Se lo stadio Maradona è troppo scomodo

di Francesco De Luca
Martedì 2 Novembre 2021, 23:50 - Ultimo agg. 3 Novembre, 06:00
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Perché la prima squadra in classifica ha una media di soli 23mila spettatori a partita? È il prezzo dei biglietti, inferiore a quello di altre piazze di serie A ma comunque non popolare, a condizionare l’afflusso del pubblico al Maradona per seguire il Napoli? Questo dato è vicino all’ultima stagione interamente a porte aperte (media 26mila nel campionato 2018-2019) ma nettamente più basso rispetto all’anno in cui con Sarri in panchina per l’ultima volta si lottò per lo scudetto: media 43mila nel torneo 2017-2018. La questione non è esclusivamente riconducibile al costo dei tagliandi. Deve riguardare anche la fruibilità dello stadio. È stato ristrutturato nell’estate 2019 per le Universiadi e all’interno la situazione è effettivamente migliorata: non è più quel “cesso” di cui De Laurentiis si vergognava.

Ma fuori no ed ecco il punto su cui il Calcio Napoli e le istituzioni devono confrontarsi nell’interesse della tifoseria. Due le noti dolenti: i mezzi di trasporto e le aree di parcheggio. In occasione delle partite notturne sono puntuali le lamentele dei tifosi che non trovano mezzi disponibili per il rientro a casa e la questione va una volta per tutte risolta, possibilmente senza uno scaricabarile. E poi i parcheggi. Vi è un’invasione di parcheggiatori abusivi nelle strade di Fuorigrotta, non solo per le partite di cartello, ed ecco perché è auspicabile che il sindaco Manfredi e De Laurentiis trovino il modo di aprire finalmente le aree sotterranee dell’impianto, mai utilizzate dopo il Mondiale, per recuperare posti auto. Se mancano questi servizi, se è complicato per tali ragioni raggiungere lo stadio, è difficile resistere alla tentazione di restare a casa per vedere la partita in tv. La passione prima si misurava allo stadio e il San Paolo, non solo ai tempi di Diego, era puntualmente strapieno: da quasi trent’anni non è più così, ci sono le dirette televisive a pagamento.

Si è aperto un dibattito sull’assenza dei gruppi del tifo organizzato, gli ultrà di Curva A e Curva B, per ragioni “ideologiche” (la mancanza di una standing zone dove tifare senza essere seduti), animato anche dal neo assessore comunale Edoardo Cosenza, che di quei settori popolari è abituale frequentatore. Ma è a nostro avviso un falso problema perché il numero degli ultrà è limitato a poche migliaia e peraltro il club di De Laurentiis neanche ne sollecita la presenza.

L’atteggiamento della Questura resta fermo: bisogna rispettare i regolamenti e nella stagione 2019-2020, prima che lo stadio venisse chiuso, vi sono state sanzioni per chi non rispettava il posto assegnato. Ha avuto magari un’incidenza superiore la mancata vendita di abbonamenti. Nel post-pandemia, con presenze allo stadio oscillabili, il Napoli e quasi tutti i club di serie A non se la sono sentita di aprire la campagna.

Un’idea per aumentare l’afflusso degli spettatori può essere il lancio di tessere per un numero limitato di gare a un prezzo ragionevole perché vanno rispettati i criteri del Napoli sui prezzi (e d’altra parte lo stadio semivuoto non piace ad alcun dirigente al mondo) ma anche considerate le difficoltà economiche di una parte della tifoseria. Un’altra idea può essere riproporre, come accadeva tanti anni fa, un differente prezzo per anello superiore e anello inferiore dei settori perché le zone basse del Maradona sono praticamente deserte. Se un biglietto di Distinti costa 50 euro, si può ridurre a 25-30 per l’anello inferiore.

A prescindere dall’intervallo pandemico, l’ex San Paolo non è da tempo una fossa dei leoni che condiziona gli avversari. Anni fa De Laurentiis aveva suggerito di togliere la pista d’atletica per eliminare la distanza tra campo e spalti, però non vi sarebbe stata in città una struttura per le altre attività sportive. All’Arechi di Salerno domenica scorsa gli azzurri di Spalletti hanno dovuto giocare più “contro” i tifosi della Salernitana attaccati al terreno di gioco che contro i granata. Se il 23 maggio, domenica in cui il Napoli di Gattuso pareggiò col Verona buttando a mare la qualificazione Champions, vi fosse stato il pubblico, l’obiettivo sarebbe stato probabilmente raggiunto: la tifoseria avrebbe dato la carica che il tecnico non seppe trasmettere. È una lettura sbagliata quella di una squadra addirittura aiutata dall’assenza, o dalla ridotta presenza, di tifosi. Come quella dell’antipatia verso De Laurentiis: c’è l’amore per il Napoli prima di tutto, peraltro i risultati e alcune delle ultime scelte - un bomber come Osimhen e un tecnico come Spalletti - rassicurano sui progetti del club.

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