L'Aquila, truffa di sei napoletani: società fittizie per i bonus dello Stato

La singolare vicenda vede coinvolti cinque uomini e una donna

L'Aquila, truffa di sei napoletani: società fittizie per i bonus dello Stato
L'Aquila, truffa di sei napoletani: società fittizie per i bonus dello Stato
di Marcello Ianni
Mercoledì 20 Marzo 2024, 18:48
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Una singolare truffa orchestrata da sei campani è stata scoperta dai militari della Sezione di polizia giudiziaria della Guardia di Finanza con sede nella Procura dell’Aquila, coordinati dal sostituto procuratore, Simonetta Ciccarelli, in veste di pm della Direzione Distrettuale Antimafia. Una truffa incentrata sugli alberi da frutta, sui frutti di bosco e in guscio, con lauti guadagni dichiarati da diverse aziende del posto.

La singolare vicenda vede coinvolti cinque uomini e una donna che sono stati iscritti sul registro degli indagati con la pesante incriminazione di associazione per delinquere finalizzata alla realizzazione di numerose truffe, mediante l’utilizzo di imprese fittizie con danno alle casse dello Stato. Si tratta di Alfonso Russo, Domenico Aversa, Agostino Sommaiuolo, Silvestri Catone, Giuliano Corso ed Eleonora Rea, tutti di Napoli e dell’hinterland campano, alcuni assistiti dall’avvocato Romina Ciampa del Foro dell’Aquila. A capo dell’organizzazione c’era Russo, accusato di aver predisposto, in veste di consulente, un’adeguata struttura per il compimento dell’attività delittuosa, in particolare nella creazione di imprese, accompagnate poi per l’iscrizione alla Camera di Commercio “Gran Sasso Italia”, attività strumentale a richiedere e ottenere sovvenzioni pubbliche sulla base di documentazione falsa presentata dagli altri indagati che non avrebbero avuto i presupposti per accedere a tali finanziamenti.

Sempre secondo quanto ricostruito dai militari della Pg delle Fiamme Gialle, l’iscrizione alla Camera di Commercio delle società sarebbero avvenute a ridosso dell’approvazione delle varie misure varate dal Governo volte ad aiutare la ripresa economica durante la pandemia che prevedevano condizioni preferenziali per i soggetti con sede operativa nel territorio di comuni colpiti da precedenti eventi calamitosi, come la città dell’Aquila a causa del sisma del 2009. 

Gli altri indagati a vario titolo sono accusati di essersi prestati a ricoprire la carica di titolari delle ditte individuali esercenti la coltivazione di alberi da frutta, frutti di bosco e in guscio fittiziamente attive all’Aquila, concedendo la procura speciale al Russo per l’iscrizione nel registro delle imprese oltre ad aver richiesto ed ottenuto il contributo a fondo perduto destinato a sostenere le attività economiche danneggiate dall’emergenza coronavirus.

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Sempre secondo l’accusa le liquidità acquisite dall’Agenzia delle Entrate (circa 400 mila euro) sarebbero state da ognuno drenate dai conti correnti dedicati mediante trasferimenti a catena. Gli indennizzi sono frutto delle dichiarazioni (false) presentate, in particolare tra la differenza dei ricavi (fino a 400 mila euro annuali) e quelli passati (fino a 30 mila euro) causa emergenza Covid 19.

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