Impagnatiello, in udienza mostrate le foto del corpo carbonizzato di Giulia Tramontano. La difesa: «Ha pianto per tutto il tempo, approfondiremo stato psicologico»

Impagnatiello, in udienza mostrate le foto del corpo carbonizzato di Giulia Tramontano. La difesa: «Ha pianto per tutto il tempo, approfondiremo stato psicologico»
Lunedì 12 Febbraio 2024, 10:41 - Ultimo agg. 13 Febbraio, 10:28
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Alessandro Impagnatiello, durante la prima udienza si era detto «sconvolto e perso» e aveva chiesto scusa alla famiglia di Giulia Tramontano. «Non chiedo che le scuse vengano accettate perché sto sentendo forte ogni giorno cosa significa perdere un figlio... chiedo che le mie scuse vengano ascoltate. Porgo scuse eterne alla famiglia di Giulia spero di non svegliarmi più al mattino», aveva detto. Oggi Impagnatiello segue l'udienza con la testa bassa, scosso solo dall'immagine del cadavere carbonizzato di Giulia. Quando è stata mostrata l'immagine del corpo di Giulia ha cominciato a singhiozzare. Da quel momento l'uomo, blu jeans, giaccone blu e maglia grigia, si tiene la testa tra le mani e non ha più alzato lo sguardo

I testimoni

In aula vengono sentiti i carabinieri e i soccorritori che trovarono il corpo di Giulia nascosto dietro a un box e per primi entrarono nell’appartamento di Senago il primo giugno scorso, oltre a tre vicini di casa. Sono i primi della lista di 33 testimoni presentata dall’accusa. I genitori, come i fratelli di Giulia, oggi non sono presenti in aula. La mamma e la sorella Chiara testimonieranno nella prossima udienza (7 marzo), quindi non possono partecipare all'udienza di oggi con cui si apre formalmente il dibattimento.

I genitori di Giulia

«Amore mio, oggi si parlerà di te, di come siete stati strappati alla vita, di come con tutte le tue forze hai cercato la verità a costo della vostra splendida vita. Tu sarai sempre per noi la nostra immensamente Giulia e Thiago il nostro angelo. Lotteremo per te fino all'ultimo». Sono queste le parole che Loredana, mamma di Giulia Tramontano, dedica alla figlia uccisa a coltellate dall'ex compagno Alessandro Impagnatiello. Un messaggio che arriva nel giorno della seconda udienza, nel processo in corso a Milano, all'ex barman - presente in aula - accusato di omicidio aggravato.

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«Nulla ci restituirà Giulia, abbiamo gridato a voce alta, lo faremo ancora affinché sia fatta giustizia per lei e Thiago» scrive invece papà Franco sempre su Instagram.

Le ricerche sospette

Il 5 febbraio dell'anno scorso, mentre era all'aeroporto di Malpensa ad aspettare Giulia che rientrava da Napoli, Alessandro Impagnatiello sul suo smartphone faceva ricerche sul «cloroformio», qualche giorno dopo acquistato via internet sotto falso nome e poi ritrovato in cantina. È un particolare emerso durante la deposizione di un maresciallo dei carabinieri sentito stamane in aula al processo sull'omicidio di Giulia Tramontano, la donna uccisa al settimo mese di gravidanza da Impagnatiello, il suo fidanzato.

L'investigatore, nella sua ricostruzione, ha spiegato che l'uomo, tra dicembre 2022 e gennaio e maggio 2023, come risulta dall'analisi del suo telefono, aveva cercato «veleno per topi incinta», «veleno per topi in gravidanza» e «veleno per topi uomo». Il teste ha spiegato, definendola «fondamentale», la ricerca del 7 gennaio dell'anno scorso: «ha visualizzato una pagina» che riguardava «quanto veleno per topi» era necessario «per uccidere una persona». L'esito dell'autopsia su Giulia e Thiago, ha ricordato, ha dato esito positivo al veleno per topi. Veleno di cui sono state trovate e sequestrate due bustine nello zaino dell'imputato.

