Patto per Napoli, la svolta: «Un modello da replicare, in arrivo altri 150 milioni»

Vertice tra sindaco e sottosegretario al Mef, superata la verifica sul bilancio del Comune

Il sindaco Gaetano Manfredi, la sottosegretaria Sandra Savino e l'assessore al bilancio Pier Paolo Baretta
Il sindaco Gaetano Manfredi, la sottosegretaria Sandra Savino e l'assessore al bilancio Pier Paolo Baretta
di Luigi Roano
Giovedì 29 Febbraio 2024, 23:50 - Ultimo agg. 2 Marzo, 07:38
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Entro il mese verrà liquidata la terza rata del “Patto per Napoli”, ben 151 milioni, misura voluta dall’allora premier Mario Draghi, siamo nel 2022, e che porterà fino al 2042 nelle casse del Comune un miliardo e 230 milioni. Dal 2022 a oggi Palazzo San Giacomo ha incassato già 324 milioni. Una misura varata per aiutare i Comuni più indebitati - e Napoli era il primo della lista - ad abbattere il debito che dalle nostre parti 2 anni fa era di 4,9 miliardi e oggi è sceso a 4,5. Il cek ieri è stato fatto dal sottosegretario al Mef Sandra Savino che ha incontrato a Palazzo San Giacomo il sindaco Gaetano Manfredi e l’assessore al Bilancio Pier Paolo Baretta. Un tagliando che si fa ogni anno - per verificare che le misure aggiuntive che il Comune è obbligato a mettere in campo per autofinanziarsi, ovvero aumento della riscossione, leva fiscale, messa a reddito del patrimonio e riorganizzazione delle partecipate - stiano funzionando. E la sostanza politica della visita istituzionale della Savino sta nel fatto che dal governo Draghi a quello Meloni viene confermata la fiducia alla città.

I soldi non sono a fondo perduto, lo diventano solo se il Comune riesce ad autofinanziarsi, in questa chiave raggiunto lo scopo i soldi restano al territorio non tornano a Roma. La Sottosegretaria al Mef - lo stesso incarico che aveva Baretta nel Governo Conte - dopo il controllo è sembrata soddisfatta. «Il “Patto per Napoli” va molto bene - racconta la Savino - è un modello che dobbiamo prendere ad esempio e ho ribadito la mia volontà, in quanto delegata alla finanza degli enti locali, a proseguire questo rapporto di collaborazione che ho fortemente voluto». Savino ha ricevuto dal sindaco alcune richieste ed è lo stesso esponente del Mef a rivelarle: «Già mesi fa ho incontrato tutti gli assessori al Bilancio dei Comuni più grandi, proprio per fare un percorso comune per agevolare e valutare alcune situazioni che possono essere facilmente risolte». Nello specifico il sottosegretario si riferisce al ruolo dei Comuni e alla possibilità di dare ai sindaci maggiore autonomia su determinate materie della finanza locale. «Io credo fortemente nei Comuni e la mia disponibilità è massima, ci sono temi che vanno affrontati: abbiamo parlato ad esempio della questione relativa all’utilizzo dell’avanzo di bilancio che è un tema importante e che non comporta la necessità di trovare le coperture che ormai sono un po’ la parola d’ordine del Mef. Quindi ci sono sistemi che possono essere messi in campo per agevolare i Comuni». 

Una misura che se varata potrebbe liberare altre risorse per gli enti locali che non dovrebbero tenere conto del Patto di stabilità. «Napoli è una città viva - conclude il Sottosegretario - piena di cantieri.

Vedo uno straordinario successo e la capacità del sindaco di movimentare la città e l’economia deve essere in maniera obbligatoria supportata dal governo». 

