Prodotto del nuovismo ma anche del notabilato. Estranea alle solite logiche correntizie - quelle che hanno fatto dimettere in serie tutti i segretari del Pd - ma anche no. Di salotto, ma anche a suo modo di apparato. Insomma guai a considerare Elly Schlein una marziana caduta sulla terra dem da un cielo senza ombre e senza nubi. Anzi senza numi (tutelari). Lei li ha eccome, e Dario Franceschini, l'uomo forte di ogni fase congressuale («Dario ha la grande capacità di capire sempre chi vince e di sposare la causa giusta», dicono di lui anche gli amici più stretti) è forse il più sostanzioso insieme alla deputata e moglie Michela De Biase, la quale ha puntato su Elly da subitissimo, ha festeggiato con lei il trionfo e ora osserva: «Con Schlein segretaria del Pd, avremo un profilo riconoscibile che ci consentirà di rappresentare con credibilità i nostri ideali». Stesso mood ha Nicola Zingaretti, a sua volta tra i migliori sponsor di Elly. Ma c'è anche quel pezzo di Sicilia, molto di apparato, che gattopardescamente ha puntato sul nuovo per non cambiare niente. C'è chi come Bersani e Speranza più che a Elly sono affezionati alla vecchia Ditta Pci-Pds-Ds e hanno puntato sulla donna giovane e nuova nella speranza di un ritorno al futuro. Anche capibastone romani e laziali si sono mossi nell'ottica del trasformismo modello donna per restare a galla e dire ancora la loro. Anche nel napoletano l'arte del riciclo all'ombra della Schlein è un esercizio molto praticato.
GALASSIA
Figure pesanti nella galassia di potere ex lettiano, come Francesco Boccia, che avrà un ruolo cruciale nella nuova stagione, hanno scelto la carta della discontinuità Schlein ma questo cambio di pagina - innegabile - non viene appunto dal nulla.
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Di fatto, a proposito di quelli che stanno dietro alla Schlein e ne hanno favorito candidatura e vittoria, c'è chi dice: la faranno durare un anno e poi, se alle Europee del 2024, il Pd va male la cambiano. Ma a chi la pensa così, se davvero questo è il pensiero, va ricordato: mai sottovalutare le donne.