Mafia Capitale, Tronca firma atto costituzione del Comune come parte civile

Mafia Capitale, Tronca firma atto costituzione del Comune come parte civile
Sabato 21 Novembre 2015, 01:55 - Ultimo agg. 5 Novembre, 10:31
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È stato firmato dal neocommissario di Roma Francesco Paolo Tronca l'atto di costituzione di parte civile nel processo Mafia capitale. Il documento redatto dagli avvocati Enrico Maggiore e Rodolfo Murra sarà sottoposto domani al Tribunale incaricato di svolgere il processo per poter essere presente nel giudizio.

La costituzione di parte civile sarà richiesta al Tribunale allo scopo di ottenere il risarcimento dei danni morali e materiali provocati a Roma Capitale e ai cittadini dalle condotte delle persone ora imputate nel giudizio.

L'ex sindaco di Roma Ignazio Marino, secondo quanto si apprende, invece non parteciperà domani alla prima udienza del maxiprocesso a Mafia Capitale. Da primo cittadino aveva espresso la volontà di essere presente domani e alcuni rumors circolati in questi giorni parlavano della possibilità che si presentasse alla prima udienza da semplice cittadino.

Nella lunga motivazione gli avvocati Maggiore e Murra affermano tra l'altro: «non eravamo certo abituati a pensare la nostra città come coinvolta in trame mafiose, in metodi mafiosi e inquinata da associazioni mafiose: questa è invece la contestazione sottesa in tutti i capi di imputazione».

Si sottolinea poi che «l'offesa non è solo quella portata all'ordine pubblico ma alla stessa possibilità per la società di dispiegarsi serenamente. Il risultato è il totale scardinamento del sistema e la creazione di un apparato parallelo e alternativo a quello legittimamente costituito».

«Mafia Capitale risulta aver mutuato dalla Banda della Magliana alcune delle sue principali caratteristiche organizzative». È uno dei passaggi della costituzione di parte civile del comune di Roma redatta dagli avvocati Enrico Maggiore e Rodolfo Murra. Caratteristi che accomunerebbero Mafia Capitale e Banda della Magliana, che sarebbero riscontrabili nel «legame con appartenenti ai movimenti eversivi della destra romana, legame che, come si vedrà più avanti, sembra essersi evoluto in parallelo all'evoluzione di alcuni dei principali esponenti di quel movimento, divenuti nel frattempo rappresentanti politici o manager di enti pubblici economici»; nel «rapporto paritetico con i rappresentanti sul territorio romano delle organizzazioni mafiose tradizionali; la protezione derivante da legami occulti con apparati istituzionali; il perdurante legame con la malavita di strada, vale a dire con soggetti dediti a rapine, traffico di stupefacenti, usura». «Mafia Capitale, però,» si legge ancora nell'atto di costituzione che sarà depositato domani in udienza, «qualunque sia il rapporto di derivazione con la Banda della Magliana, ha assunto una fisionomia del tutto originale, raggiungendo uno stadio di evoluzione avanzato, nel quale il ricorso alla violenza e ai reati tipici delle organizzazioni mafiose è ridotto al minimo indispensabile, e il core business dell'associazione è rappresentato dagli affari e dagli appalti pubblici». Una evoluzione, quella descritta nel documento con la quale «l'organizzazione ha in qualche modo sviluppato e messo a sistema quelle che erano le caratteristiche e il ruolo del suo capo all'interno del sistema criminale romano degli anni '80, cioè quello di trait d'union tra mondi apparentemente inconciliabili, quello del crimine, quello della alta finanza, quello della politica».

Gran parte degli imputati del maxiprocesso di Mafia Capitale che inizia domani nell'aula Occorsio del Tribunale a Roma. Come disposto nei giorni scorsi dai giudici della X sezione penale una quindicina di persone, detenute in varie parti di Italia, saranno trasferite nel carcere di Rebibbia in modo da poter essere presenti dalla seconda udienza in poi del processo che dovrebbe essere fissata per il 10 novembre. Non potranno, invece, seguire fisicamente il procedimento tre imputati eccellenti che si collegheranno in videoconferenza. Si tratta di Massimo Carminati, l'ex terrorista ritenuto a capo del clan, Salvatore Buzzi, ras delle cooperative e braccio operativo dell'organizzazione e Riccardo Brugia, uomo legato a Carminati e presunto custode di armi, mai però trovate dagli inquirenti. Nella prima udienza saranno presenti in aula 22 imputati, tutti quelli raggiunti da provvedimenti cautelare ai domiciliari. Tra loro alcuni ex amministratori locali tra cui Mirko Coratti, già presidente del Consiglio comunale, e Giordano Tredicine, consigliere comunale.

E Legacoopsociali, associazione nazionale che organizza e rappresenta le Cooperative Sociali aderenti a Legacoop, ha chiesto di costituirsi parte civile al processo. «L'indagine 'Mondo di mezzò all'origine del processo - si legge in una nota di Legacoopsociali - ha messo sotto accusa un sistema di potere che aveva come principale business l'accoglienza ai migranti, ai richiedenti asilo, ai Rom e ai minori non accompagnati. Come Legacoopsociali abbiamo chiesto di costituirci come parte civile, poichè questa attività illecita e criminale è stata un danno per migliaia di cooperative sociali oneste e trasparenti, che tutti i giorni portano avanti con fatica progetti di interazione lavorativa ed accoglienza nel pieno rispetto delle leggi e delle persone».

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