Scudetto al Napoli: dalle zeppole alle bandiere, ​la città si veste d'azzurro

Magliette, bandiere e gigantografie dei calciatori: e i presepisti si preparano a sfornare nuovi pastori

A Napoli è febbre da scudetto
A Napoli è febbre da scudetto
di Marilicia Salvia
Domenica 12 Marzo 2023, 00:00 - Ultimo agg. 13 Marzo, 07:30
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Dalla pizza al dessert, il sogno azzurro è servito. D’altronde, che colpa ne abbiamo se la Margherita l’hanno inventata così, bianca rossa e verde come il tricolore che a ogni fine settimana si avvicina sempre più. Ogni riferimento non è puramente casuale, se il trionfo di mozzarella, pomodoro e basilico poggiato sull’impasto viene consegnato dentro cartoni su cui c’è scritto che “la capolista se ne va”. Ci fosse da assegnare lo scudetto dell’originalità, parecchi punti andrebbero di diritto al panificio-pizzeria Foorn, punti vendita a Mariglianella e Soccavo, e al suo packaging ispirato ai colori del Napoli e a quel numero 10 che in tempi di sospiri e di speranze sarebbe da matti non evocare.

Aggiungi un posto a tavola, che abbiamo tre punti in più, e chi se ne frega se non possiamo ancora pronunciarla in modo chiaro, quella parola lì: l’importante è farsi trovare pronti, e a San Gregorio Armeno i maestri pastorai stanno già facendo scorte dei colori adatti, basterà una notte per dipingere i triangolini sulle magliette degli Osi e degli Khvicha sempre più numerosi in magazzino.

E che intanto vanno via come il pane, insieme ai cornetti rossi che i turisti in arrivo da ogni angolo del mondo comprano lasciandosi allegramente contagiare, non è vero ma ci credo, good luck, la capolista se ne va.

È tutta azzurra la città della squadra che ha battuto in scioltezza pure la Dea, e anche se non si dovrebbe che volete, la tentazione è forte e allora tra le bancarelle registrano un boom pure le vendite della bandiera più antiscaramantica di tutte, quella con sopra lo scudettone numero 3 e che ormai senza ritegno, senza paura sventola nel cielo dei vicoli, appesa sul filo dei panni che nessuna donna di casa stende più. Su quei fili, come in una danza, si muovono al vento dieci magliette azzurre e una color fucsia, il fischio d’inizio lo hanno dato a Santa Lucia, da lì è partita la ola e da Meret a Osimhen ora la formazione volante la si può trovare ovunque, basta cercarla, ai Quartieri Spagnoli, a Forcella, alla Sanità.

La costruzione scenica dei calciatori sagomati a grandezza naturale sulle scale di Cariati è stata insomma solo l’inizio, poi è arrivata la facciata del palazzo in zona Ferrovia diventata una maxipagina dell’album di figurine Panini, e chissà che cos’altro ci aspetta, da qui al grande giorno, quale invenzione della macchina di meraviglie rimasta ferma ai box per trentatre anni, tanti, troppi, eppure sveglia e reattiva come i suoi fuoriclasse: magari un po’ scarsa in grammatica, quello sì, quando si tratta di mettere (o non mettere) gli accenti giusti sulle frasi nelle nuvolette, ma resta il fatto che il cartellone che ritrae Massimo Troisi e Diego Maradona sotto il titolo “Scusate il ritardo” e sopra una fascia con tre scudetti e la scritta “Non ci resta che piangere, di gioia” è tra quelli più fotografati dai turisti che affollano i Quartieri.

È solo l’inizio, assicurano i venditori ambulanti spuntati ovunque, a Napoli e in provincia, in centro e in periferia, sui marciapiedi e sui muretti, e in certe strade sistemati per decine di metri, come al mercato. Vendono merce falsa, prodotta e distribuita attraverso i soliti canali illegali, inutile illudersi. «Ma quale falso, questa è tutta roba originale: il Napoli non l’ha ancora neanche prodotte queste magliette, le facciamo solo noi», dice Antonio, venditore-sbandieratore in via Marina, e non capisci se è una battuta o se ci crede davvero. In ogni caso i prezzi sembrano aver raggiunto una certa stabilità: le bandiere costano dai 5 ai 25 euro a seconda della grandezza, le magliette con le facce dei calciatori si comprano con 15 euro, stesso prezzo per le t-shirt con lo scudetto. Poi ci sono le mascherine di Osimhen, in vendita per 5 euro.

Ma ora che è passato Carnevale, e pure la Festa della donna celebrata con le Mimoshimen, conviene forse portarselo a casa in versione dolce, un po’ di Osi: dopo la torta inventata da Giuseppe e Salvo Mellone della pasticceria Fresco Forno a Chiaiano, ormai richiestissima e imitatissima, è arrivata l’Osizeppola della pasticceria Delight al Vomero, impasto al cacao su cui la crema gialla stacca benissimo. E visto che siamo in Quaresima, nessun problema: per i giorni di magro c’è Osi in versione pesce azzurro, lo vende la pescheria di via Palucci a Pianura. In attesa di Pasqua: sull’uovo fondente o al latte un pasticciere di Sant’Anastasia propone il crumble al limone. Ma è chiaro che arrivati ad aprile quel che conta è solo la sorpresa.

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