Informazione, i direttori e l’appello del Papa: «Prima i fatti, così si battono le fake news»

Informazione, i direttori e l’appello del Papa: «Prima i fatti, così si battono le fake news»
di Lorenzo De Cicco
Martedì 11 Dicembre 2018, 00:05 - Ultimo agg. 12:08
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«Parole sante, d’altronde le ha dette il Papa...», scherza (ma mica tanto), il direttore del Tg5, Clemente Mimun. «La virtù del giornalista è la concretezza, il fatto, non il riferito, spiegare le cose senza esagerazioni», ha detto Francesco sabato scorso nella storica visita al Messaggero, riaffermando, in un periodo in cui non va di moda, la centralità e l’importanza del fare informazione. «Vediamo chi avrà il coraggio di metterlo in dubbio, ora che arriva da questo pulpito - ragiona sempre Mimun - Perché un conto è se lo dicono i giornalisti, un altro è se lo dice il Papa. Chi tocca l’informazione, in generale, va sempre combattuto». E di questi tempi sono in parecchi a bersagliare i media tradizionali; persino chi ha incarichi istituzionali di prim’ordine, quando si parla di giornalisti, perde l’aplomb che converrebbe al ruolo.

GLI ATTACCHI
«Quanto detto dal Papa è importantissimo per chi fa il giornalista», è convinto Luciano Fontana, direttore del Corriere della Sera: «C’è l’essenza del mestiere: l’indipendenza, il pluralismo, lo spirito critico che è fondamentale per la vita civile e sociale di una comunità. Senza un’informazione oggettiva il Paese perde le sue coordinate, il dibattito pubblico diventa rissa, credo che il Papa abbia colto questo messaggio». Il rapporto tra politica e giornali, sostiene Fontana, è sempre stato complicato, non è cosa nuova. «Il politico cerca di veicolare un’informazione confacente ai propri interessi». Qualcosa però è cambiato, in questa Terza Repubblica fondata (anche) sul livore delle tastiere. «La nuova classe politica - dice il direttore del Corriere - vorrebbe far passare il principio che l’informazione sia inutile, che la sua scomparsa, in fondo, sarebbe quasi positiva. Teoria molto pericolosa, perché i blog o i social non potranno mai sostituire il lavoro paziente di ricerca e selezione delle notizie. Credo che i cittadini se ne stiano accorgendo, il clima sta cambiando».

Anche il giornalismo - o meglio, qualche giornalista - ha le sue colpe, a sentire Gennaro Sangiuliano, direttore del Tg2: «Certi media hanno la propensione a cercare il sensazionalismo a ogni costo. Il Papa nella visita al Messaggero, che storicamente è un quotidiano di grande impegno civile, ha richiamato il valore della correttezza delle informazioni. Un’esortazione agli operatori: restate ancorati ai fatti, senza inseguire quelle che lui, altre volte, ha chiamato maldicenze. Un termine che significa più di quel che sembra».

AL RITMO DEI SOCIAL
«Abbiamo un’arma, le domande, e un nemico, la velocità», riflette Giuseppe Carboni, direttore del Tg1. La velocità sarebbe quella della tecnologia, «il flusso continuo di aggiornamenti, la disintermediazione dei politici che comunicano su Twitter e sui social. È un tema centrale, perché con questa velocità bisogna convivere, fare delle scelte». Ma c’è una bussola per orientarsi: «I fatti, sempre separati dalle interpretazioni, come ha detto Papa Francesco - rimarca Carboni - È anche la logica del mio telegiornale». Poi ci sono le armi, anzi l’arma di cui si diceva: «Le domande. Farle sempre e se non basta la prima, farne una seconda e poi una terza». Non facile, in un periodo in cui tanti politici pretendono il comfort dell’intervista via mail... «Io questo problema non lo vivo, lavorando in tv - spiega il direttore del tiggì dell’ammiraglia Rai - Ma so una cosa: se si riducono le domande, diventiamo comunicatori. Dobbiamo far di tutto per non sbagliare, perché se sbagliamo noi giornalisti, qualcuno che ascolta, o che legge, si formerà un’opinione sbagliata».

CONTROLLI ANTI-BUFALE
Potere delle bufale, altrimenti dette fake news. «Ma in genere non le scrivono i giornali, nascono sul web e lì viaggiano a una velocità incontrollata», rileva Barbara Palombelli, poco prima di andare in onda col suo Stasera Italia, su Rete 4. «A volte si gonfiano e diventano leggende metropolitane, non risparmiano nessuno, dalla Boldrini a Salvini, per non dire dei troll che hanno attaccato Mattarella. Le parole del Papa in questo senso sono importanti, la verità è che la grande stampa controlla ancora le notizie, i giornali dicono “abbiamo sbagliato”, altrimenti si querela e ci sono i tribunali. La rete invece è un far west, speriamo che qualche autorità si svegli».
Più forte di qualsiasi garante, però, è il messaggio del Pontefice. «Un messaggio che arriva a milioni, anzi miliardi di persone», sottolinea il direttore dell’Ansa, Luigi Contu. «In tanti ora avranno l’opportunità di riflettere sull’importanza dell’informazione». Parole che rinfrancano anche chi è del mestiere. «Ci danno forza e convinzione per continuare a fare questo lavoro giorno dopo giorno».

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