Napoli, ucciso durante la festa scudetto: vedette e telecamere per “blindare” il Borgo

Tensione dopo il raid di piazza Carlo III, ronde notturne contro i killer dei rivali

Il Borgo Sant'Antonio Abate
Il Borgo Sant'Antonio Abate
di Giuseppe Crimaldi
Venerdì 12 Maggio 2023, 23:45 - Ultimo agg. 13 Maggio, 15:37
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Le ronde sugli scooter, giovani a fare da sentinelle ai crocicchi e sotto le case dei ras, impianti di videosorveglianza spuntati come funghi. Non si entra e non si esce dal quadrilatero del Borgo Sant’Antonio Abate e lungo le traverse tagliate al di qua e al di là del corso Garibaldi, teatro dell’ultimo omicidio di camorra consumato la notte della grande festa scudetto del Napoli.
Da giorni tira una brutta aria: e una serie di segnali coincisi anche con alcuni arresti di persone armate hanno indotto polizia e carabinieri a rinforzare i dispositivi di controllo del territorio nel quartiere Vicaria. A determinare questo clima di tensione è stata l’uccisione di Vincenzo Costanzo, freddato da un commando di killer mentre - in compagnia della fidanzata e di alcuni amici - si era spostato da Ponticelli al centro storico di Napoli per godersi i caroselli di giubilo quando la certezza matematica della classifica di serie A aveva incoronato gli azzurri di Spalletti campioni d’Italia.

Un omicidio decretato a Ponticelli, ma commesso in una zona che è il regno del clan Contini, leggi Alleanza di Secondigliano. Ora tra il Borgo e la zona che da piazza Carlo III va verso l’Arenaccia e Capodichino si temono nuovi raid. Le prove? Due brillanti operazioni eseguite nelle ultime ore dalle forze dell’ordine proprio nelle ore successive all’omicidio di Costanzo. Esattamente 24 ore dopo quel raid, la Polizia di Stato intercetta e arresta dopo un inseguimento due giovani di Ponticelli che poco prima avevano compito una stesa proprio in piazza Volturno, dove era stato assassinato il 26enne del clan D’Amico: si scoprirà poi che i due - il 23enne Gaetano Maranzino, calciatore dilettante con un passato nelle giovanili dell’Inter - sono i cugini di Vincenzo Costanzo. Chiaro l’intento di quel raid: penetrare la roccaforte del clan Contini, all’interno della quale qualcuno aveva forse dato il consenso per ammazzare Ciculì.

Secondo episodio. A distanza di poche ore dopo al duplice arresto, sempre gli uomini della Questura intercettano nella zona di Porta Nolana i presunti autori di una nuova scorreria armata, con otto colpi di pistola esplosi in aria in via del Carmine; ai poliziotti giunge anche la segnalazione di un gruppo di giovani armati che si sono appena introdotti in un palazzo di via Chioccarelli, ed è qui che vengono scoperti, disarmati e arrestati, sul terrazzo dello stabile: finiscono in carcere cinque persone di età compresa tra i 26 e i 38 anni, mentre un 16enne che pure faceva parte del commando viene denunciato.

Due episodi che delineano quanto siano tesi e a fior di pelle i nervi dei boss, degli affiliati e dei gregari nella zona della Vicaria.

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Ma che cosa sta succedendo? Quali dinamiche criminali stanno orientando questa nuova ondata di sangue in città? Sono in corso - questo emerge dalle analisi degli inquirenti - riposizionamenti nell’ambito dei due cartelli criminali che si contendono il predominio del territorio: i Mazzarella da un lato e l’Alleanza dall’altro.

Sull’omicidio di Costanzo indagano i carabinieri del comando provinciale, coordinati dalla Dda. E sempre i carabinieri furono gli artefici di un importantissimo successo investigativo: quello che portò - grazie a una “cimice” posizionata in casa del boss - al fermo, poi convalidato in arresto, di tre pezzi da novanta del clan Mazzarella: Ciro e Michele Mazzarella, e Salvatore Barile. È importante ripercorrere le linee portanti di quella indagine (alla quale contribuì anche la Squdra Mobile partenopea), perché da quelle carte emerge una raffinatissima strategia criminale del gruppo che si oppone all’Alleanza di Secondigliano. 

Ore e ore di conversazioni segrete tra i leader del gruppo egemone nella zona di San Giovanni a Teduccio e parte del centro storico (a cominciare dal Mercato), uno dei clan più temibili a Napoli, nel quale si disegna una strategia che punta a creare nuovi focolai di scontri, nuove faide di camorra come mero diversivo per dividere e dominare. Da un lato emerge l’ossessione di Barile, che teme un’eventuale scarcerazione di patrizio Bosti possa determinare un rischio per la sua stessa vita; dall’altro l’intento di scalzare i de Luca Bossa di Ponticelli dalla zona del Mercato. Nasce così l’idea di scatenare in modo pretestuoso la faida nella zona orientale. E a seguito di quei nuovi focolai di violenza, oggi, i gruppi che si vedono emarginati e messi all’angolo si starebbero riposizionando, stravoolgendo anche le vecchie alleanze.

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