 

Carabiniere: "Nella sua casa forte odore di benzina"

Il forte odore di benzina, sentita nell'auto e nel bagno dell'appartamento di Alessandro Impagnatiello, mette in allarme i carabinieri di Senago che raccolgono la denuncia di scomparsa fatta dall'ex barman per l'allora compagna Giulia Tramontano. È uno dei dettagli che emerge dalle testimonianze del processo, in corso a Milano, che vede il giovane accusato, tra l'altro, di omicidio aggravato e occultamento di cadavere. È la sera del 28 maggio del 2023, intorno alle 19, quando Impagnatiello va in caserma, accompagnato dalla madre. «Era agitato, sembrava molto preoccupato. Per noi inizialmente si tratta di una denuncia per allontanamento volontario. Lui ci racconta che la mattina, mentre è a lavoro, invia dei messaggi alla compagna ma lei non risponde».

Un silenzio che non lo preoccupa perché arriva all'indomani della scoperta da parte di Giulia, al settimo mese di gravidanza, che l'uomo con cui convive ha un'altra relazione parallela. In caserma lui «denuncia che manca il passaporto della ragazza, il bancomat e circa 400-500 euro». Non fa menzione del telefono, mai trovato, a differenza dei documenti recuperati in un tombino non lontano dall'abitazione. «Andiamo a casa con la sua auto (le nostre erano impegnate), io sento un forte odore di benzina che proveniva dal bagagliaio e lui si giustifica dicendo che ha una bottiglia di benzina» in caso di emergenza, racconta il teste. «Ma c'è forte odore di benzina anche nel bagno dell'abitazione, dove la lavatrice aveva appena finito il ciclo di lavaggio, così come nel suo zaino in cuoio in cui abbiamo trovato un paio di guanti di lattice» presenti «perché la lavastoviglie era rotta» e due bustine di veleno «per uccidere i topi presenti nella piazzetta non distante dal lavoro» in pieno centro a Milano.

«L'appartamento era in ordine - aggiunge il carabiniere, testimone dell'accusa -, le sedie della cucina erano sopra il tavolo come se uno avesse pulito». Impagnatiello descrive la discussione tra lui e Giulia, quella al culmine della quale viene uccisa con 37 coltellate, come «pacata, con toni moderati». Dopo il 'confrontò avrebbe fatto la doccia, avrebbe cenato, quindi sarebbe uscito per andare da un pusher - fornendo un civico inesistente di viale Certosa - quindi sarebbe rientrato tardi e alle 7 di mattina di aver uscito per andare a lavoro mentre Giulia dormiva. Un falso per la pubblica accusa: Giulia è morta la sera di sabato 27 maggio scorso, intorno alle ore 22. Solo quando si sente braccato l'ex barman - che non ha mai ammesso di avere una cantina, dove inizialmente è stata nascosta la giovane vittima - indica ai militari dove ha messo il corpo di Giulia, uccisa a coltellate e poi bruciata. «Era dietro una serie di box, tra le sterpaglie e rifiuti, il suo corpo era avvolto in sacchi di plastica, abbiamo pensato fosse da un tatuaggio» conclude il testimone.

 

La difesa: sarà approfondito il suo stato psicologico

«La valutazione delle sue condizioni psicologiche è un aspetto importante, sarà oggetto di approfondimento. Noi della difesa abbiamo le nostre modalità per approfondirlo, però è un tema centrale anche quello». Lo ha detto l'avvocato Samanta Barbaglia, difensore di Alessandro Impagnatiello alla fine dell'udienza. Il 30enne, che oggi ha assistito alla testimonianza degli investigatori e, nel pomeriggio, anche a quella di due vicini di casa e dell'addetto alle pulizie del palazzo in cui abitava la coppia, «era molto provato», ha aggiunto la collega Giulia Geradini. «Forse oggi era veramente l'udienza più tosta» perché «ripercorrere tutto quello che è accaduto, dopo diversi mesi, è pesante». In aula ha pianto «per tutto il tempo» perché «ripensare a quello che è successo è stata un'immagine forte». Il tema del topicida e del cloroformio, sollevato oggi in aula dalla testimonianza di un maresciallo dei carabinieri, che ha ricordato le ricerche fatte dall'uomo sui veleni, «va ancora approfondito», ha aggiunto l'avvocato Geradini. Sulla possibilità di richiedere una perizia psichiatrica, «vedremo passo passo», ha concluso.

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