Tutti sono concordi nel ritenere le infrastrutture l’asset su cui puntare per poter rendere più competitivo il Mezzogiorno. Ma nessuno, né le istituzioni, né il mondo imprenditoriale, è disponibile a investirci i propri soldi. Con il risultato che le risorse disponibili per le opere pubbliche nel Sud Italia si riducono sempre di più a vantaggio di quelle del Centro-Nord. Il «tesoretto» non arriva a un terzo dei fondi complessivi. Non solo: diminuiscono anno dopo anno. E ancora, se si considerano le opere oggetto di deliberazioni da parte del Cipe (Comitato interministeriale per la programmazione economica), la distribuzione relativa al valore accentua la differenza, in quanto le regioni del Centro-Nord prevedono opere per un valore pari al 75,5 per cento del totale rispetto appena al 24% del Mezzogiorno.
È l’amara conclusione che si ricava dal Nono Rapporto per l'ottava Commissione ambiente, territorio e lavori pubblici della Camera, intitolato «L'attuazione della Legge Obiettivo: lo stato di attuazione del Programma», redatto in collaborazione con l'Autorità nazionale anticorruzione e l'Istituto di ricerca Cresme e datato marzo 2015.
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