«Basta con le croci sulle vette», bufera nel Cai: si dimette il direttore editoriale Marco Albino Ferrari

Nel Club alpino italiano si sono registrati i primi importanti scossoni

«Basta con le croci sulle vette», bufera nel Cai: si dimette il direttore editoriale Marco Albino Ferrari
Mercoledì 28 Giugno 2023, 11:16 - Ultimo agg. 30 Giugno, 07:07
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Croci sulle vette, è bufera. Ieri, al termine di un’altra giornata di polemiche — social, ma non solo — sulla controversa questione delle croci di vetta, nel Club alpino italiano si sono registrati i primi, importanti scossoni. Con le dimissioni, a poche ore di distanza, del direttore editoriale  Marco Albino Ferrari e del curatore del sito internet Pietro Lacasella e con la proclamazione dello sciopero da parte dei collaboratori de «Lo Scarpone» (il portale online del Cai) per protestare contro il trattamento riservato dai vertici del club a Ferrari e Lacasella. Lo scrive il Corriere della Sera. Ferrari, che era finito nel mirino anche del centrodestra (nazionale e locale), ha affidato ai social la sua decisione. Prendendo subito le distanze dalle «dichiarazioni inventate secondo le quali io avrei detto che le croci di vetta vanno tolte». Un equivoco che, aggiunge, «Il presidente del Cai ha contribuito a alimentare: si è scusato con il ministro Santanché per una colpa inesistente prendendo le distanze da una mia dichiarazione mai fatta. Peccato, non difendendo i suoi collaboratori e il suo ente da infondate polemiche, ha perso l’occasione per dimostrare che il Cai ha la schiena dritta». 

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Cosa è successo

Una proposta «insensata e inaccettabile». Un «atto di arroganza inutile e offensivo» ed espressione di un «ideologismo talebano». Le parole pronunciate qualche giorno fa dal direttore editoriale del Cai Marco Albino Ferrari durante un convegno organizzato all'Università Cattolica di Milano, in occasione della presentazione di un libro - «non saranno istallate nuove croci sulle montagne» - finiscono al centro di una polemica, con tanto di richieste di marcia indietro e dimissioni. É il centro destra ad insorgere, capitanato da FdI.

Si fa sentire anche il governo che con la ministra Daniele Santanchè chiede al Club alpino di rimangiarsi la decisione, lamentandosi di non essere stata informata. Così qualche ora dopo tocca al presidente Antonio Montani gettare acqua sul fuoco: «non abbiamo mai trattato l'argomento delle croci in vetta in alcuna sede, tantomeno prendendo una posizione ufficiale», assicura scusandosi personalmente con Santanchè «per l'equivoco», nato da «dichiarazioni personali» di Ferrari e da un editoriale su 'Lo Scarponè. Il portale del club aveva evidenziato la larga concordanza emersa nel convegno «sulla necessità di lasciare integre le croci esistenti, perché testimonianze significative di uno spaccato culturale, e allo stesso tempo di evitare l'istallazione di nuovi simboli sulle cime».

L'editoriale

L'editoriale parlava di una tesi «condivisa pienamente dal Cai» e aggiunge: nessuno intende rimuovere le croci che già ci sono, ma è «il presente caratterizzato da un dialogo interculturale che va ampliandosi e da nuove esigenze paesaggistico-ambientali, a indurre il Cai a disapprovare la collocazione di nuove croci e simboli sulle nostre montagne». «Non c'è una posizione univoca e non si è mai trattato l'argomento» ribadisce Montani che poi assicura: se se ne parlerà «il ministero vigilante sarà sempre interpelato e coinvolto». Quando arriva il chiarimento di Montani, ormai però la polemica si è innescata. A partire all'attacco è Santanché. «Resto basita dalla decisione del Cai di togliere le croci dalle vette delle montagne senza aver comunicato nulla al Ministero. Non avrei mai accettato una simile decisione che va contro i nostri principi, la nostra cultura, l'identità del territorio, il suo rispetto» dichiara alle agenzie, invitando il presidente del club a «rivedere la sua decisione». «Dovete passare sul mio corpo per togliere anche solo un crocifisso da una vetta alpina» attacca a testa bassa il segretario della Lega Matteo Salvini. Scende in campo anche il ministro della Pubblica amministrazione Paolo Zangrillo (Forza Italia): «Il dibattito sulle croci in cima alle vette, ritenute 'anacronistiche e divisivè, mi lascia attonito», dice indicando la croce come «punto di riferimento per gli scalatori» e simbolo religioso la cui «lezione di umanità è universale e valida per tutti». Poi è un tutto susseguirsi di dichiarazioni indignate targate soprattutto FdI, che culmina con la richiesta di dimissioni per «chi ha avuto questa pensata» avanzata dal deputato Mauro Malaguti. « Le croci sulle montagne della Lombardia e dell'Italia intera non si toccano e continueranno a essere installate quando ve ne sarà occasione» assicura il presidente della Lombardia Attilio Fontana, che dopo la smentita di Montani derubrica l'accaduto a «un'uscita improvvida, dettata forse dai primi caldi». Smentita di cui prende atto con soddisfazione capogruppo di Fratelli d'Italia, Tommaso Foti, che avverte: «la croce non si tocca».

Le dimissioni


Da qui, prosegue Ferrari, sono maturate le dimissioni da direttore editoriale e responsabile delle attività del Club, presentate «per la serietà a cui non posso sottrarmi». Si limita a comunicare la notizia delle sue dimissioni invece Lacasella. «Avrei tanto cose da dire in questi giorni di tensione» scrive sui social. Ma «l’essenziale», aggiunge, è dare la notizia delle sue dimissioni. Alle quali è seguita la nota, dura, dei collaboratori del portale del Cai. «Siamo stupiti di come la presidenza Cai — si legge nella nota — non abbia difeso chi con passione e professionalità si occupa di raccontare le nostre montagne e la nostra cultura, riportando la discussione nel merito dei reali contenuti degli articoli». A Ferrari e Lacasella i collaboratori esprimono solidarietà, invitandoli a tornare alla guida della testata. Ai vertici del Club, invece, si chiede «una presa di posizione chiara e trasparente»: «Finché non la assumerà, ci asterremo dal produrre nuovi contenuti per il portale».

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