Armi sull'asse Roma-Bogotà, caccia ai mediatori in Puglia dopo l'audio choc di D'Alema

Armi sull'asse Roma-Bogotà, caccia ai mediatori in Puglia dopo l'audio choc di D'Alema
di Leandro Del Gaudio
Venerdì 20 Maggio 2022, 07:00 - Ultimo agg. 15:40
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Vogliono analizzare il contenuto di telefonini e supporti informatici. Vanno a caccia di eventuali riscontri, a proposito di una strana missione internazionale, quella che - per essere chiari - si sarebbe consumata sull'asse Italia-Colombia, grazie al presunto ruolo di intermediari italiani. Una vicenda che ha visto coinvolto (non da un punto di vista penale), anche l'ex presidente del consiglio Massimo D'Alema, sull'onda d'urto di una clip audio dalla quale emergeva un contatto telefonico con lo stesso politico italiano. Una vicenda nata dalla denuncia presentata dal parlamentare di Italia Viva Gennaro Migliore, come responsabile di Assemblea parlamentare del Mediterraneo, associazione tirata in ballo nel corso di alcune conversazioni rese note da alcuni siti on line. Stando all'esposto, ogni riferimento alla Apm era del tutto arbitrario. Ascoltato come persona informata dei fatti dalla Digos di Napoli, Migliore aveva ribadito l'estraneità della stessa Apm rispetto a trattative inerenti alla compravendita di armi, chiedendo alla Procura di Napoli verifiche sul possibile tentativo da parte di qualcuno di coprire operazioni poco chiare sotto l'ombrello della stessa Assemblea parlamentare del Mediterraneo. Fin qui l'esposto. Ieri la Procura di Napoli si è mossa a caccia di riscontri. Sono scattate verifiche e perquisizioni, che hanno interessato due cittadini pugliesi, vale a dire Francesco Amato e Emanuele Caruso, in una strategia finalizzata a fare chiarezza su quanto pubblicato nelle ultime settimane da alcuni organi di stampa (da La Verità al Corriere della Sera, che si erano mossi dopo la pubblicazione dell'audio da parte del sito on line Sassate.it).

Alcuni documenti facevano riferimento a rapporti - in realtà inesistenti -, con l'organizzazione, in sintonia con la cooperazione di un'associazione di Paesi sudamericani, anche in questo caso in uno scenario al momento privoi di riscontri. Trattative commerciali (per la verità mai andate in porto), in cui spuntano i nomi di Edgar Ignacio Fierro Florez o Oscar Josè Ospino Pacheco.

Stando all'esposto presentato dal parlamentare Migliore, l'Associazione ha «sempre promosso iniziative di pace e di sicurezza», quindi non può essere accostato a trattative internazionali legate al commercio di armi. 

Ma torniamo alle perquisizioni firmate dalla Procura di Napoli. Inchiesta coordinata dal procuratore aggiunto Vincenzo Piscitelli, le ipotesi battute fanno riferimemtoi al falso, alla truffa e alla sostituzione di persona. Ora gli inquirenti napoletani dovranno verificare l'esistenza di eventuali conferme alle ipotesi iniziali. Si cerca di stabilire se in questi mesi è stata condotta una trattativa privata, grazie a una intermediazione di carattere lobbistico, che si sarebbe svolta in parallelo rispetto alle ordinarie relazioni commerciali che si svolgono nei contesti internazionali tra due o più Paesi. Secondo quanto denunciato da alcuni giornali, a sollevare il caso anche l'intervento del sottosegretario alla Difesa Giorgio Mulè, che avrebbe posto in risalto la triangolazione tra studi professionali e gruppi di professionisti all'ombra (e probabilmente all'Insaputa) della stessa Leonardo, società partecipata dal ministero che si occupa proprio di forniture militari. 

Video

Una vicenda che presenta non pochi punti interrogativi, a cominciare dall'aspetto più dirompente, almeno da un punto di vista mediatico: parliamo della presenza, in questa storia, di un audio rubato. È la traccia nella quale l'ex premier sembra rassicurare il proprio interlocutore colombiano, a proposito dell'esito positivo della compravendita, la cui posta in gioco era di 80 milioni. Nel corso di alcune interviste, D'Alema ha ribadito il carattere «disinteressato» del suo ruolo, ribadendo che «non avrei guadagnato un euro da questa vicenda». 

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