Stupro a Napoli, ragazzina «coraggio» fa arrestare il suo aggressore poi subisce minacce di morte

Stupro a Napoli, ragazzina «coraggio» fa arrestare il suo aggressore poi subisce minacce di morte
di Leandro Del Gaudio
Mercoledì 12 Maggio 2021, 23:30 - Ultimo agg. 13 Maggio, 18:34
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Prima si è confidata con un’amica, scrivendole che sentiva il bisogno di raccontarle una cosa intima, poi - in un secondo momento - ha preso il coraggio a due mani: e ha raccontato tutto alla zia, che l’ha poi invitata a coinvolgere la madre, vista la gravità della storia che aveva raccontato. Ed è partita da questo momento, l’inchiesta culminata alcuni giorni fa negli arresti (ai domiciliari) di un cittadino napoletano di 24 anni, che dovrà rispondere di un’accusa gravissima: violenza sessuale bei confronti di una minorenne, una ragazzina di soli 15 anni, costretta a subire un rapporto sessuale all’interno della propria abitazione.

Una brutta vicenda di cronaca che ora si tinge anche di una sorta di giallo, dal momento che - a leggere l’ultima pagina di questa storia -, dopo aver ottenuto gli arresti del presunto bruto, qualcuno avrebbe rivolto minacce e ingiurie nei confronti del nucleo familiare della quindicenne. 

Brutta storia a San Giovanni a Teduccio, teatro di una vicenda figlia del degrado e dell’omertà che ormai avvolge interi spaccati residenziali. È la storia di una ragazzina di 15 anni violentata in casa da un lontano parente, che riesce ad approfittare della momentanea assenza dei genitori. Si fa aprire l’ingresso, chiede un sorso d’acqua, poi violenta la ragazzina. 

Un fatto che sarebbe accaduto lo scorso 14 gennaio, sempre all’interno dell’abitazione della ragazzina, immobilizzata e zittita con la mano sulla bocca, che le ha impedito di urlare e di chiamare i soccorsi. Un episodio che per qualche tempo resta nel chiuso della coscienza della ragazzina, magari in un disperato tentativo di rimuoverlo, anche se poi - con il passare dei giorni - è sempre la 15enne a decidere di uscire allo scoperto: riesce a recuperare le forze e a ricostruire quelle terribili sequenze che hanno avvelenato la sua giovane esistenza. Ed è così che la vittima del presunto stupro decide di aprirsi con un’amica, poi di raccontare tutto in casa, fino a far scattare una denuncia che ha un seguito immediato. Siamo in pieno codice rosso, quando è il pool guidato dal procuratore aggiunto Raffaello Falcone, titolare delle indagini sulle cosiddette fasce deboli a disporre un atto a sorpresa: viene condotto un incidente probatorio dinanzi al gip Provvisier, nel corso del quale la ragazzina riesce a fornire per intero la propria testimonianza.

Riconosce nell’indagato la figura dell’aggressore, lo indica come il bruto che l’ha violentata sul letto dei genitori. Siamo allo scorso aprile, quando si consuma a porte chiuse la ricostruzione della presunta violenza subita dalla 15enne.

Pochi giorni dopo - ed è il tre maggio - scatta la misura cautelare per il 24enne: si tratta di un incensurato, parente alla lontana della ragazza, che ha un lavoro e una famiglia da accudire. Per lui, il gip dispone gli arresti domiciliari. Difeso da un penalista napoletano, ha sempre respinto l’accusa della ragazzina, indicando questa vicenda come pura follia, negando anche l’ingresso all’interno dell’abitazione della 15enne. Due versioni uguali e contrarie, in uno scenario in cui emergono anche altri fattori: come la perizia di un ginecologo, avvenuta alcuni mesi dopo la presunta violenza, che fa esplicito riferimento a un rapporto sessuale vissuto dalla ragazzina; ma anche alcuni messaggi via whatsapp, tramite i quali la 15enne chiedeva aiuto a una amica, riservandole la decisione di confidarle una brutta vicenda che le era toccato vivere. Ma non è finita. Sempre agli atti di questa inchiesta, si fa riferimento alla testimonianza della mamma e della zia che confermano la ricostruzione della 15enne. 

Pochi giorni dopo aver ottenuto gli arresti del presunto aggressore, l’incubo si è rimaterializzato per la 15enne e per la sua famiglia. Un uomo ha infatti profferito minacce di morte nei confronti della donna, invitandola a spingere la figlia a ritrattare, a presentarsi dinanzi all’autorità giudiziaria per negare la storia della violenza. Anche in questo caso, parole dirette a colpire la giovane vittima ed eroina di questa vicenda: ammazziamo te e tua figlia se non ritrattate. Parole ricondotte a soggetti legati al crimine organizzato di Napoli est.

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