Regionali Lazio, Conte apre al Pd mentre per il centrodestra la favorita è Chiara Colosimo

Una volta approvato il collegato di Bilancio (servono ancora circa due settimane) Nicola Zingaretti si dimetterà da presidente della Regione Lazio (ha tempo fino all’8 novembre). Da lì in poi partirà la corsa

Regionali Lazio, Conte apre al Pd mentre per il centrodestra la favorita è Chiara Colosimo
​Regionali Lazio, Conte apre al Pd mentre per il centrodestra la favorita è Chiara Colosimo
di Francesco Pacifico e Francesco Bechis
Lunedì 17 Ottobre 2022, 00:10 - Ultimo agg. 08:21
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Per le prossime Regionali del Lazio, al Nazareno, si vagheggia ancora un campo larghissimo, uno schieramento che vada dalla sinistra-sinistra ai centristi di Calenda e Renzi, passando per M5S. Ma più passano le settimane, e più si avvicinano le dimissioni di Nicola Zingaretti (entro l’8 novembre, massimo), più i Dem si accontenterebbero di un’intesa solo con i pentastellati. E a rafforzare questa speranza c’è la prima e flebile apertura di Giuseppe Conte verso un accordo per confermare l’attuale alleanza, correre assieme e cercare di evitare che il centrodestra si prenda anche la Pisana. A patto, però, che si converga su un candidato civico, non ascrivibile al Pd.

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IN TRANSATLANTICO

Nulla di ufficiale, ma stando al tam tam di Radio Transatlantico, l’ex premier e ormai leader unico dei grillini in alcuni colloqui con parlamentari dem ha già iniziato a disporre le carte. La ricostruzione, secondo deputati di Pd e M5S, è univoca: «Conte ripete che ci si può alleare alle elezioni, ma il candidato governatore deve essere pescato dalla società civile. E deve essere una personalità super partes, conosciuto e autorevole, non iscritto al Pd. Questo vuol dire che cadrebbero le autocandidature del vicepresidente Daniele Leodori e dell’assessore alla Sanità, Alessio D’Amato». Il primo, per la cronaca, ha un rapporto molto stretto con la leader pentastellata alla Pisana, Roberta Lombardi. L’altro, invece, piace molto a Calenda.

Il quale fa sapere appena può, che un asse con i grillini «è impossibile».

Nel centrosinistra le trattative per il Lazio inizieranno dopo la nascita del governo. E si faranno a livello nazionale, tenendo anche fuori i leader laziali di Pd (Bruno Astorre) e M5S (Roberta Lombardi). Intanto dal Pd spiegano che va avanti il dialogo anche sfruttando i buoni rapporti tra Francesco Boccia e Conte, con l’ex ministro agli Affari regionali che uno degli esponenti del partito che guarda più ai Cinquestelle. E si fa notare che è cambiato il clima rispetto alle scorse settimane, quando dopo il 25 settembre, dal quartier generale del M5S filtrava: «Le possibilità di un accordo sono ridotte al lumicino». Spiega un parlamentare Dem: «Il M5S alle ultime Politiche ha preso il 15% nel Lazio. Calenda e Renzi, che difficilmente saranno della partita, hanno preso meno del 10 per cento nei collegi romani e poco più del 6 nel resto del Lazio. Di conseguenza è difficile non fare intese con i grillini». Anche rinunciando a scegliere il candidato governatore e accettando un civico. Senza dimenticare che le autocandidature di D’Amato e Leodori non hanno mai entusiasmato molti big della partito, che avevano provato anche a mettere in campo l’ex presidente della Provincia, Enrico Gasbarra.