Gaetano Manfredi, naturalmente incassa, nel vero senso della parola, e porta a casa. «Napoli - spiega l’ex rettore - sta dando un esempio sul piano del risanamento. Ora siamo alla fase due: stiamo andando avanti con il risanamento, ma dobbiamo avere più strumenti e la possibilità di spendere risorse per migliorare ancora di più la gestione quotidiana della città». Manfredi si riferisce alla promessa della Savino di venire incontro alle esigenze del Municipio sulla questione del cosiddetto “avanzo libero”. Per l’ex rettore «avere una maggiore agibilità sulla finanza locale, maggiore possibilità di utilizzare risorse significa avere più spesa corrente e quindi fare più manutenzione». Che è la questione centrale per chi amministra un ente locale. «La vera sfida - insiste Manfredi - non è solo quella degli investimenti, su cui siamo perfettamente in linea sia per quanto riguarda gli obiettivi che le tempistiche previste dalle varie fonti di finanziamento, ma anche avere una spesa corrente che ci consenta di fare manutenzione quotidiana». E su questo punto il sindaco lancia un appello: «C’è la necessità di una riforma della finanza degli enti locali e dei Comuni che devono avere più agibilità, più capacità di spesa delle risorse che hanno perché spesso ci sono anche dei vincoli che ci impediscono di spendere ciò che abbiamo. I sindaci devono avere maggiori poteri per agire con più velocità». 

Parola a Baretta che un po’ il papà del “Patto per Napoli”: «Sta andando bene perché non ci saranno altri aumenti delle tasse - spiega l’assessore alle finanze - le erogazioni dello Stato stanno contribuendo ad abbattere il debito e al raggiungimento del nostro obiettivo, cioè chiudere il bilancio in attivo o al massimo in pareggio e poi stanno andando bene grazie ai sacrifici dei napoletani». Ma concretamente cosa porteranno questi ulteriori 150 milioni? Baretta non si sottrae: «Il debito da 4,9 miliardi è sceso a 4,5 tra debito finanziario e disavanzo paghiamo ogni anno 300 milioni per sanare i conti. La rata di quest’anno è la più grande, 151 milioni come abbiamo chiesto noi, perché questi sono i mesi per mettere in piedi il bilancio. È chiaro che avendo 150 milioni per abbattere il debito si libereranno risorse per fare maggiori investimenti sulla città». 

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La riorganizzazione delle partecipate è un aspetto chiave del Patto. Il Comune ha costituito già la “Napoli Patrimonio” che gestirà tutti gli immobili del Municipio e dove alcuni cespiti sono stati ceduti a Invimit - società del Mef - che a sua volta ha costituito il “Fondo Napoli” che già ha prodotto un introito di 15 milioni senza intaccare a titolarità degli immobili. La NapoliServizi è in fase di riorganizzazione e avrà la mission della guardiania e della manutenzione - tra le altre cose - delle sedi comunali. Così come Anm sta uscendo dal Concordato, strumento con il quale è stata salvata dal fallimento. 

I nodi da sciogliere urgentemente sono le terme di Agnano - tecnicamente fallit - e il rilancio della Mostra d’Oltremare. Sulle Terme ci sono novità di giornata. L'assessore alle Attività Produttive Teresa Armato e al Lavoro Chiara Marciani, insieme al direttore generale del Comune Pasquale Granata e al dirigente Area Partecipate Claudio Martelli e al liquidatore della società Terme di Agnano Pietro Paolo Mauro hanno incontrato i rappresentanti sindacali e un gruppo di lavoratori delle Terme. Un vertice nel quale è stato comunicato ai dipendenti che «è in corso una ricognizione sul fabbisogno di personale delle partecipate» e in 19 potrebbero essere piazzati in altre aziende comunali. Dal liquidatore, invece, «sono giunte - si legge in una nota del Comune - rassicurazioni sull’iter per la cessione agli attuali coloni di alcuni terreni. Il ricavato della vendita, su sollecitazione degli assessori, sarà destinato al pagamento di parte delle mensilità arretrate vantate dai lavoratori».

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