Quando a mamma Lucia chiediamo se riuscirà mai a perdonare quegli uomini per ciò che hanno fatto a suo figlio Willy, uccidendolo così brutalmente, lei risponde decisa: «Il perdono è un’altra cosa, per perdonare è necessario che ci sia un pentimento, che io ancora non ho visto. Il perdono che è stato chiesto, per me non è perdono. Prima bisogna dire “ho sbagliato”, “sono pentito di quello che ho fatto” e poi si chiede perdono». Sono le 15.16 e il presidente della I Corte d’assise d’Appello, il giudice Vincenzo Gaetano Capozza, ha appena letto la sentenza che riforma la condanna all’ergastolo per i due fratelli Bianchi e conferma quella per Francesco Belleggia e Mario Pincarelli. La pena per i Bianchi è stata portata a 24 anni ma è stato riconosciuta per tutti e quattro gli imputati l’accusa di omicidio volontario. «Rispetto la decisione presa, più o meno me l’aspettavo - continua mamma Lucia - va bene comunque. La sentenza non mi ridarà mio figlio però va bene la decisione che il giudice ha preso. Mi sento di avere avuto giustizia, accetto la giustizia che è stata fatta».
Willy Monteiro, la madre dopo la sentenza: «Non provo rabbia, ma il perdono è un'altra cosa»
L’ATTESA
Quindici minuti e poco più: si è chiusa così l’ultima udienza d’Appello per il processo ai fratelli Bianchi che restano impassibili di fronte alla lettura della sentenza mentre loro, i familiari di Willy, sono dall’altra parte dell’aula.
LE REAZIONI
Ma c’è anche l’amarezza per quell’ergastolo divenuto una condanna a 24 anni che esplode dagli occhi dei più fragili. Con Milena che scoppia in lacrime. Era solo una ragazza, quando Willy fu ucciso era una sedicenne, ora piange e non le si può impedire di farlo. Però c’è mamma Lucia che, uscendo dall’aula, la prende sottobraccio quasi a ricordarle di farsi forza, quasi a dirle senza parlare, va bene così. Sì, perché come ha detto lei stessa, nessuna sentenza le ridarà indietro Willy. L’importante sta in quello che la Corte ha riconosciuto ovvero l’omicidio volontario. Papà Armando fa sì con la testa scendendo le scale della Corte d’Appello, mentre si dirige verso l’uscita con l’avvocato di parte civile Vincenzo Galassi. Non se la sente di aggiungere altro ma è così per loro: è importante che sia stata riconosciuta la volontarietà per quella morte ingiusta e assurda.
È stata una lunga giornata, sono tre anni che questa famiglia, una fra le tante, una come tante - normale - vive un calvario che il tempo potrà solo mitigare, forse alleviare. Mai cancellare. Insieme si dirigono verso il parcheggio; mamma Lucia tiene ancora per mano l’unica figlia che le è rimasta. La loro dignità è una lezione per tutti.