Napoli, il poliambulatorio incompiuto da 7 milioni: «Doveva aprire 15 anni fa»

Napoli, il poliambulatorio incompiuto da 7 milioni: «Doveva aprire 15 anni fa»
di Paolo Barbuto
Mercoledì 9 Febbraio 2022, 00:00 - Ultimo agg. 10 Febbraio, 07:23
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Lo scheletro di cemento si staglia, minaccioso, su via Rotondella. La struttura è immensa, è abbandonata e ha iniziato a cedere: doveva diventare un poliambulatorio, è un monumento allo spreco e all’indifferenza delle amministrazioni.

Oggi iniziamo un percorso nella città “incompiuta”, racconteremo tutto ciò che a Napoli è stato iniziato e mai finito, spiegheremo quanti soldi pubblici sono andati perduti nel gorgo dell’abbandono, quanti servizi alla cittadinanza sono stati negati per via delle pastoie burocratiche che trascinano nelle sabbie mobili qualunque cosa, e la fanno affondare inesorabilmente. Stiamo raccontando con puntualità le vicende della scuola di via Rotondella ai Camaldoli, costruita dal Comune e già destinata all’abbattimento perché non ci sono i permessi paesaggistici, oggi facciamo partire la nostra inchiesta da via Grottole a Pianura dove c’è il simbolo più evidente della città “sospesa” e incompiuta.

Intorno allo scheletro del poliambulatorio passano nonni e nipotini, ragazzi abbracciati, operai, l’approccio è lo stesso da parte di tutti: «Per piacere scrivete, fotografate, creata scandalo, aiutate Pianura a cancellare questa vergogna». 

Quella che oggi è una vergogna, nel 1995 era immaginato come il fiore all’occhiello di Pianura: cofinanziamento Comune-Regione per rilanciare il quartiere, quasi sedici miliardi di lire destinati solo al poliambulatorio.

Nel 2000 l’annuncio ufficiale dell’avvio del progetto: «Costerà sette milioni di euro, sarà bello, avveniristico, utile alla gente di Pianura. Verrà inaugurato nel 2007», dissero a Palazzo San Giacomo.

Invece nel 2008, quando il poliambulatorio era ancora uno scheletro, venne abbandonato dagli operai. Erano stati spesi quasi tre milioni di euro, la ditta chiedeva il pagamento di una tranche da 800mila euro che il Comune non aveva versato, si aprì un contenzioso i cui risultati sono quelli d’oggi: addio ai lavori, cantiere abbandonato.

 

Maurizio Lezzi è stato presidente municipale a Pianura, oggi è consigliere d’opposizione ma non dimentica la battaglia in favore del poliambulatorio. Si aggira intorno alla struttura, telefono in mano, e chiede notizie, novità, soluzioni: «Non riesco a darmi pace per questo sconcio», dice con rabbia. Ieri mattina ha scritto una lettera-appello al governatore De Luca, al sindaco Manfredi e alla Asl: «Apprendo con rammarico che il poliambulatorio di Pianura non è stato inserito tra i progetti del Pnrr destinati al fronte della sanità. Mi permetto umilmente con gratitudine ed entusiasmo di candidarlo io per l’ottenimento di fondi. Questa, per il territorio di Pianura, è l’ultima occasione di un vero e grande riscatto, è l’ultima chance per aiutare il nostro quartiere di periferia a diventare finalmente vivibile e funzionale... Sicuro di un vostro benevolo e celere accoglimento porgo ringraziamenti e deferenti ossequi». Niente polemiche, niente rabbia, nessuna tensione, solo la richiesta di attenzione di fronte a uno scandalo di proporzioni enormi.

Il cantiere del poliambulatorio è rimasto per lungo tempo, aperto e a disposizione di disperati e gente di malaffare. I bambini ci andavano a giocare per la disperazione di genitori impauriti. Dopo mille richieste, gli accessi alla struttura sono stati murati. Ma i disperati hanno aperto un piccolo varco e continuano ad entrarci.

Video

Il viaggio all’interno della struttura è una via Crucis fra macerie e brandelli di vite trascorse all’addiaccio (sul nostro sito, ilmattino.it, troverete foto e video dall’interno del cantiere abbandonato). Percorrere quei corridoi spogli e già ricoperti da piccoli e grandi crolli è un colpo al cuore, incontrare poltrone e coperte usate per dormire è doloroso, imbattersi nelle discariche di materiale d’ogni genere che i delinquenti dell’immondizia hanno gettato lì dentro provoca accessi di rabbia.

Di recente qualcuno ha accumulato, di fianco al muro di protezione, una montagna di pneumatici usati e ha appiccato il fuoco. È solo l’ultimo sfregio, l’ultimo schiaffo alla città, a Pianura.

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