Matrimonio in pandemia, nei guai l'ex prefetto di Viterbo ora a Terni: «Avevo solo autorizzato un servizio fotografico»

Giovanni Bruno ora rischia il rinvio a giudizio

Matrimonio in pandemia, nei guai l'ex prefetto: «Avevo solo autorizzato un servizio fotografico»
Matrimonio in pandemia, nei guai l'ex prefetto: «Avevo solo autorizzato un servizio fotografico»
di Maria Letizia Riganelli
Sabato 23 Dicembre 2023, 01:02 - Ultimo agg. 25 Dicembre, 22:44
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Quello autorizzato sarebbe stato un semplice servizio fotografico che poi è “degenerato” in un matrimonio. È uno dei due casi per cui l’ex prefetto di Viterbo Giovanni Bruno adesso si trova nei guai. Secondo le accuse infatti ordinò anche, con fare perentorio, di ricontare le schede durante l’elezione del sindaco di Corchiano per favorire un candidato. Il rappresentante del governo, in carica fino a maggio del 2022, è accusato di abuso d’ufficio e falso. Per le due inchieste la Procura ha già chiesto il rinvio al giudizio. I pm: Michele Adragna e Massimiliano Siddi. La prima udienza preliminare è fissata per il 7 marzo.

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MATRIMONIO IN PANDEMIA 

Secondo le accuse, l’ex prefetto nonostante le stringenti normative ant-covid del 24 aprile 2021 (c’era la zona arancione) avrebbe autorizzato uno shooting trasformatosi in un matrimonio. «Il prefetto - commenta l’avvocato Enrico Valentini - è sereno e consapevole di non aver infranto la legge o abusato del suo ufficio.

Durante l’udienza preliminare cercheremo di far emergere la realtà dei fatti. Per il matrimonio in questione lui autorizzò uno servizio fotografico che rispettava le normative e il distanziamento, se poi è stato fatto altro non dipende da lui».

ELEZIONI A CORCHIANO 

In occasione delle elezioni per il rinnovo della carica di sindaco di Corchiano, si legge nella richiesta di rinvio a giudizio, abusava del suo ufficio «interferendo indebitamente nelle operazioni, mediante il condizionamento dei presidenti delle sezioni del seggio, alterandone il risultato e recando un danno ingiusto al candidato Pietro Piergentili». Bruno, che nel procedimento è assistito dall’avvocato Enrico Valentini, secondo l’ipotesi accusatoria, avrebbe telefonato al maresciallo dei carabinieri al seggio, facendosi passare il presidente della prima sezione. Nel corso della telefonata avrebbe ordinato perentoriamente al presidente di procedere a un nuovo scrutinio asserendo che il vantaggio del candidato Piergentili fosse solo di due voti. «Tale condotta “abusiva” - spiegano i magistrati - costringeva il presidente delle tre sezioni a interrompere l’adunanza, ad astenersi dalla proclamazione del candidato legittimamente eletto, riaprire i plichi già sigillati, effettuare un nuovo scrutinio sulla base del quale veniva modificata la valutazione di una scheda, già attribuita nel corso del primo scrutinio al Piergentili come voto valido e non soggetta a procedura di contestazione, in favore dell’altro candidato». 
«Per le elezioni va sottolineato che ha chiesto solo il riconteggio dei voti, non ha favorito nessuno. Non ci sono elementi per abuso di ufficio», spiega l’avvocato di Bruno. 

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