Napoli, tre ore in fila per il vaccino: sanitari convocati con un sms

Napoli, tre ore in fila per il vaccino: sanitari convocati con un sms
di Maria Pirro
Sabato 9 Gennaio 2021, 00:00 - Ultimo agg. 13:19
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In fila per la vaccinazione anti-Covid: per tre ore, al mattino; quasi cinque, nel pomeriggio. Al freddo, sotto la pioggia, digiuni, prima e dopo il tramonto, fino a sera. L’uno accanto all’altro: in 1700 davanti alla Mostra d’Oltremare. Anziani e giovani, medici, infermieri, addetti alle pulizie, operatori sanitari al lavoro nei distretti, nei laboratori, negli ospedali, ma anche nelle cliniche e nelle case di cura convenzionate. Tutti convocati via sms ed e-mail: ieri, oggi e domani. Basta presentarsi ed esibire la tessera sanitaria e un documento di identità, e aspettare: sin dalle 8, la coda si ingrossa, il serpentone striscia sull’asfalto, all’esterno, nel piazzale Tecchio e oltre. Francesco Paolo Sferratore, 52 anni, medico igienista con un’educazione d’altri tempi, occhiali e mascherina Ffp2, varca il cancello alle 8.15, compila il consenso informato e, dopo l’accettazione, riesce ad accedere al box soltanto alle 11.45, ma non protesta. È rassegnato: «Viste le circostanze, la fila appare inevitabile». A dare il via libera provvede Daniela Cicala, dipendente amministrativo della Asl. Esperta di bilanci. «nell’insolita veste di vigile urbano», dice ironica, e in effetti il suo compito è quello di regolare il traffico in corsia. Ce ne sono tre, di linee di accesso, piuttosto ordinate, nella sala principale del padiglione 1 presidiato da vigilanti e militari. «I rallentamenti dipendono un po’ dai tempi di preparazione delle dosi», sostiene con un sorriso indulgente. Ma Angela Oliva, oculista in servizio nella struttura del corso Vittorio Emanuele, critica le scelte organizzative dei vertici. 


«Ho ricevuto il messaggio che hanno mandato a tutti, con possibilità di raggiungere il Covid Vaccine Center nei tre giorni, dalle 8,30 alle 18, senza l’indicazione di un orario preciso, a differenza del modello predisposto al Policlinico.

Quest’organizzazione è pessima», sentenzia. E l’affluenza notevole. «Le resistenze iniziali sono state superate, quando le aziende hanno chiarito che non sarebbe stata iniettata una parte del virus», afferma la dottoressa. Annuisce Andreina Anziano, 56 anni, ginecologa dell’Ospedale del mare, nel team dei vaccinatori d’esordio reclutati come volontari in regime di straordinario. «Nel mio reparto c’è stata unanimità nella scelta, ovunque l’adesione è massiccia», afferma il medico senza fermarsi. Consegna, dunque, il foglio e la spillina a Carmela Totaro, 59 anni e tre figli, fisioterapista, “sì vax” convinta che pure ha raggiunto Fuorigrotta di buon ora («Assieme a un collega di Secondigliano»). In tanti si sono mossi insieme. Come quattro suore carmelitane e altri quattro dipendenti del Fatebenefratelli, che scherzano sotto l’insegna e affermano: «Siamo fiduciosi, pronti ad aspettare». Alberto Baccicalupi, 55 anni, e Ciro Iavarone, 58, lavorano per un’impresa di pulizie nella sede Asl di Secondigliano e sono ancora più in fondo, all’angolo con viale Kennedy. Per loro è già il secondo tentativo: ieri sono stati all’Ospedale del mare. «Lì abbiamo atteso dalle 14 alle 15, ma poi desistito. Invece, alcuni colleghi irriducibili sono rimasti fino alle 17.50». Questa volta sono loro i temerari, che restano a oltranza. «Per l’esattezza, dalle 13 alle 17.45, nonostante il diluvio. Senza mangiare e senza nemmeno poter acquistare una bottiglia d’acqua, perché le macchinette sono collocate alla fine del percorso», lamenta Baccicalupi. «Non sarebbe stato meglio allestire più box in città per la somministrazione del farmaco, comporre squadre itineranti?», ipotizza Iavarone, dopo aver aspirato l’ennesimo tiro dalla sigaretta e scattato una foto alla coda. 

 

Da questa mattina è anche il turno dei pediatri di libera scelta e dei medici di famiglia. E, tra loro, c’è il presidente dell’Ordine di Napoli, Silvestro Scotti, che, nel commentare il primo giorno, fa notare che «è difficile gestire tutto senza un sistema di appuntamenti suddivisi per orario». Meglio prevedere «un ordine di accesso per gruppi diversi», propone. Mariella Corvino, il direttore sanitario aziendale della Asl, chiarisce che invitare tutti, senza porre limitazioni, al momento è una scelta precisa: «Azzera il rischio di dovere gettare le fiale che vanno scongelate e preparate entro sei ore». Ma non è sorpresa dall’affluenza. «Il vaccino è l’unico mezzo per sconfiggere la pandemia», ribadisce, avvolta in uno scialle chiaro, bocca e naso protetti due mascherine, una sull’altra. «Ho fatto da poco l’iniezione contro l’influenza, devo aspettare per l’altra», spiega Corvino, «ed è giusto dare la priorità a chi opera in prima linea».

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Le operazioni si concludono più tardi del previsto: alle 21 un centinaio di camici bianchi è ancora in coda. «Assolutamente, nessuno viene rimandato indietro. E, per la dedizione e l’impegno nel raggiungere l’obiettivo, vanno ringraziati tutti gli operatori in servizio», dice Marco Papa, responsabile della Programmazione aziendale. Quando si spengono le luci, a Tommaso Raspavolo, 44, la guardia giurata che presidia le celle frigorifero videosorvegliate, è già subentrato un collega. E oggi si cambia, si ricomincia. Tutti in fila. 
 

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