Covid, a Napoli il Cotugno è in trincea: la Rianimazione è piena, malato in sospeso 24 ore

Occupati gli otto posti a disposizione: «Priorità a chi soffre di altre patologie»

Il Cotugno
Il Cotugno
di Ettore Mautone
Venerdì 22 Dicembre 2023, 23:55 - Ultimo agg. 23 Dicembre, 17:03
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Infezioni da Sars-Cov-2 e da virus influenzale H1N1: da un paio di settimane, al crescere dei casi quasi tutti gli ospedali della Campania trasferiscono i pazienti più fragili al Cotugno. Il polo infettivologico partenopeo ha però saturato i posti del primo slot da 8 unità della sua rianimazione (4 pazienti sono positivi al virus Sars-Cov-2 gli altri affetti da meningiti e altre emergenze infettivologiche). Due giorni fa dal territorio della Asl di Salerno un paziente da ricoverare in rianimazione a richiesta della centrale operativa del 118 è stato trattenuto al Ruggi. Dopo una soluzione ponte, durata 24 ore, il malato - un cardiopatico con by pass, febbre e altri scompensi - è stato poi accolto ieri dall’Azienda dei colli. Il Cotugno è infatti uno dei pochi ospedali della Campania capaci di mutare assetto in brevissimo tempo. Sarebbe pronto, in caso di necessità, per attivare decine di altri posti letto, sia di terapia intensiva che di degenza ordinaria. La seconda unità di rianimazione, che conta 12 stanze singole di degenza (quelle che per tre anni hanno affiancato il padiglione G della sub-intensiva) oggi e ferma. 

La situazione epidemiologica fa registrare infatti una discreta crescita dei casi ma non c’è un allarme.

I malati si presentano quasi tutti con gli stessi connotati dell’influenza stagionale. Ossia febbre, tosse, raffreddore, naso che cola, dolori muscolari e talvolta vomito e diarrea, quasi mai polmonite e gravi problemi respiratori. Complicazioni che invece si continuano ad osservare nei pazienti gravemente danneggiati da altre patologie, nei cardiopatici, in quelli affetti da insufficienze respiratorie croniche, Nei nefropatici, passando per i gravi epatopatici. E poi gli oncologici in fase di terapia che hanno importanti compromissioni del sistema immunitario. 

Se a questo aggiungiamo l’età avanzata si comprende che la fascia di rischio è limitata a queste categorie di persone. «Gli anziani e i fragili ci sono, sono nelle nostre famiglie, nelle comunità e purtroppo si ammalano e sono quelli che hanno bisogno di prevenzione e di cure più intensive» spiega Giuseppe Fiorentino, direttore sanitario aziendale dell’Azienda dei colli, primario di pneumologia del Cotugno. Nell’ospedale collinare i pazienti che hanno il Covid insieme all’insufficienza respiratoria sono ricoverati nel reparto di emergenze infettivologiche. 

Qui i 12 posti letto sono tutti occupati ma la ricettività dell’ospedale è garantita con la predisposizione di una trentina di letti (di cui la metà attualmente occupati) all’interno delle altre corsie. Spesso il Covid oggi si sovrappone ad altre malattie dal diverso profilo e impegno clinico. A differenza dell’influenza stagionale il retaggio recente della pandemia suggerisce una maggiore cautela. «Sono questi i pazienti a cui viene consigliato il ricovero - spiega Vincenzo Di Sarno, dirigente apicale del pronto soccorso del Cotugno - perché qui possono fare più adeguate terapie e controlli, avere gli antivirali se la diagnosi è precoce, ricevere i monoclonali e continuare anche le cure per le patologie croniche da cui sono affetti. È chiaro che i soggetti molto fragili talvolta vanno incontro a complicazioni fatali. Il richiamo della vaccinazione? Va fatto, certo, se esistono importanti fattori di rischio. Purtroppo da ottobre, quando è iniziata la campagna vaccinale, pochi anziani fragili hanno praticato i richiami preferendo evidentemente rischiare. Ultimamente abbiano avuto qui al Cotugno anche parecchi casi di morbillo negli adulti in soggetti che non hanno mai completato la profilassi. Alcuni si complicano con la meningite. La vaccinazione è un presidio di salute pubblica a cui non si deve rinunciare». Uno scenario molto simile è presente nel vicino policlinico Federico II: anche qui i 10 posti letto dell’unità di Malattia infettive diretta da Ivan Gentile è satura ma a differenza del Cotugno nessun posto di rianimazione è occupato.

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A tastare il polso della situazione c’è anche la rete del 118: «Abbiamo alzato la guardia in vista di questi lunghi periodi di festa che tra riunioni di famiglia, viaggi e freddo più intenso possono sfociare in picchi di richieste di assistenza - avverte il responsabile Giuseppe Galano - abbiamo per questo ricordato a tutte le Asl e gli ospedali della regione, anche accreditati dotati di pronto soccorso, che bisogna allestire stanze per malati infettivi in tutte le rianimazioni per il 15% della dotazione evitando di trasferire tutto a Napoli al Cotugno». Una riunione che ha coinvolto anche i medici di famiglia, che nei festivi e prefestivi resteranno chiusi. «In Campania mancano centinaia di colleghi per presidiare le guardie mediche che sostituiscono i colleghi nei giorni di festa - avverte Pina Tommasielli già componente dell’unità di crisi per il Covid - bisogna dire ai pazienti di chiamare sempre il proprio medico».

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