Napoli, Posillipo senza più verde: addio ai pini da cartolina

Napoli, Posillipo senza più verde: addio ai pini da cartolina
di Paolo Barbuto
Lunedì 25 Novembre 2019, 23:00 - Ultimo agg. 26 Novembre, 10:12
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Se avete tempo e voglia provate a seguire lo stesso percorso che ieri abbiamo seguito noi: partite dalla base di viale Virgilio, giunti in cima svoltate lungo via Tito Lucrezio Caro, percorretela tutta, poi risalite via Boccaccio e tornate al punto di partenza. In totale avrete percorso tre chilometri e lungo la vostra strada avrete contato 230 alberi abbattuti: 99 eliminati dalla strada del Virgiliano, 101 sulla discesa panoramica di via Tito Lucrezio Caro e 30 lungo via Boccaccio.

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IL DISBOSCAMENTO
Basterebbero solo questi numeri per descrivere il disboscamento di Posillipo, ma c’è dell’altro. Negli ultimi due giorni sono stati tranciati dieci alberi a via Petrarca, nel passato recente hanno buttato giù un’altra cinquantina di tronchi fra via Manzoni e le altre strade del quartiere. Il conto complessivo è prossimo alle trecento unità, una cifra che spiega perché Posillipo non è più collina del verde. Situazioni analoghe, lo sappiamo, esistono anche in tanti altri quartieri di Napoli devastati dalle tempeste di vento e dalla mancata manutenzione, costretti, come Posillipo, a rinunciare a brandelli di verde sacrificati sull’altare dell’abbandono. Conosciamo la situazione della città ma partiamo da Posillipo perché, in questo momento, rappresenta il simbolo dello scempio del verde napoletano.

I RIMEDI
Nel momento delle emergenze chi amministra la città promette interventi rapidi e risolutivi, poi le emergenze si allontanano e con esse s’allontanano pure gli interventi rapidi. Risale a poco meno di un anno fa la trionfale uscita di Palazzo San Giacomo sul tema del verde ritrovato: «il Comune ha ottenuto un finanziamento da cinque milioni e mezzo da parte della Città Metropolitana per un progetto di ripiantumazione del verde perduto», il comunicato ufficiale dell’Amministrazione è datato 19 dicembre 2018. Qualcuno di voi lettori ha visto squadre di giardinieri in campo per risistemare gli alberi nel luogo dov’erano stati segati via? Non scervellatevi, non li avete visti, non potete averli visti perché il progetto annunciato con vigore a dicembre del 2018 non è ancora partito.
Per ottenere il finanziamento dalla ex Provincia era stato presentato un programma di gran valore: in totale - scrisse il Comune, si prevede di piantare circa 5600 alberi (di cui 2800 per sostituire quelli abbattuti) e 2.000 arbusti, realizzando un incremento del patrimonio arboreo cittadino attuale (stimato in circa 40.000 alberi) del 7%, contribuendo così al miglioramento della qualità della vita dei cittadini.
 

 

IL PERICOLO
Se prendiamo per buono il numero dei 40mila alberi fornito dall’Amministrazione l’anno passato, dobbiamo iniziare a preoccuparci, perché un censimento parziale (riferito solo a 28mila alberi), presenta una situazione di estrema preoccupazione. Secondo quel report più di diecimila alberi in città rientrano in una classe di rischio; significa che il 25 per cento dei tronchi presentano una situazione non confortante. C’è, poi, la porzione dedicata agli alberi considerati a rischio immediato che mette i brividi: secondo quel resoconto sarebbero 1.704 gli alberi talmente malridotti da rischiare il crollo da un momento all’altro, tanto da considerarne l’abbattimento immediato. Anche il resoconto si riferisce allo scorso anno, chissà se, nel frattempo, qualcuno s’è mosso per eliminare il pericolo che incombe sulle nostre teste.

LA SOLUZIONE
Per imprimere una svolta alla questione del verde cittadino malmesso e disperato, bisognerebbe portare energie all’assessorato che se ne occupa e che, da una manciata di giorni, è finito sulle spalle di Luigi Felaco. Chi l’ha preceduto su quella poltrona è stato costretto a fare i salti mortali per garantire un minimo di decenza al servizio. Dovete sapere che abbattere un albero costa più o meno 500 euro e che l’assessorato al verde disponeva fino allo scorso anno (ultimo dato ufficiale disponibile) di meno di centomila euro all’anno con una capacità massima di spesa tale da permettere l’abbattimento di massimo 180 alberi ogni anno. Per buttare giù i 1.700 alberi pericolosi, secondo questi numeri, occorrerebbero quasi nove anni. Se la procedura fosse iniziata l’anno passato, come auspichiamo, l’ultimo albero pericolante dovrebbe essere abbattuto nel 2027. Decisamente troppo. 
Però s’è deciso di imprimere un’accelerata alla questione ottenendo i fondi alla Provincia e chiedendo l’assunzione di almeno quattro nuovi agronomi.

GLI AGRONOMI
Un primo bando per l’assunzione a tempo indeterminato è andato deserto: nessuno ha voluto fare l’agronomo per il Comune di Napoli. Ne è stato fatto un altro, con assunzione a tempo determinato che scadrà quando l’attuale sindaco andrà via: le candidature saranno accettate fino agli inizi di dicembre. Chissà se qualcuno si farà vivo, così, magari, si potrà anche iniziare a usare i 5 milioni per i nuovi alberi, che sono già stati incassati un anno fa e non ancora utilizzati.

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