Daniela Manzitti, mamma coraggio
più forte della rassegnazione

Daniela Manzitti, mamma coraggio più forte della rassegnazione
di Don Tonino Palmese *
Lunedì 21 Ottobre 2019, 06:00
3 Minuti di Lettura
La storia contenuta in questo libro è ricca di spunti di riflessione. Tocca tanti temi importanti, nel ripercorrere la vita di Daniela Manzitti, la mamma coraggio che Renata Buonaiuto tratteggia con delicatezza e crudezza al tempo stesso.

Un'infanzia difficile, le violenze subite da sua madre, un incidente che stava per sottrarla alla vita troppo presto, una fede incrollabile, la nascita dei figli, la voglia di vivere e sopravvivere: tra dolore e speranza, Daniela va avanti e resiste a tutto, anche ai naturali momenti di rassegnazione che segnano la sua esistenza difficile.

Su tutto si staglia quel figlio che sceglie una strada sbagliata, come accade a tanti giovani del Sud. Daniela soffre e ha paura per quel ragazzo, che, agli arresti domiciliari, un giorno decide di far perdere le sue tracce. La paura di Daniela si trasforma in coraggio e da madre compie un atto d'amore straordinario per il figlio: lo fa arrestare, poco prima che quello stesso figlio diventi padre, perché non vuole che il suo nipotino resti presto orfano, perché crede nel riscatto del suo ragazzo, perché assicurarlo alla giustizia è l'unica alternativa possibile al perpetrarsi della violenza e alla morte.

La Fondazione Polis ha voluto sostenere questo libro perché affronta tematiche di grande attualità e accende i riflettori sull'importanza di prendersi carico delle famiglie, di seguire i giovani del domani oggi, fin dalla primissima infanzia, di intercettare il disagio, soprattutto nei contesti territoriali segnati dalla marginalità.

La storia di Daniela Manzitti ci interroga e ci scuote: cosa facciamo realmente per i nostri giovani? Quali sono le alternative al crimine e alla violenza che riusciamo ad offrire loro? Perché una madre è costretta ad assicurare alla giustizia il figlio, ciò che ha di più caro al mondo, per evitare che scampi a una morte violenta?

Gli errori di Michael sono gli errori di troppi ragazzi del Mezzogiorno che cedono alle lusinghe dell'arricchimento facile, generato dall'affiliazione ai clan. Tante volte, proprio da magistrati e forze dell'ordine quotidianamente impegnati in una efficace attività repressiva, ci viene chiesto di svolgere un'azione forte di prevenzione e sensibilizzazione orientata alla cultura della legalità. La Fondazione Polis ci sta provando da più di dieci anni ed ha voluto in tal senso aprire un nuovo segmento di impegno, insieme a quelli tradizionali dell'aiuto alle vittime innocenti della criminalità e del riuso dei beni confiscati alla camorra: i progetti per l'infanzia, tramite l'attivazione di punti lettura per bambini da 0 a 6 anni e le loro famiglie nei quartieri di Napoli maggiormente esposti al rischio di reclutamento mafioso.

Ne abbiamo realizzato uno anche nell'istituto penitenziario minorile di Nisida, dove la strage dell'innocenza si deve trasformare in processo di riscatto e di reinserimento nel tessuto sociale e lavorativo di ragazzi che meritano un'alternativa. Quella stessa alternativa che Daniela Manzitti ha voluto dare a suo figlio Michael sottraendolo alla latitanza e a un futuro di morte.

L'intervento della giustizia diventa presupposto di speranza e legalità. E Michael ricomincia a vivere, insieme al bambino che sarebbe venuto al mondo per affermare il valore dell'innocenza.

* Presidente Fondazione Polis
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