Godersi le feste in compagnia senza poi ritrovarsi a letto con la febbre non è un’impresa impossibile. A patto però che si rispettino le semplici regole di precauzione diventate di uso comune durante la pandemia: la diffusione dei virus influenzali e del sars cov 2 non fa presagire, infatti, nulla di buono. Come dimostrano del resto i dati dell’ultimo bollettino del ministero della Salute, nell’ultima settimana sono stati 60.556 gli italiani colpiti dal covid, con un’incidenza di 103 casi ogni 100mila abitanti, in crescita di quasi il 10% rispetto alla settimana precedente (94 casi ogni 100mila). Non solo. Persino il rischio di finire in ospedale, invece di festeggiare con gli amici, non è affatto remoto: secondo la Federazione italiana delle aziende sanitarie e ospedaliere (Fiaso) nell’ultima settimana si registra una crescita di pazienti ricoverati pari al 15,4%. «In questi giorni, oltre al covid circolano diversi virus – ricorda Carlo Signorelli, ordinario di Igiene dell’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano – È evidente che ormai le persone non usano più cautela e ogni occasione di incontro è a rischio contagio».
LE MASCHERINE
Sarà infatti per gli impegni da portare a termine prima delle feste, oppure per la voglia di organizzare dei momenti di relax insieme alle persone care, fatto sta che di mascherine in giro se ne vedono ben poche, anche in luoghi chiusi e affollati, oltre che sui mezzi di trasporto pubblici. «Eppure, basterebbe anche solo evitare contatti stretti e indossare le ffp2 per ridurre il rischio di una infezione respiratoria – rimarca Signorelli - Ma non vedo grande attenzione, da nessuna parte».
LE PRECAUZIONI
Mai dunque sottovalutare i sintomi, o minimizzare i rischi se non si vuole rinunciare a stare insieme ai nonni per le feste. «Con le persone molto fragili conviene non avere contatti molto ravvicinati – raccomanda Andreoni – Quindi, festeggiamo tutti insieme, ma magari senza grandi abbracci. Non dimentichiamo che per dimostrare l’affetto, possono bastare anche la semplice compagnia e la presenza». Ma se proprio non si vuole rinunciare a stare vicino ad una persona cara che non si vede da molto tempo, si può comunque ricorrere alle solite strategie. «Indossiamo la mascherina a casa dei nonni – aggiunge Andreoni – e poi laviamoci frequentemente le mani. Se le temperature lo permettono, quando rimaniamo all’interno di un ambiente chiuso cerchiamo di arieggiare il più possibile la stanza, aprendo le finestre. Se si starnutisce, è opportuno farlo nella piega del gomito. E poi, quando siamo a tavola, non confondiamo le posate e i bicchieri con quelle degli altri commensali». Con le opportune cautele, insomma, si può ridurre il rischio di contagio. «Possiamo goderci questa nuova normalità ma dobbiamo stare molto attenti – ribadisce Fabrizio Pregliasco, professore di igiene all’Università Statale di Milano – Oltre alla mascherina e alle misure di precauzione, per evitare di diffondere il virus dovremmo preoccuparci prima di tutto di far vaccinare soggetti fragili e anziani». Non è mai troppo tardi per la protezione anticovid. Soprattutto se si tratta di persone che soffrono anche di altre patologie. Per comprendere il pericolo che corrono le categorie più a rischio, basterebbe dare un’occhiata ai dati del ministero della Salute: nell’ultima settimana, i deceduti sono stati 425 (+34,5% rispetto alla settimana precedente). «Anche se il virus ha perso un po’ di patogenicità – mette in guardia Andreoni – in ogni caso, sulle persone molto fragili può provocare malattie gravi. Non dimentichiamo che nelle prime settimane di dicembre ci sono stati più di mille morti per covid. A dimostrazione del fatto che, in alcuni casi, questo virus può essere molto pericoloso». Va bene, dunque, festeggiare, ma sempre con le dovute cautele. «Se comunque compaiono i primi sintomi del covid, a cominciare da tosse e febbre – suggerisce Pregliasco - facciamo un test per verificare la positività e poi chiamiamo subito il medico di famiglia che valuterà se è necessario prescrivere i farmaci antivirali: se presi entro i primi giorni, evitano l’aggravamento della malattia e quindi il ricorso alle cure dell’ospedale».