In fila per la vaccinazione anti-Covid: per tre ore, al mattino; quasi cinque, nel pomeriggio. Al freddo, sotto la pioggia, digiuni, prima e dopo il tramonto, fino a sera. L’uno accanto all’altro: in 1700 davanti alla Mostra d’Oltremare. Anziani e giovani, medici, infermieri, addetti alle pulizie, operatori sanitari al lavoro nei distretti, nei laboratori, negli ospedali, ma anche nelle cliniche e nelle case di cura convenzionate. Tutti convocati via sms ed e-mail: ieri, oggi e domani. Basta presentarsi ed esibire la tessera sanitaria e un documento di identità, e aspettare: sin dalle 8, la coda si ingrossa, il serpentone striscia sull’asfalto, all’esterno, nel piazzale Tecchio e oltre. Francesco Paolo Sferratore, 52 anni, medico igienista con un’educazione d’altri tempi, occhiali e mascherina Ffp2, varca il cancello alle 8.15, compila il consenso informato e, dopo l’accettazione, riesce ad accedere al box soltanto alle 11.45, ma non protesta. È rassegnato: «Viste le circostanze, la fila appare inevitabile». A dare il via libera provvede Daniela Cicala, dipendente amministrativo della Asl. Esperta di bilanci. «nell’insolita veste di vigile urbano», dice ironica, e in effetti il suo compito è quello di regolare il traffico in corsia. Ce ne sono tre, di linee di accesso, piuttosto ordinate, nella sala principale del padiglione 1 presidiato da vigilanti e militari. «I rallentamenti dipendono un po’ dai tempi di preparazione delle dosi», sostiene con un sorriso indulgente. Ma Angela Oliva, oculista in servizio nella struttura del corso Vittorio Emanuele, critica le scelte organizzative dei vertici.
«Ho ricevuto il messaggio che hanno mandato a tutti, con possibilità di raggiungere il Covid Vaccine Center nei tre giorni, dalle 8,30 alle 18, senza l’indicazione di un orario preciso, a differenza del modello predisposto al Policlinico.
Da questa mattina è anche il turno dei pediatri di libera scelta e dei medici di famiglia. E, tra loro, c’è il presidente dell’Ordine di Napoli, Silvestro Scotti, che, nel commentare il primo giorno, fa notare che «è difficile gestire tutto senza un sistema di appuntamenti suddivisi per orario». Meglio prevedere «un ordine di accesso per gruppi diversi», propone. Mariella Corvino, il direttore sanitario aziendale della Asl, chiarisce che invitare tutti, senza porre limitazioni, al momento è una scelta precisa: «Azzera il rischio di dovere gettare le fiale che vanno scongelate e preparate entro sei ore». Ma non è sorpresa dall’affluenza. «Il vaccino è l’unico mezzo per sconfiggere la pandemia», ribadisce, avvolta in uno scialle chiaro, bocca e naso protetti due mascherine, una sull’altra. «Ho fatto da poco l’iniezione contro l’influenza, devo aspettare per l’altra», spiega Corvino, «ed è giusto dare la priorità a chi opera in prima linea».
Le operazioni si concludono più tardi del previsto: alle 21 un centinaio di camici bianchi è ancora in coda. «Assolutamente, nessuno viene rimandato indietro. E, per la dedizione e l’impegno nel raggiungere l’obiettivo, vanno ringraziati tutti gli operatori in servizio», dice Marco Papa, responsabile della Programmazione aziendale. Quando si spengono le luci, a Tommaso Raspavolo, 44, la guardia giurata che presidia le celle frigorifero videosorvegliate, è già subentrato un collega. E oggi si cambia, si ricomincia. Tutti in fila.