Reddito di Cittadinanza, la disperazione di una vedova: «Non mi assumono e ho solo 429 euro»

Per la donna la misura di sostegno era fondamentale per sopperire alle spese

Stop al Reddito di Cittadinanza, la vedova Tina Carratù: «Non mi assumono e ho solo 429 euro, poi che faccio?»
Stop al Reddito di Cittadinanza, la vedova Tina Carratù: «Non mi assumono e ho solo 429 euro, poi che faccio?»
Giovedì 3 Agosto 2023, 12:47 - Ultimo agg. 14:57
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Dal 1 agosto il Reddito di Cittadinanza non esiste più. Lo stop all'erogazione deciso dal governo Meloni, con la manovra di bilancio 2023, ha gettato nella disperazione più di tre milioni di benficiari e molti Comuni del napoletano (dove si registrava il più alto numero di percettori) sono nel caos, visti i numerosi presidi di protesta organizzati davanti alle sedi Inps da parte dei cittadini coinvolti. 

Tina Carratù, vedova 52enne di Acerra, è disperata.

Anche lei, lo scorso 27 luglio, ha ricevuto l'Sms dell'Inps, attraverso cui l'ente previsionale ha avvisato ben 169mila nuclei familiari dell'interruzione del sussidio: «Domanda di RDC sospesa come previsto dall'art. 13 del DL 48/2023 convertito in Legge 85/2023. In attesa eventuale presa in carico da parte dei servizi sociali», recitava il testo. 

Il dramma

Senza un lavoro e con un figlio 19enne in carico, la donna si trova in seria difficoltà: «Percepivo il reddito dal 2019, poco dopo essere diventata vedova. È stata la mano di Dio: dopo la morte di mio marito, trovandomi sola, non sapevo più come fare. Il lavoro scarseggia, con il reddito ho portato avanti la famiglia. Pago 300 euro di affitto in una casa di 50 mq che si trova in una cortina di Acerra. Non ho nulla a cui appoggiarmi. In questa casa c'è tutto quello che ho», racconta al Corriere del Mezzogiorno. 

Il 9 dicembre 2017 il marito della donna è morto per per insufficienza respiratoria, a causa di una broncopolmonite cronica ostruttiva, lasciandola sola. All'epoca aveva 46 anni e un figlio ancora 13enne da mantenere. Non poteva neppure godere della pensione di reversibilità: il marito lavorava in nero nelle macellerie. Senza di lui, Tina era costretta a tirare avanti con uno stipendio mensile inferiore a 500 euro

«Il 2018 è stato un anno bruttissimo, tragico - racconta ancora Carratù - ho ricevuto lo sfratto, il mondo mi è crollato addosso e sono riuscita a risolvere grazie agli arretrati della pensione di mio marito, che intanto avevo ricevuto. Li ho usati tutti per pagare l'affitto». La donna non riusciva a trovare un nuovo impego perchè, a sua detta, al Sud «molte imprese del offrono una paga bassissima e se rifiuti prendono altri che accettano per sopravvivere».

Futuro incerto

Su consiglio del Comune si è rivolta allora al parroco di Acerra: «Ho trovato Don Giancarlo, sacerdote della parrocchia Santa Maria Alfonso de' Liguori, che ogni tanto mi dava una mano accollandosi il pagamento di qualche bolletta». Poi finalmente è arrivato l'RDC. Un sostegno che le aveva dato la possibilità di tornare a condurre una vita dignitosa, senza ricorrere all'elemosina. «800 euro al mese che mi hanno dato la possibilità di tornare a respirare», ha aggiunto. Con quella cifra Tina pagava tutto l'indispensabile, per lei e suo figlio: l'affitto, le bollette, il mangiare, i medicinali non mutuabili di cui aveva bisogno. 

Adesso si ritrova punto e d'accapo. C'è un'unica grande domanda, che aleggia nella sua mente, e a cui non sa dare una risposta: «Mi sono rimasti 429 euro sulla carta, li userò per pagare cibo e bollete di agosto - conclude - Poi cosa ne sarà di me?». 

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