Nuovo prefetto di Napoli, il toto-nomi: scontro Pd-M5S

Nuovo prefetto di Napoli, il toto-nomi: scontro Pd-M5S
di Antonello Velardi
Domenica 5 Gennaio 2020, 00:00 - Ultimo agg. 21:21
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C’è una nuova materia di scontro all’interno del governo, una materia che sembra marginale e che resta al momento sottotraccia. È la nomina del nuovo prefetto di Napoli. Una designazione che doveva essere routinaria ed è invece diventata un caso, l’ennesimo a Palazzo Chigi, perché non si riesce a trovare la quadra sul nome del nuovo rappresentante del governo nella terza città d’Italia. Al momento, la prefettura è in sede vacante: andata via per raggiunti limiti di età Carmela Pagano, gli uffici di piazza Plebiscito sono retti dal vicario. Non è la prima volta che capita (famoso il precedente di Milano), ma il vuoto non sta passando inosservato. Eppure non si tratta di un normale avvicendamento, nel senso che l’uscita della prefetta era ampiamente annunciato: anzi, alla dottoressa Pagano era stata data una proroga di alcuni mesi pur avendo raggiunto i limiti di età, essendo capitata in un momento di svuotamento dei ruoli per la contemporanea pensione di diversi prefetti di prima classe.

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La partita è tutta politica. Con un particolare: il Viminale è attualmente guidato non da un politico, ma da un ex prefetto che conosce benissimo l’ambiente anche perché per anni lo ha governato nel ruolo di capo gabinetto. Il ministro Luciana Lamorgese è intenzionata a fare una scelta di alto profilo, optando per un prefetto che sia autorevole e non abbia una connotazione politica. Il ministro ha pensato all’attuale capo di gabinetto Matteo Piantedosi che ha conservato la stessa funzione esercitata con Matteo Salvini. Ma un eventuale trasferimento potrebbe essere letto proprio come una scelta politica e, in questa fase, appare più prudente evitare che una nomina diventi un casus belli irritando l’opposizione. Questa, peraltro, è anche l’indicazione che arriva dal Quirinale, molto attento alla realtà napoletana e, per tal motivo, costantemente informato dalla Lamorgese che con l’entourage di Mattarella ha un filo diretto. 

Il titolare del Viminale ha nella sua rosa di nomi anche l’attuale capo ufficio legislativo del ministero, Marco Valentini, prefetto di prima classe, tecnico molto apprezzato, autorevole figura di garanzia, ma proprio per questo molto utile nell’organigramma centrale alle dirette dipendenze del ministro. Un terzo nome potrebbe essere quello di un prefetto di provenienza della Polizia e, qui, facendo i calcoli dell’età e considerando i ruoli, potrebbe toccare a Vittorio Rizzi, vice capo della Polizia, con una consolidata esperienza alle spalle, molto apprezzato e con un buon pezzo di carriera ancora davanti a sé. 

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Poi ci sono i nomi sponsorizzati dalla politica. Su questo fronte il più attivo è il Pd, in particolare quello barese, che spinge per l’attuale prefetto di Caserta Raffaele Ruberto, già legato al ministro Graziano Delrio e ora in particolare al ministro Francesco Boccia. Questo attivismo si scontra contro il muro dell’ala Cinquestelle al governo. La scelta di un prefetto non può prescindere dal gradimento dei maggiori rappresentanti istituzionali locali. E napoletani sono la terza carica dello Stato, il presidente della Camera Roberto Fico, i ministri pentastellati Luigi Di Maio, Sergio Costa e Vincenzo Spadafora. Quest’ultimo, in particolare, è il referente grillino sul fronte degli apparati istituzionali e fa da intercapedine con il Pd.

In ogni caso, i Cinque Stelle non ci stanno a consegnare la prefettura di Napoli ad un esponente di un’altra fazione politica. E al momento non tocca ancora palla il nuovo ministro napoletano Gaetano Manfredi, fuori da questa partita. Ha perso definitivamente quota l’ipotesi di un parcheggio a Napoli dell’attuale direttore del Dis, Gennaro Vecchione, finito in un cono d’ombra dopo le ultime vicende con gli americani: gode della sola tutela del premier Giuseppe Conte di cui è considerato un fedelissimo esecutore. E ha perso quota anche il nome di Silvana Riccio, già a Napoli in vari ruoli, scartata perché non gradita al sindaco Luigi de Magistris con il quale ha avuto, come è noto, un fortissimo scontro negli anni scorsi. Da qui lo stallo e la conseguente vacanza al vertice degli uffici di piazza Plebiscito. Una partita aperta, legata alla debolezza del governo. Che potrebbe restare tale ancora per lungo tempo ma che il Quirinale in particolare vuole che si chiuda al più presto.
 

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