Ci hai insegnato che le parole
fanno più male dei gesti

Ci hai insegnato che le parole fanno più male dei gesti
Lunedì 23 Settembre 2019, 01:04 - Ultimo agg. 01:19
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Isis Europa di Pomigliano d’Arco

ECCO TUTTE LE LETTERE A GIANCARLO SIANI

Caro Giancarlo,

avrei voluto chiederti tante cose sulla tua vita,sul  lavoro, che tanto amavi e svolgevi con coraggio ed orgoglio… Avevi capito che la camorra s’era infiltrata nella vita politica del nostro paese e che riusciva a regolare ritmi della quotidianità. Non ti sei fermato, non hai avuto paura ed hai voluto scrivere la tua verità !

Hai voluto dimostrare alla società che non bisogna tacere dinanzi alla criminalità. Ci hai insegnato che le parole fanno più male dei gesti, che non importa chi sei o cosa fai, basta esprimere ciò che si pensa. Ci hai insegnato che non bisogna mai rassegnarsi, arrendersi alla mediocrità. Bisogna uscire dalle abitudini, per una volta serve camminare in senso opposto ed alzare la voce in nome dell’onestà e della verità . Sei stato un grande esempio per tutti, ma soprattutto per noi giovani. Ci hai insegnato che bisogna trovare il coraggio di affrontare le difficoltà, usando l'“arma buona” dell’informazione, della parola . 

Chiara della quarta Btg 

Carissimo Giancarlo,

ti scrivo questa lettera innanzitutto per farti sapere quanto ti stimi e ammiri per ciò che hai fatto. Il tuo coraggio e i tuoi valori non sono da tutti ed è per questo che vorrei la tua attenzione, per esporti alcune mie idee per combattere la camorra.

Credo che siano due le strade da percorrere: la prima è quella di educare i giovani, affinché non si facciano coinvolgere dalla camorra e quindi educarli a sani principi e valori; la seconda è quella di combattere la camorra già esistente. Sicuramente, tu mi insegni, non sarà così facile, ma con la collaborazione di tutti nulla potrà essere impossibile. Credo innanzitutto che la base da cui partire sia la famiglia. Un bambino educato con i giusti valori e sentimenti non può prendere strade sbagliate. La società di oggi ci propone solo falsi valori, come il Dio danaro, la bellezza e la bella vita, per cui credo sia necessario inculcare nei giovani il disprezzo per i falsi valori e per ciò che viene fatto solo ed unicamente per il proprio benessere e non per quello della comunità. Insieme alla famiglia deve collaborare la scuola e le istituzioni atte a formare ed educare i giovani.  

Altra cosa importante da fare è combattere la corruzione. 

Oggi si sa che lo Stato non è più affidabile, come diceva anche Riina “I camorristi senza lo Stato sono solo sciacalli senza potere e forza”, anche Sciascia sosteneva che se lo Stato Italiano voleva eliminare le mafie, doveva suicidarsi. Come può dunque un popolo eliminare il suo cancro se è lo stesso medico ad alimentarlo?

Io, però, sono ottimista! …Nel salutarti, Giancarlo, ti rinnovo la mia stima e ammirazione, ritengo che dovrebbero esserci più persone oneste come te, che mettono a rischio la propria vita per il bene collettivo. Concludo, dicendo che la migliore arma contro la camorra è la forza! La forza che scaturisce dalla collaborazione di tutti noi cittadini.  Non dobbiamo lasciare il nostro paese nelle mani di impostori e ricordiamoci che i nostri figli ne pagherebbero le conseguenze.

Con affetto

Carmine della quarta D grafica

Caro Giancarlo,

mi sarebbe molto piaciuto oggi dirti  che va meglio qui a Napoli, che molti boss sono stati assicurati alla giustizia, che la nostra città è piena di vita, ma... purtroppo così non è! Tante sono le iniziative in favore della legalità, della giustizia, avrei voluto che tu vedessi la Napoli di adesso.

Avresti anche oggi continuato a scrivere e scacciare via la camorra.

