Mario Pincarelli, le nozze del killer di Willy. La sposa a volto coperto: «Pronta ad aspettarlo»

Il matrimonio in carcere del 26enne di Artena, condannato in via definitiva a 21 anni di reclusione per l'omicidio di Willy Monteiro Duarte

Mario Pincarelli, le nozze del killer di Willy. La sposa a volto coperto: «Pronta ad aspettarlo»
Mario Pincarelli, le nozze del killer di Willy. La sposa a volto coperto: «Pronta ad aspettarlo»
di Federica Pozzi
Mercoledì 17 Aprile 2024, 00:22 - Ultimo agg. 13:09
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Non c’erano fiori, non c’era la musica in sottofondo e neanche il fotografo. Le uniche macchine a riprendere ieri Laura Roffo, 32 anni, nata a Bracciano, mentre alle 12 entrava nel carcere di Borgata Aurelia a Civitavecchia per sposare Mario Pincarelli, 26enne condannato a 21 anni per l’omicidio di Willy Monteiro a Colleferro nel 2020, erano quelle dei giornalisti che la attendevano fuori dalla casa circondariale per cercare di capire cosa possa spingere una giovane donna a sposare un uomo accusato di omicidio volontario. La 32enne è scesa, di fronte al cancello del carcere, da una Fiat 500, accompagnata da un parente che era alla guida e dalla mamma, sua testimone di nozze. Indosso un lungo abito rosa cipria con i lustrini, sul capo una sciarpa nera che nascondeva i lunghi capelli biondi, per sottrarsi agli obiettivi.

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LA TENSIONE

Un ingresso fugace, accompagnato da un parente che la teneva nascosta sotto il suo braccio e inveiva contro i giornalisti, fino a sputare verso di loro: «Andate via schifosi, ma che volete sapere».
Le uniche parole - diverse dagli insulti - sono state pronunciate dall’avvocato di Pincarelli, e suo testimone nel rito civile con cui ha preso in sposa la 32enne ieri mattina, Loredana Mazzenga: «La ragazza è sorprendentemente convinta di questa sua decisione». «Sa che ci vorrà del tempo prima che possa incontrarlo ma ha detto che lo aspetterà», ha spiegato Mazzenga che si è detta «lieta» del suo ruolo di testimone, «sulle orme del mio maestro Giuseppe Madia che fece sposare Renato Vallanzasca (il noto bandito della mala milanese, ndr)». Portavoce, il legale, non solo delle parole della sposa, ma anche di quelle dello sposo: «Pincarelli vuole crearsi un futuro, vuole una famiglia e quando esce fare un figlio».
Mentre quel figlio, Willy, ucciso dal neo sposo e dai suoi amici, una famiglia non potrà mai averla. «Il mio assistito ha sempre avuto una parola per la famiglia della vittima, lo abbiamo sempre detto, fin dalle indagini preliminari, fin dai primi giorni successivi all’accaduto, tanto che sia lui sia la famiglia hanno scritto diverse lettere ai parenti di Willy».

LA CERIMONIA

Poco dopo ha avuto inizio la cerimonia di nozze, un rito civile alla presenza di un numero limitato di persone, tra cui il compagno di cella di Pincarelli, che si è svolto nella cappella del carcere.

Era effettivamente la prima volta, ieri mattina, che i due si incontravano, al di là delle poche udienze in tribunale a cui la giovane aveva partecipato per poterlo vedere. Un amore, il loro, nato su iniziativa di Laura Roffo che si è innamorata dell’imputato vedendolo in televisione, quindi già accusato di omicidio, e non ha potuto fare altro che cercarlo. Così è iniziata una lunga corrispondenza tra i due, culminata nel matrimonio ieri mattina che darà alla 32enne la possibilità di andare a trovare Pincarelli in carcere ogni settimana. Questi saranno i loro prossimi incontri almeno per i prossimi 10 anni, dopo i quali forse, con la buona condotta, lui potrà godere di permessi premio o della semilibertà. Il legale di Pincarelli, prima di entrare in carcere ad assistere al matrimonio ha parlato del suo assistito come di una persona che aveva «sempre avuto una parola per la famiglia di Willy». Così non sembrava però la settimana scorsa in Cassazione dove la mamma della vittima, Lucia Duarte, dopo la sentenza degli Ermellini aveva commentato: «Non ho visto ancora nessun segno di pentimento da parte di questi ragazzi che dimostri che hanno capito il male che hanno fatto a mio figlio».

LA CASSAZIONE

Appena una settimana fa infatti la Corte di Cassazione - dopo aver riconosciuto per tutti e quattro gli imputati la responsabilità per il reato di omicidio volontario in relazione al brutale pestaggio di Willy Monteiro Duarte - ha disposto un processo di appello bis solo per i due fratelli Bianchi e limitatamente alle attenuati generiche, rimettendo quindi di fatto in ballo la possibilità di dover scontare l’ergastolo. La Corte d’Appello di Roma, lo scorso 12 luglio, aveva ridotto la pena per loro a 24 anni di reclusione, rispetto all’ergastolo inflitto il 4 luglio 2022 dalla Corte d’Assise di Frosinone, proprio sulla base delle attenuanti. Secondo il sostituto procuratore generale Marco Dall’Olio, «erano consapevoli delle conseguenze dei loro colpi, estremamente violenti, inferti con tecniche di lotta Mma contro punti vitali, su un corpo particolarmente esile» come quello del 21enne, ucciso la sera tra il 5 e il 6 settembre 2020 nel centro di Colleferro. Con la stessa sentenza i giudici della prima sezione penale della Suprema Corte hanno dichiarato definitive le condanne a 23 anni per Francesco Belleggia e a 21 anni per Mario Pincarelli, gli amici dei Bianchi che, davanti al locale “Due di picche”, innescarono la lite finita in tragedia. E proprio quest’ultimo ieri è convolato a nozze, con la volontà di «costruirsi una famiglia e di fare un figlio una volta fuori di prigione». Non è strano chiedersi cosa penserà la famiglia del povero Willy, la cui vita è stata spezzata anche da Pincarelli in quella notte di settembre 2020.

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