Napoli, lasciano i presidi dei licei Umberto e Vico: 7 caselle da riempire alle superiori

Antonelli e Paisio in pensione anticipata. Attesa per la decisione del Tar sull'accorpamento Baracca-De Amicis

Maria Clotilde Paisio e Carlo Antonelli
Maria Clotilde Paisio e Carlo Antonelli
di Mariagiovanna Capone
Martedì 4 Aprile 2023, 23:43 - Ultimo agg. 6 Aprile, 07:27
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I licei Umberto I e Vico perdono i loro dirigenti scolastici. Carlo Antonelli e Maria Clotilde Paisio hanno infatti deciso di anticipare il collocamento a riposo di qualche anno, e andranno in pensione dal primo settembre. Diventano quindi sette le caselle delle scuole superiori di secondo grado di Napoli che l’Ufficio scolastico regionale per la Campania dovrà coprire per il prossimo anno scolastico.

C’è poi una grossa tegola all’orizzonte per l’Usr: tra pochi giorni si saprà il parere del Tribunale Amministrativo Regionale sulla questione dell’accorpamento dell’Istituto comprensivo Baracca-Vittorio Emanuele al circolo didattico De Amicis. A metà marzo è stato presentato un ricorso firmato da 148 persone per annullare l’accorpamento.

Tra le varie motivazioni, la più pesante dal punto di vista legale è la delibera della Giunta del Comune di Napoli ritenuta illegittima, perché siglata ben 7 giorni dopo la delibera di Giunta regionale già approvata e successivamente aggiornata. Le possibilità di una vittoria da parte dei ricorrenti sono molto alte.

Per l’Usr è iniziata la ricerca di due dirigenti all’altezza per guidare gli storici licei Umberto I e Vico, un impegno non da poco visti gli ulteriori cinque pensionamenti nelle scuole superiori di secondo grado a Napoli. Carlo Antonelli è dirigente dell’Umberto dal 2015/16, mentre Maria Clotilde Paisio guida il Vico dal 2009/10. A sostituire Antonelli allo storico liceo di Chiaia molto probabilmente sarà una donna di consolidata formazione classica e dal profondo impegno sociale, quasi sicuramente proveniente dall’area Nord. Per il Vico, invece, l’Usr punterebbe su una dirigente giovane e di formazione più internazionale. 

Le proteste di famiglie e personale scolastico sono diventate un ricorso al Tar. Ci sono voluti due mesi per preparare l’istanza, presentata da 148 tra genitori di alunni, personale docente e Ata del De Amicis. Le 45 pagine consegnate il 14 marzo contengono un’attenta analisi dei vari motivi per cui l’accorpamento non solo non dovrebbe avvenire, ma non può. Agli avvocati non sono sfuggite le date delle delibere, e gli iter da seguire per definire un accorpamento. In particolare la delibera di Giunta comunale numero 535 del 20 dicembre è stata emessa 7 giorni dopo quella di Giunta regionale numero 690 del 13 dicembre. Da non sottovalutare poi l’errore del Comune di Napoli nel non aver attivato la «concertazione territoriale» con le istituzioni scolastiche, Città metropolitana, l’ambito provinciale, la direzione scolastica regionale, Regione e sindacati. Ossia l’iter per le proposte di dimensionamento della rete scolastica regionale non ha seguito un processo condiviso ma è stato individuale.

A destare forti perplessità sono anche i contenuti dei Ptof (Piano Triennale dell’Offerta Formativa) di ciascuna scuola assai differenti «con pratiche inclusive adatte alle realtà territoriali presenti». Al De Amicis ci sono 1.150 alunni con un’elevata percentuale di disabili e con un aumento considerevole di stranieri. Al Baracca, invece, è presente un’alta percentuale di dispersione scolastica e devianza minorile, derivante «dal particolare sub-strato economico e sociale caratterizzato da marginalità sociale e da una forte presenza di micro e macrocriminalità» (Ptof 2022/2025). I timori delle famiglie del De Amicis riguardano la possibile redistribuzione degli studenti tra i vari plessi. Al Baracca ci sono circa 600 alunni, è sottodimensionato e ciò ne ha determinato la possibilità di un accorpamento, quindi i nuovi iscritti al De Amicis potrebbero andare tutti nei plessi della scuola dei Quartieri Spagnoli e percorrere distanze notevoli.
 

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