Da come leggo o ascolto eri una persona amabile, allegra, sempre pronta ad aiutare gli altri, dedito alla vita come lo eri al lavoro.

Un lavoro che insistevi a fare anche quando eri in pericolo.

Adesso ci sono persone che continuano a svolgere il lavoro di giornalista anche per quattro soldi e spesso senza essere gratificati. 

Perché non è un hobby come tanti credono, ma una vera e propria missione. 

E non si fa il giornalista, ma si è “giornalista”.

Giancarlo, ancora oggi ci avresti detto di insistere, di provare ancora e poi ancora, di rialzarsi in seguito ad una caduta, perché poi alla fine si riesce sempre se la  volontà c’è. 

Con questa lettera vorrei ringraziarti, sia da parte mia che da Napoli stessa per la grande lezione che ci hai dato: le parole servono ad aprirci la porta della verità anche se tutto ci rimane ignoto. Ci hai insegnato che bisogna andare oltre a quello che si sente in giro. 

Mario della quarta btg 

Caro Giancarlo,

mi chiamo Francesco, sono uno studente di 15 anni, vivo in un piccolo paese in provincia di Napoli e ho conosciuto la tua storia perché è stata argomento di studio a scuola.Il mio sogno è fare il giornalista, ma nulla a che vedere con il tuo coraggio e la tua professionalità!

Io sogno di raccontare eventi sportivi: quelle passioni che fanno star bene, che coinvolgono, che uniscono, che fanno discutere, litigare ma che mai metterebbero a rischio la mia vita.

Ho letto che sei riuscito a scrivere quasi mille articoli in pochi anni denunciando traffici di droga, connessioni tra criminalità organizzata e politica locale, appalti truccati e guerre tra clan rivali.

Tu, ucciso dalla camorra il 23 settembre 1985 a soli 26 anni perché non hai abbassato lo sguardo, non ti sei voltato dall’altra parte e nonostante la tua giovane età ti sei dimostrato maturo e consapevole nel descrivere una realtà che, purtroppo, ancora ci circonda.

Non ti sei limitato a raccontare i fatti, come credevo fosse il lavoro di un giornalista, ma ti sei fatto portavoce della gente per bene, di quella Napoli che non ha nulla a che fare con la malavita e hai indagato, hai scoperto e, a testa alta, hai denunciato.

Sei stato colpito alle spalle: i tuoi assassini non hanno avuto il coraggio di guardanti in faccia!

Come se non potessero sostenere il tuo sguardo: i tuoi occhi limpidi e fieri di essere dalla parte del giusto.

Ora nella mia testa si accavallano pensieri, curiosità, domande che vorrei farti:

Hai mai pensato di essere in pericolo?

Quella sera, mentre tornavi a casa, come sempre, avevi paura? Ti sentivi in pericolo?

Se potessi tornare indietro lo rifaresti, ne è valsa la pena?

A questa domanda rispondo io!

Anche se ci sono voluti 12 anni e 3 pentiti per assicurare alla giustizia i mandanti e gli esecutori del tuo assassinio, il tuo “sacrificio” non è invano, anzi mi piace pensare che per Napoli, in particolare, non sei mai stato più vivo, più presente: adesso entri nelle scuole e ci insegni a vivere nella legalità, ci fai capire che ognuno può fare la sua parte per vivere in un mondo migliore.

Avrei voluto stringerti la mano

Francesco Maria  della seconda Ctg

Caro Giancarlo,

Sei stato un ragazzo che ha lottato tanto per le persone e la libertà d’informazione. Sapevi benissimo che questa doveva essere un diritto che tutti potevano esercitare senza avere  paura alcuna .

Tu, Giancarlo , sei stato un giornalista, che ha raccontato le storie quotidiane della sua cittá, toccando coraggiosamente temi difficili e complicati.

Sei uno dei più grandi esempi di coraggio nella storia del giornalismo. Non ti sei mai fermato alle apparenze, ma hai sempre ricercato la verità e scritto per il pubblico interesse. 

