Bimbo abbandonato tra i rifiuti dovrà tornare dalla madre, l'ordinanza del tribunale di Catania

La mamma naturale si difende: «Non fui io a gettarlo via». Rientro fissato a fine anno

Bimbo abbandonato tra i rifiuti dovrà tornare dalla madre, l'ordinanza del tribunale di Catania
Bimbo abbandonato tra i rifiuti dovrà tornare dalla madre, l'ordinanza del tribunale di Catania
di Riccardo Lo Verso
Venerdì 17 Novembre 2023, 00:04 - Ultimo agg. 18 Novembre, 08:58
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Si parla di “rientro”. Non è un pacco, però. C’è un bambino di tre anni al centro di una contesa giudiziaria a Catania. Da una parte la madre naturale, la quale sventola sentenze che le danno ragione. Dall’altra i genitori affidatari che provano a resistere ad un provvedimento del Tribunale. «Siamo noi la nuova famiglia del bimbo», dicono. Pochi giorni fa il piccolo ha compiuto tre anni. Era appena nato, a Modica, quando fu abbandonato dentro un sacchetto di plastica in una strada di Ragusa. Neppure il cordone ombelicale era stato reciso. I genitori naturali, una volta individuati, sono finiti sotto accusa. Il padre è stato condannato a due anni in primo grado, per la madre il processo è ancora in corso – prossima udienza il 9 febbraio –, ma la donna urla la sua innocenza. 

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I FATTI

Il copione di questa storia è complicato. Era il 4 novembre del 2020 quando un macellaio lanciò l’allarme. Disse di avere visto un sacchetto della spazzatura abbandonato per strada. Si chinò per raccoglierlo e gettarlo nel cassonetto e sentì i gemiti. «Ho acceso la luce del telefonino, questo punto è buio. Era un bambino, avvolto in una copertina, pieno di sangue. Sono cose che credi di potere vedere solo nei film e invece è capitata a me», raccontò. Era una messinscena. Il macellaio, infatti, è il padre naturale. La sua ex compagna, con la quale aveva un’altra figlia, gli aveva chiesto aiuto dopo avere partorito in casa. 
Vittorio Fortunato, così decisero di chiamarlo i sanitari dell’ospedale che lo strapparono alla morte, 16 giorni dopo la nascita fu affidato ad una nuova famiglia. 

La madre naturale non si è rassegnata. Ha rivendicato la sua maternità a colpi di ricorsi e carta bollata. A fare la cronistoria dei fatti è il legale della donna, Angelo Iemmolo. Quattordici giorni dopo la nascita, la donna, racconta l’avvocato, è andata in questura a Ragusa. «Sono io la madre», disse. Due giorni dopo, però, il bimbo era stato dato in affidamento in virtù di un decreto di adottabilità del Tribunale. Decisione revocata in appello nel luglio 2021 e revoca confermata in Cassazione nel dicembre 2022. Il Tribunale dei minorenni ha commesso un errore: avrebbe dovuto garantire ai genitori naturali il diritto di “ravvedimento”. Alla madre non è stata data la possibilità di incontrare il figlio. «Gli spettava per legge, si è fatta avanti subito dopo il parto. Non è stata informata sulle procedure. Ci sono delle sentenze che da tempo cerchiamo di fare rispettare», spiega il legale. 
Il nuovo decreto del Tribunale stabilisce che Vittorio Fortunato deve tornare dalla madre naturale.

Il “rientro” del bambino è fissato entro il 28 dicembre prossimo, ma i genitori affidatari si oppongono. Lo hanno fatto in tribunale e ora con una petizione. “Mamma Miele”, così si fa chiamare, ha lanciato una raccolta firme su change.org. In pochi giorni l’hanno sottoscritta in 25.000. Parla di assurda catena di errori giudiziari, contesta la «assenza di segnali di interesse e riconoscimento da parte di qualcuno», spiega che «se è in atto l’affido pre adottivo non può più avvenire un riconoscimento tardivo da parte della famiglia biologica e non si può nemmeno chiedere la revoca dello stato di adottabilità del bambino». 

LA TESTIMONIANZA

Il suo racconto tocca poi le corde del cuore: «Ora immaginate un bambino – che ha già subito un rifiuto in grembo e un abbandono cruento alla nascita – essere costretto a lasciare, dall’oggi al domani, tutte le sue certezze, il suo mondo, le braccia sicure e il calore di mamma e papà, gli unici affetti che abbia conosciuto, per essere inserito forzatamente in un contesto in cui tutto è estraneo compresa la persona che dovrebbe iniziare a chiamare mamma. Immaginate per un attimo il dolore nel cuore di un bambino così piccolo, il senso di smarrimento, la disperazione nel cercare i genitori e non trovarli più». La risposta a distanza arriva dal legale della madre naturale. «Sono anni che la mia assistita vuole abbracciare suo figlio», spiega l’avvocato. C’è anche una perizia del Tribunale a stabilire che la madre naturale può prendersi cura del figlio. La contesa è aperta.

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