Consip, Lotti e Del Sette tra i 5 rinviati a giudizio. L'ex ministro: «Dimostrerò la mia innocenza». De Sette: «Fose ho pestato i piedi a qualcuno»

Consip, Lotti e Del Sette tra i 5 rinviati a giudizio. L'ex ministro: «Dimostrerò la mia innocenza». De Sette: «Fose ho pestato i piedi a qualcuno»
Giovedì 3 Ottobre 2019, 15:26 - Ultimo agg. 4 Ottobre, 12:28
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Cinque rinvii a giudizio nell'ambito dell'indagine sul caso Consip. Tra questi anche l'ex ministro Luca Lotti per favoreggiamento e l'ex comandante generale dei carabinieri Tullio Del Sette per rivelazione del segreto di ufficio. Prosciolto dalle accuse l'ex maggiore del Noe Giampaolo Scafarto. «Dimostrerò la mia innocenza»: queste le prime parole dell'ex ministro Luca Lotti. 

«Oggi, 3 ottobre 2019, il giudice per le udienze preliminari ha deciso che dovrà esserci un processo per accertare definitivamente la verità dei fatti. Il reato di cui devo rispondere è favoreggiamento di un 'non indagatò. Come ho fatto finora, affronterò tutto questo a testa alta. Ero e resto convinto che i processi si fanno nelle aule dei Tribunali e non sui giornali. Dimostrerò in quelle sedi la mia innocenza», ha dichiarato Lotti. Precisando, inoltre, di aver appreso dai giornali di essere indagato. «Non ho mai ricevuto l'avviso di garanzia, perché chiesi immediatamente di essere ascoltato dagli inquirenti. Da quella mattina sono passati oltre mille giorni: 1014 per l'esattezza - aggiunge - In questo lungo periodo il mio nome legato all'inchiesta Consip è stato tirato in ballo in oltre 2600 articoli sui giornali italiani (cui vanno aggiunti migliaia di lanci d'agenzie di stampa e un numero incalcolabile di servizi televisivi)».

«Sempre nello stesso periodo io ho rilasciato solo tre dichiarazioni, per confermare la mia innocenza e la mia fiducia nella giustizia: da un punto di vista della comunicazione è come tentare di fermare uno tsunami con l'ombrello. Ma da parte mia, sia chiaro, non c'è rabbia o rancore per nessuno, neanche verso chi si è divertito a sbattere 'il mostro in prima paginà senza assumersi nessuna responsabilità», conclude.


Il processo inizierà il prossimo 15 gennaio davanti alla seconda sezione. A processo andranno anche l'imprenditore Carlo Russo per millantato credito, Filippo Vannoni per favoreggiamento e il generale dei carabinieri Emanuele Saltalamaccia per favoreggiamento. Scafarto, oggi prosciolto, era accusato di rivelazione del segreto, falso e depistaggio. Accusa, quest'ultima, caduta anche per il colonnello dell'Arma, Alessandro Sessa anch'egli prosciolto. Il procedimento è legato al filone di indagine relativo alla fuga di notizie sul fascicolo che era stato avviato dai pm di Napoli sul maxiappalto Consip.

Da parte del maggiore del Noe, Gian Paolo Scafarto, non ci fu l'alterazione di una informativa con l'obiettivo di arrestare Tiziano Renzi. È quanto afferma, in sostanza, il gup Clementina Forleo nella sentenza di proscioglimento anche dall'accusa di falso emessa oggi per Scafarto. «Si tratta di errore sicuramente involontario - afferma il giudice nella sentenza - presumibilmente dovuto a una omessa correzione dell'informativa al momento della sua ultima stesura a meno di non voler attribuire all'imputato comportamenti del tutto illogici e anzi 'schizofrenicì». Il passaggio dell'informativa finito agli atti dell'indagine è quello in cui la frase «Renzi l'ultima volta che l'ho incontrato» viene attribuita all'imprenditore napoletano, Alfredo Romeo, mentre a parlare è l'ex deputato di An Italo Bocchino. «Se Scafarto avesse comunque voluto 'inchiodarè Renzi - prosegue Forleo - avrebbe sicuramente avuto gioco facile nella correzione dell'errore che era stato da altri compiuto e non avrebbe ripetutamente sollecitato tutti i suoi collaboratori a risentire le conversazioni, a chiedere di eventuali incontri tra Tiziano e Romeo e soprattutto a invitare tutti i predetti a una rilettura dell'informativa, evidentemente finalizzata a scongiurare errori».

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