GLI AUTOCANDIDATI

Come detto, qualcosa in più si capirà nelle prossime settimane. Al momento si naviga a vista. Lo dimostra il fatto che sia Leodori sia D’Amato non hanno alcuna intenzione di fare un passo indietro. Il vicepresidente regionale, sabato su Facebook ha lanciato un appello, spiegando che «per portare a termine il lavoro» fatto in Regione, «c’è una sola strada: essere uniti, farlo con la stessa squadra che ci ha portato fin qui. Uniti». Cioè con Pd e M5S. L’assessore alla Sanità a breve organizzerà un evento pubblico per presentare il suo programma: da un lato, rivendicherà il successo nella gestione del Covid, dall’altro proporrà un piano per “deregolamentare” la produzione di energia da rinnovabili e un’alleanza con il Comune di Roma per velocizzare i cantieri del Giubileo.

Francesco Pacifico
 

Centrodestra, la scelta tocca a FdI: Colosimo favorita

Si stringe il cerchio nel centrodestra per le regionali nel Lazio. Mentre i leader della coalizione accelerano sul toto-ministri di governo, si scalda il toto-governatore in vista delle elezioni. 
Tra tanti interrogativi, una certezza c’è: spetterà a FdI scegliere il candidato. Così prevedono i patti non scritti siglati tra Giorgia Meloni, Matteo Salvini e Silvio Berlusconi. Nel risiko dei governatori, è stata infatti concordata una tripartizione: la Sicilia (con Schifani) a FI, la Lombardia (con Fontana) per la Lega e il Lazio a FdI. Dal partito meloniano spiegano che di nomi si parlerà ufficialmente solo una volta archiviata la partita del governo. Ma negli ultimi giorni la classifica ha visto un aggiornamento. In pole adesso c’è la giovane Chiara Colosimo. Trentasei anni, cresciuta nel quartiere romano della Balduina, guida l’opposizione di centrodestra in Regione, è una prima fila del partito. Vicina a Giorgia, è stata eletta deputata, proprio come lei nel 2018, all’uninominale di Latina, dove ha fatto man bassa di voti, 55% dei consensi. 

Sul suo nome inizia a crearsi una convergenza. Perché se è vero che è alla sua prima legislatura in Parlamento, è vero anche che vanta più di dieci anni fra i banchi del Consiglio regionale e la gestione di vicende spinose come il caso Fiorito. 

È anche sua la firma, tra l’altro, su due polemiche che hanno messo in difficoltà la giunta Pd-M5S. Da una parte il caso Allumiere e il «concorso dei miracoli» per impiegati pubblici allestito da una rete di sindaci nel piccolo comune laziale. Dall’altra il polverone sulle mascherine per il Covid ordinate dalla regione nel 2020 e mai consegnate.

Qualora dovesse essere il suo il nome per la Pisana, ragionano da FdI, si dovrebbe tornare al voto a Latina per sostituirla a Montecitorio. «C’è tempo», è il mantra dal coordinamento laziale del partito, dove studiano il calendario in divenire e attendono di scoprire le mosse del centrosinistra, sospeso tra un’alleanza Pd-M5S e una corsa di candidati diversi. Si voterà tra il 18 dicembre e la prima metà di gennaio, ha fatto sapere il governatore uscente Nicola Zingaretti, pronto a dimettersi «entro tre settimane» dall’entrata alla Camera.

L’IDENTIKIT

Nel frattempo, prende forma l’identikit del candidato unitario. Sembra tramontata, per ora, l’ipotesi di un nome civico. La regione sarà il primo test per Giorgia dopo il successo del 25 settembre e confermare la scia positiva è considerata una priorità assoluta. 

Di qui la scelta di un profilo politico. Colosimo, appunto. Oppure, ma al momento resta in corsa per una casella di governo, il veterano di Colle Oppio Fabio Rampelli. Non è escluso però che la scelta ricada su candidati impegnati con FdI in regione. Circola il nome, in queste ore, di Fabrizio Ghera. 

Mentre scendono le quotazioni di Francesco Lollobrigida. Il capogruppo uscente di FdI alla Camera è una risorsa preziosa per Giorgia che - salvo un incarico di governo - non intende privarsene a Montecitorio, dove potrebbe continuare a guidare la pattuglia di deputati e a tenere le fila delle trattative d’aula tra alleati. 

Francesco Bechis

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