discarico della relativa partita dalla consistenza patrimoniale e le conseguenti variazioni nelle scritture catastali”. Nel 2017, il Fec ci richiese un fitto di 3mila euro più arretrati: oltre 300mila euro, avvalorando la richiesta con una dichiarazione del Demanio che tali beni non erano più in suo possesso dal 1984. Eppure, nel 2002, il Demanio (direttore Gestione del Patrimonio) affermava il contrario. Da qui nacque una vertenza che ci ha visto soccombere con sentenza del marzo 2019. E da qui deriva il nostro problema e la chiusura dei locali. Non possiamo far fronte alle richieste del Fec, ma non possiamo portar via i beni di nostra proprietà perché c’è un vincolo dello Stato (Mibac) che ce lo impedisce. In questa situazione di precarietà non possiamo che restare chiusi al pubblico».
 

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