Oltre a te ci sono state  altre persone che hanno combattuto per la criminalità organizzata, che non ha risparmiato i giovani e studenti, i quali  hanno scelto di impegnarsi a lottare e ad uscire a volto scoperto per la conquista di un paese migliore, come Giuseppe Impastato. “Cento passi” separavano, infatti,  la casa di Giuseppe Impastato da quella di Gaetano Badalamenti, boss mafioso di Cinisi.

Giuseppe era figlio di un cittadino di Cinisi non mafioso, ma era molto vicino alla criminalità organizzata e spesso aveva chiesto aiuto al capomafia. Ma “Peppino” voleva una vita migliore , era un militante del Partito Comunista e credeva nella giustizia ! 

Insieme ai suoi amici fondò una radio libera, dove prendevano in giro i boss mafiosi della città. Si candidò alle elezioni del suo comune con una lista di sinistra, ma la mafia non glielo perdonò  e lo uccise il 9 maggio 1978. 

«Io voglio scrivere che la mafia è una montagna di merda! Noi ci dobbiamo ribellare. Prima che sia troppo tardi! Prima di abituarci alle loro facce! Prima di non accorgerci più di niente!» Questo gridava Peppino.

E questo hai affermato a gran voce tu!  “ La criminalità , la corruzione non si combattono solo con i carabinieri . Le persone per scegliere devono sapere, devono conoscere i fatti. E allora quello che un giornalista “giornalista” dovrebbe fare è questo: “informare”.

La mia speranza più grande è che in questo mondo esistano ancora persone come te  armate di coraggio e pronte a svelare “le verità nascoste”.

Rita della quarta btg 

Oh mia benevola stella!

Oh mia benevola stella! Tu sai bene quanto sia semplice zittire una bocca, riuscire a non farla parlare più…ma fortunatamente ciò che è stato detto resta immortale. 

Questa va a te, che hai messo a tacere il macabro silenzio dell’omissione dell’uomo che avvolgeva le sue losche azioni. 

Questa va a te, che con il tuo coraggio e la tua umanità, hai dato voce all’indicibile, nonostante conoscessi i mostruosi rischi.

Non è da tutti, assolutamente no, farsi carico di responsabilità grandi quanto macigni.

Tu l’hai fatto, tu hai voluto aprire a metà quel masso e mostrarne l’interno all’intero mondo.

Sei stato il bene che ha fatto conoscere a tutti quanto fosse terribile ed agghiacciante il male.

Probabilmente il mondo ha bisogno di più persone come te, che riescono a mettere in secondo piano la paura e in primo la libertà e l’umanità e che combattono per far giustizia: vere persone, veri giornalisti.

C’è troppo male in questo mondo e ci sono troppi pochi Giancarlo Siani….

Vorrei libertà per questo Paese, vorrei non vedere costantemente veli di paura dipinti sui visi delle persone, superficialità e indifferenza ormai ovunque, compagne degli uomini che vivono manipolati da un filo, come macchine, senza idee, senza pensieri, non umani…ormai non più padroni di loro stessi, indifferenti a tutto ciò che li circonda….

Vorrei un mondo pieno di voci, pieno di idee, dove tutti possano parlare, anche i muti…che loro possano scrivere sui muri ciò che pensano, nessuno escluso….

Per favore, tu da lassù riunisci tutte le anime buone e combattenti affinché possano salvare il mondo prima che gli altri lo distruggano definitivamente.

Io voglio essere come te da grande, voglio fare qualcosa di buono per la mia gente, contribuire a salvare questa società, perché non c’è cosa peggiore di essere vissuto senza aver fatto nulla di positivo, di essere stato con le braccia conserte a guardare la propria terra sgretolarsi…

Ora fai parte della costellazione delle stelle più luminose, quelle che anche noi da quaggiù riusciamo a vedere e che ogni giorno ci danno forza e speranza.

P.S. Legherò questa lettera ad un palloncino con la speranza che ti arrivi lassù.

Asia della terza A indirizzo turistico
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