Covid, record di vittime in Italia: ma pesa il metodo dei conteggi

Covid, record di vittime in Italia: ma pesa il metodo dei conteggi
di Emilio Fabio Torsello
Sabato 22 Gennaio 2022, 23:55 - Ultimo agg. 24 Gennaio, 07:22
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In Italia non si arrestano le morti per Covid e dal primo gennaio del 2022 le vittime raramente sono scese sotto le duecento al giorno, in alcuni casi superando le 400 in 24 ore. Un dato che è probabilmente anche conseguenza dei milioni di persone ancora non vaccinate – e quindi più esposte al virus – ma anche dei cenoni e delle feste. Eppure, proprio il conteggio delle vittime fa dire a molti esperti «in Italia si muore più che negli altri Paesi». In realtà le cose non stanno proprio così. Ma andiamo per gradi. Se prendiamo gli ultimi dati disponibili – al 21 gennaio 2022 – ad esempio, nel nostro Paese si sono contati 373 decessi nelle statistiche Covid, in Germania 178, in Gran Bretagna 290, in Francia 233, in Spagna 142, in Grecia 110, in Portogallo 49. E la situazione non cambia se si vanno a considerare gli ultimi 28 giorni, iniziando il conteggio quindi tra Natale e Capodanno: secondo il monitoraggio della John Hopkins University, infatti, nell’ultimo mese in Italia si sono contate 6.577 vittime per Covid, 6.389 in Germania, 5.891 in Francia, 5.677 in Gran Bretagna, 2.722 in Spagna, 645 in Portogallo, 2.184 in Grecia, 339 in Austria. Al nostro Paese il triste primato. 

Per leggere questi dati nel modo corretto e avere un quadro completo della situazione, però, bisogna tener conto di alcune variabili: l’andamento delle ondate pandemiche, il numero di persone non vaccinate e soprattutto le modalità di conteggio delle vittime. In Gran Bretagna, ad esempio, il picco di contagi è ormai superato (numeri simili a quelli dell’Italia in termini di vittime nel Paese di Boris Johnson si contavano nei primi dieci giorni di gennaio), mentre in Italia solo in questi adesso si sta parlando di “picco” nei contagi. A ben guardare i dati sugli ultimi 28 giorni, però, in Italia si muore e si continua a morire comunque più che negli altri Paesi. «Rispetto a un anno fa – spiega Matteo Bassetti, Direttore della Clinica di Malattie Infettive presso il Policlinico San Martino di Genova e Professore Ordinario di Malattie Infettive presso l’Università di Genova – la situazione degli ospedali è molto diversa: prima dell’avvento dei vaccini, si entrava in ospedale perché nel 95% dei casi si era sviluppata la polmonite bilaterale.

Oggi la situazione è diversa: anche grazie ai vaccini abbiamo un 10% degli italiani positivi e di questi il 90% è asintomatico. Se su cento persone che entrano in ospedale per un infarto o un ictus o per qualsiasi altra patologia, dieci sono positivi, a livello nazionale vengono classificati come “ricoveri Covid”. In questo modo se si entra come ricovero Covid pur avendo un’altra patologia, anche l’eventuale decesso viene conteggiato come “morte Covid”. Ma si tratta di numeri inesatti – spiega Bassetti - bisognerebbe capire invece quante persone vengono ricoverate o muoiono a causa della polmonite bilaterale. Ad oggi il 30-40% dei ricoveri indicati come “Covid”- sottolinea l’infettivologo – è di pazienti che sono asintomatici ma hanno altre patologie. E la stessa percentuale vale per i morti: credo che il 30-40% dei decessi oggi non siano causati dal Covid ma da altre malattie e complicanze». In questo senso, prosegue Bassetti, altre nazioni «hanno cambiato la definizione di “decesso Covid”: penso alla Spagna o alla Germania. Cosa che in Italia non è stata fatta». E il problema, secondo Bassetti, è a livello di gestione centrale nel contrasto alla pandemia: «Chi deve decidere – spiega l’infettivologo – probabilmente non ha mai compilato un modello Istat di morte, dove viene richiesto di indicare la “causa primaria”, la “causa secondaria” e le cosiddette “cause accessorie”. Ecco: se in una di queste voci viene scritto “Covid”, automaticamente quel decesso viene indicato come “morto Covid” e implica tutta una procedura anche nel trattamento della salma». 

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Tornando ai numeri degli ultimi 28 giorni e alla situazione europea ma applicando le percentuali indicate dal professor Bassetti, l’Italia farebbe contare quindi tra le quattromila e le 4.600 vittime, un numero comunque drammaticamente alto ma inferiore al totale attuale e più vicino a quanto visto in Spagna e addirittura inferiore alla Germania o alla Francia. «Sarebbe necessario – conclude Bassetti – richiedere 50 cartelle cliniche a campione tra i maggiori ospedali italiani e farle valutare da un team di medici che non hanno seguito quei casi, in modo da stabilire con certezza una percentuale indicativa di quanti sono morti per Covid e quanti invece avevano il tampone positivo, erano asintomatici ma sono morti di tutt’altro». 

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