Europei a Napoli, la sfida di De Laurentiis: sì ai lavori allo stadio Maradona

Il progetto del patron: ​e il club cerca uno stadio

Europei a Napoli, la sfida di De Laurentiis: sì ai lavori al Maradona
Europei a Napoli, la sfida di De Laurentiis: sì ai lavori al Maradona
di Luigi Roano
Mercoledì 28 Febbraio 2024, 23:00 - Ultimo agg. 29 Febbraio, 18:30
4 Minuti di Lettura

Il Napoli cerca casa? Non è una boutade e nemmeno un’altra puntata del romanzo che vede contrapposte la Ssc Napoli di patron Aurelio De Laurentiis e il Comune retto dal sindaco Gaetano Manfredi. Il tema è venuto fuori poco prima della partita tra il Napoli e il Barcellona quando nella tribuna autorità Manfredi e De Laurentiis si sono incrociati e hanno iniziato a discutere dell’argomento. E non perché il presdente ha voglia di costruire un altro stadio lontano dalla città. Piuttosto i due hanno parlato del futuro del Maradona in funzione di Euro 2032. Perché Napoli diventi una delle 5 sedi italiane della kermesse calcistica continentale c’è bisogno che la struttura di Fuorigrotta sostanzialmente venga rifatta in buona parte a iniziare dalla eliminazione della pista di atletica. Il patron che si interfaccia con il sindaco su questo tema, lascia immaginare che il famoso progetto per il Maradona che Manfredi aspetta a stretto giro dalla Società probabilmente ancora non c’è, ma è in fase di elaborazione ed è nella mente del presidente. Se le cose stessero così sarebbe un bel passo in avanti perché significherebbe che De Laurentiis sarebbe pronto a investire. E la riflessione di sindaco e patron avrebbe una certa concretezza. Vale a dire che il Napoli sta cercando una casa per giocare le gare casalinghe perché se si fanno i lavori è difficile - tuttavia non impossibile - restare al Maradona mentre sono in azione gru e operai.

In questo contesto c’è da prendere una decisione importante e strategica nella consapevolezza che se è vero che lo stadio deve essere pronto per Euro 2032 non significa che si possano finire prima i lavori e utilizzarlo da parte della Ssc Napoli.

Cosa fare dunque? Liberare la storica struttura che porta il nome del più grande campione di tutti i tempi significherebbe mettere mano ai lavori e soprattutto terminarli in tempi decisamente più stretti. La seconda opzione è quella invece di restare a Fuorigrotta e fare i lavori a step, un pezzo alla volta, in questo modo gli azzurri e i loro tifosi non dovrebbero migrare per giocare e assistere alle partite. 

Ma i tempi si allungherebbero. In occasione dei mondiali del 1990, quando l’allora San Paolo ebbe il suo primo non fortunatissimo maquillage, questa fu la strategia: i lavori si fecero e lo svolgimento delle attività agonistiche non vennero sospese. All’epoca, tuttavia, non si doveva togliere la pista di atletica e nemmeno avvicinare gli spalti al terreno di gioco, che invece è una condizione posta dal disciplinare della Uefa ed è anche una forte volontà di De Laurentiis che in caso di investimento - che si annuncia notevole - vorrebbe uno stadio moderno e dedicato esclusivamente al calcio. Attraverso una concessione lunga almeno mezzo secolo - atteso che a oggi il Comune non vuole vendere il Maradona - e utilizzando i diritti di superficie.

È la strada, del resto, che tutte le società italiane - in grave ritardo rispetto al resto dell’Europa - stanno faticosamente intraprendendo. Patrimonializzare le società di calcio che sono delle Spa è fondamentale per alimentare il business e reggere la concorrenza internazionale questo il ragionamento. De Laurentiis al riguardo, per sua stessa ammissione, sta lavorando anche alla cittadella del Napoli perché entro pochi mesi deve lasciare l’attuale quartier generale di Castelvolturno diventato troppo piccolo per le esigenze della Società. 

Ma nel caso il patron decidesse di lasciare il Maradona nel periodo dei lavori quali sarebbero gli stadi in grado di ospitare il Napoli? Quelli di Bari e di Palermo. Li gli impianti hanno le licenze Uefa e il Napoli da 15 anni di fila è stabilmente nelle competizioni europee. Significa che quegli impianti devono avere una capienza minima di 30mila posti e altri standard quali parcheggi, sicurezza e vie di fuga di livello appunto europeo. E più vicino casa non c’è nulla? In linea teorica ci sarebbero Benevento e Avellino ma li c’è a oggi il problema delle licenze europee oltre che della capienza. Poi Salerno, ma lo stadio sarà presto oggetto di massicci lavori e la Salernitana a breve avrà lo stesso problema del Napoli.

© RIPRODUZIONE RISERVATA