Napoli, Villa Livia depredata: domiciliari di «lusso» all’ex custode infedele

Napoli, Villa Livia depredata: domiciliari di «lusso» all’ex custode infedele
di Paolo Barbuto
Sabato 8 Maggio 2021, 23:48 - Ultimo agg. 9 Maggio, 19:37
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Questo è il racconto di una vicenda che supera il limite della fantasia: la custode di una villa storica viene condannata in primo grado per alcuni furti commessi all’interno di quella villa, le vengono concessi i domiciliari che sconta proprio all’interno di quella stessa struttura. La conseguenza è che i proprietari non possono più accedere e la villa va lentamente verso il degrado.

«Villa Livia ha bisogno urgente di manutenzione perché da troppo tempo è lasciata in abbandono, noi per entrare, di volta in volta, dobbiamo chiedere, secondo le norme, il permesso del magistrato perché, praticamente, entriamo in un ambiente nel quale c’è una persona ai domiciliari. Alla fine diventa troppo difficile entrare, e siamo ancora in attesa che venga eseguito lo sfratto della donna che è diventato esecutivo già dallo scorso dicembre», lo sfogo è di Paolo Iorio, direttore del Museo Filangieri che detiene la proprietà di villa Livia al parco Grifeo, residenza antica e storica, celebrata al cinema e in tv e finita al centro di una storiaccia di furti.


La vicenda viene a galla nel 2018 quando Paolo Iorio diventa direttore del Museo Filangieri e decide di effettuare un monitoraggio delle opere custodite nella villa. Si scopre che mancano 78 capolavori e, tra questi, 22 dipinti di scuola napoletana del Settecento e dell’Ottocento, 15 sculture in bronzo, marmi, maioliche e argenti, furti che si sommano ad altri 33 ammanchi perpetrati negli anni precedenti e mai denunciati fino a quel momento.

Alla denuncia seguono indagini che si concentrano sulla custode, Maria Grazia Mazzarella, che viene processata, giudicata colpevole in primo grado e condannata, nel luglio del 2020, a tre anni e otto mesi di reclusione.

Le vengono concessi i domiciliari, e siccome il suo domicilio, da custode della struttura, è proprio a Villa Livia, lei resta lì dentro.

Il Museo si muove subito per ottenere lo sfratto. La procedura avanza spedita e, all’inizio di dicembre dello scorso anno, arriva l’esecuzione, la custode deve andare via.

Quando il funzionario del tribunale si presenta alla porta di Villa Livia per invitarla ad uscire definitivamente, però, Maria Grazia Mazzarella spiega di essere ristretta ai domiciliari e di non avere avuto il tempo per trovare una nuova sistemazione, così ottiene una proroga al 28 di maggio del 2021, cioè fra un paio di settimane.

Dai giorni del processo Villa Livia è rimasta abbandonata al proprio destino. Le opere che hanno resistito al saccheggio, saggiamente, proprio mentre erano in corso le indagini, sono state portate al Museo Filangieri con un’operazione di salvataggio alla quale ha contribuito fortemente anche l’avvocato Riccardo Imperiali di Francavilla, uno degli eredi Filangieri e componente del Consiglio di Vigilanza del Museo. Nelle sale del Filangieri la scorsa estate è stata anche allestita una mostra con alcuni dei reperti «tratti in salvo», tra cui quadri del Seicento e Settecento napoletano del fiammingo Abraham Brueghel del pittore-incisore Costanzo Angelini, Peter Roos e altri autori della scuola di Giordano, ma anche porcellane, ceramiche, mobili della stessa epoca. 

L’immobile, però, non ha potuto ricevere la manutenzione della quale necessitava e oggi inizia a mostrare segni di cedimento e abbandono che, se non fermati in tempo, potrebbero comprometterne l’antica bellezza: «Ecco perché è urgente che questa vicenda arrivi a conclusione. Dobbiamo avere la piena libertà di accesso a Villa Livia perché dobbiamo prendercene cura e provvedere anche a un immediato rilancio - spiega con enfasi Paolo Iorio - quel luogo deve tornare ad essere un punto di riferimento di arte e di cultura per l’intera città di Napoli, non può ulteriormente rimanere prigioniero di una vicenda che già ne ha segnato la sorte. Noi siamo certi che alla fine del mese la vita di Villa Livia potrà finalmente ricominciare laddove è stata interrotta».

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