Anziana madre maltrattata da figlio
e nuora: «Vuoi andare in bagno? Paga»

(archivio)
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di Giuliano Pavan
Sabato 7 Aprile 2012, 11:04 - Ultimo agg. 9 Aprile, 11:46
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TREVISO - Per anni ha subito in silenzio il comportamento violento della nuora e del figlio, reo tra l'altro di non aver mai fatto nulla per impedire che la moglie cambiasse atteggiamento nei confronti della suocera.

Finiti entrambi a processo per maltrattamenti in famiglia, sono stati condannati a una pena esemplare: tre anni e sei mesi di reclusione per lei, la 56enne di Arcade Rita Donazzon, e tre anni di carcere per lui, il 53enne di Preganziol Francesco Milani, ex maresciallo dell'aeronautica ora in pensione.



Vittima delle loro ripetute angherie la madre di lui, una 80enne, la quale ha sopportato senza fiatare le botte, le minacce, i dispetti e i comportamenti violenti della nuora e del figlio fino a quando è stato possibile.



L'anziana grazie ai soldi che le erano stati prestati dal figlio era riuscita a riscattare quell'appartamento Ater in cui viveva e che ha visto trasformarsi in prigione: l'accordo era che comunque il diritto di abitazione sarebbe spettato a lei. Contemporaneamente però iniziarono anche i maltrattamenti connotati, come recita l'accusa, «da perfidia, crudeltà e sadismo oltre a vere e proprie violenze fisiche».



Stando a quanto riportato nel capo d'imputazione i due (soprattutto la nuora) avrebbero reso la vita dell'anziana impossibile, costringendola a passare giornate intere fuori casa senza nemmeno poter rientrare per pranzo. I pasti, la povera donna, era costretta a consumarli seduta sulle panchine pubbliche, sotto il sole cocente o in balia della pioggia e del vento. La 56enne sarebbe addirittura arrivata a chiudere l'anziana nella sua stanza assieme ai sacchetti della spazzatura, a farsi consegnare 70 euro al mese per lasciarla andare in bagno e costringendola più volte a usufruire i servizi dei vicini di casa. Ma c'è di più: in un'occasione avrebbe inzuppato d'acqua un tappetino da bagno e avrebbe aggredito l'anziana colpendola al volto.



Oltre alle violenze fisiche però la condotta criminale si sarebbe stata anche arricchita da alcune minacce di morte. Sempre nel capo d'imputazione si legge che la nuora, brandendo un coltello, avrebbe detto alla donna: «Ti trapasso da parte a parte, te lo conficco in gola. Hai finito di vivere». Una situazione insostenibile che il figlio avrebbe «legittimato e avallato» affermando in presenza dei servizi sociali: «Sono proprietario di questa casa e di mia madre non me ne frega un c...». Proprio grazie ai servizi sociali e al lavoro dei carabinieri questa triste storia è approdata in tribunale e il giudice Angelo Mascolo, ascoltate le testimonianze dell'assistente sociale che ha seguito il caso e del carabiniere che ha raccolto la denuncia dell'anziana, ha deciso quasi di raddoppiare la richiesta di condanna del pm, che aveva ipotizzato due anni di reclusione per entrambi. Troppo poco per la gravità dei fatti, puniti appunto con una condanna complessiva a 6 anni e mezzo.