Enrico Letta piazza un macigno pesante sulla strada, già molto in salita, di Silvio Berlusconi verso il Colle. Il leader dem non cita espressamente il Cavaliere ma il suo messaggio è chiarissimo: «Rivedendo i 12 presidenti eletti in passato viene fuori che non c'è mai stato nessun leader o capo politico. E non è un caso. Questo ruolo richiede una figura di spiccata sensibilità delle istituzioni. Questo non sarà banale nella scelta. Dobbiamo continuare - insiste l'ex premier a il Sole24ore.it - con presidenti istituzionali, consensuali, in grado di rappresentare tutto il Parlamento».
Elezioni Quirinale, Salvini sonda i leader: primi no a Berlusconi. Centristi, idea Moratti
Quirinale, Letta frena Berlusconi
Un modo per scuotere il dibattito generale cominciando a fare chiarezza.
Confindustria
A fronte delle inevitabili schermaglie politiche che accompagneranno questo passaggio così delicato, il Presidente Carlo Bonomi, lancia il suo allarme a Class-Cnbc: «Abbiamo un clima di incertezza sul tema delle commodities. I costi delle materie prime sono saliti negli ultimi mesi, quando le troviamo le materie prime». A questo punto, ragiona Bonomi, è da evitare, che si aggiunga e pesi «un clima di incertezza politica dovuta ai passaggi elettorali delle elezioni del Quirinale». Nel frattempo prosieguono le punzecchiature ma anche le strizzate d'occhio tra le forze politiche. Matteo Renzi, considerato un «player» potenzialmente molto importante in vista dell'appuntamento con i grandi elettori, rintuzza le posizioni espresse nei giorni scorsi da Giorgia Meloni. «La leader di Fdi ha fatto un appello a trovare un patriota. Noi - è la replica del leader di Italia Viva - i patrioti non li evochiamo, li votiamo: patriota è stato Carlo Azeglio Ciampi, patriota è stato Giorgio Napolitano e patriota è stato Sergio Mattarella che ringraziamo per il suo lavoro». Ma Italia Viva è al centro del dibattito anche in seguito alle parole al miele di Giovanni Toti, favorevole a un dialogo più intenso con il senatore toscano sul Quirinale, ma non solo. «Con Renzi ci siamo sentiti, ci risentiremo e spero che potremo fare un lavoro comune, dalla presidenza della Repubblica, ad eventualmente le riforme che potrebbero arrivare in quest'ultimo anno di legislatura, come la legge elettorale, visto che l'attuale non ha garantito stabilità. Poi - incalza il governatore ligure e vicepresidente di Coraggio Italia - ragionamenti comuni sulla campagna elettorale prossima ventura, ovviamente nella speranza che la coalizione di centrodestra possa allargarsi sempre di più e trovare quel centro politico che non vorrei lasciare al centrosinistra».