Messina Denaro, l'arresto show dopo 30 anni: il blitz fuori dalla clinica a Palermo e la cattura tra gli applausi

La cattura del superlatitante è stata seguita con attenzione spasmodica dissezionando ogni dettaglio: i covi, le possibili relazioni e la vita quotidiana

Matteo Messina Denaro, lo show mediatico dell'arresto della "Primula rossa" della mafia
Matteo Messina Denaro, lo show mediatico dell'arresto della "Primula rossa" della mafia
Lunedì 25 Settembre 2023, 05:09 - Ultimo agg. 11:21
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Latitante considerato tra i più pericolosi al mondo, primo nella lista dei ricercati in Italia, Matteo Messina Denaro era scomparso durante una vacanza a Forte dei Marmi nell’estate del 1993 insieme ai fratelli Graviano e da allora aveva fatto perdere le sue tracce. 

Il suo arresto il 16 gennaio 2023, nella clinica La Maddalena di Palermo è stato come un fulmine a ciel sereno esploso nei media italiani, che ne hanno dissezionato ogni elemento.

Considerato "la primula rossa" della mafia, Messina Denaro era ricercato anche all’estero per associazione mafiosa, omicidio, strage, devastazione, detenzione e porto di materie esplodenti, furto, mentre in patria il padre Ciccio era stato alleato storico dei corleonesi di Totò Riina

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Non era mai stato in carcere, neanche in gioventù. Per la Direzione Investigativa Antimafia Messina Denaro restava una “figura criminale carismatica della mafia trapanese”,  condannato per decine di omicidi tra cui quello del piccolo Giuseppe Di Matteo, strangolato e sciolto nell’acido, oltre che per gli attentati del 1992 che uccisero i giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Diverse testimonianze avevano ipotizzato la sua permanenza in Sicilia, da latitante, e negli anni si erano susseguiti gli avvistamenti e le segnalazioni, che però non avevano mai condotto a nulla. 

 

Il racconto mediatico

Per questi e per altre decine di motivi l'arresto del boss mafioso  è stato un enorme evento mediatico, raccontato e seguito con attenzione spasmodica in ogni dettaglio. Un fatto eminentemente italiano che per settimane ha monopolizzato il dibattito pubblico non solo sui media più tradizionali come televisione, giornali e radio, ma anche sui social.

Basti pensare che, dall'arresto, in un arco temporale di 5 giorni sono stati raccolti più di 54mila tweet originali, ovvero senza contare i retweet (ricondivisioni) né le risposte. Il numero totale di tweet invece è di 111mila, scritti da quasi 50mila utenti diversi. Su Instagram e Tiktok sono immediatamente comparsi decine e decine di account falsi quasi tutti con l’immagine del profilo di Messina Denaro, spesso per ricevere un gran numero di visualizzazioni e comparire primi nelle ricerche.

Naturalmente quello sui social rappresenta un aspetto laterale del racconto, ma rende bene l'idea di quanto la narrazione della cattura sia stata pervasiva. A riferire i primi dettagli relativi all'arresto è stata la lunga conferenza stampa durante la quale è intevienuto il procuratore capo di Palermo Maurizio De Lucia: ​«Fino a stamattina non sapevamo neanche che faccia avesse». Il procuratore aggiunto Paolo Guido spiega invece che: «Messina Denaro era in linea con il profilo del paziente medio che frequentava la clinica».

Con i magistrati ci sono gli uomini dell'Arma dei Carabinieri, il generale Pasquale Angelosanto a capo dei Ros, il colonnello Lucio Arcidiacono e Fabio Bottino, comandante provinciale di Trapani. È stata così annunciata l'avvenuta operazione di arresto, messa in atto dagli uomini del raggruppamento speciale del Ros assieme a quelli del Gis e dei comandi territoriali della Legione Sicilia.

 

La cattura

Ad aspettare Matteo Messina Denaro presso la clinica La Maddalena - dove era in cura per un tumore al colon -  ci sono i Carabinieri del Raggruppamento operativo speciale (Ros). Il blitz è scattato intorno alle 8 e 20 del mattino e l'arresto avviene poco distante dall'ingresso della clinica. 

Secondo quanto riferito non avrebbe opposto resistenza ai militari, limitandosi ad affermare «Mi chiamo Matteo Messina Denaro». È stato quindi fatto salire su un furgone nero, trasferito dalla caserma San Lorenzo e da lì all’aeroporto di Boccadifalco per essere portato in una struttura carceraria di massima sicurezza. L'arresto è stato accolto dagli applausi dei presenti, i palermitani nei pressi della clinica nel quartiere San Lorenzo, dai «bravi, bravi!», le urla di incoraggiamento di decine di pazienti e familiari lì presenti.

 

La malattia e la falsa identità

Messina Denaro soffriva di tumore al colon e aveva metastasi epatiche per cui si sottoponeva a cicli periodici di trattamenti chemioterapici presso la clinica La Maddalena - dovrebbe avrebbe dovuto anche operarsi - utilizzando il falso nome di Andrea Bonafede. Nei momenti immediatamente successivi all'arresto, la stessa clinica aveva riferito che il latitante avrebbe tentato la fuga e che era riuscendo allontanarsi ancora una volta ma, arrivato in un bar, è stato infine catturato. «Non avevamo alcuna idea di chi fosse, figuriamoci se potevamo saperlo o riconoscerlo», hanno dichiarato i medici della clinica.

Dove si nascondeva

Come accertato dagli inquirenti, il luogo in cui Messina Denaro risiedeva abitualmente non era molto distante dall'indirizzo indicato sulla falsa carta di identità che lo identificava come Andrea Bonafede, residente in Via Marsala 54 a Campobello di Mazara, in provincia di Trapani. Poco distante, in uno stabile di Via Cb31 a Campobello di Mazara, il boss ha trascorso gli ultimi mesi di latitanza, conducendo una vita normale e alla luce del sole. Per gli investigatori potrebbe aver avuto anche una relazione: ci sarebbero infatti alcuni messaggi audio trovati sul suo cellulare e una lettera d’amore ritrovata a casa della sorella e firmata da una certa Diletta.

 

Il ritrovamento degli altri due covi

Poco lontano dal primo rifugio, gli inquirenti hanno scovato un ulteriore appartamento in cui il boss si nascondeva: si trova in Via Maggiore Toselli 34 e,all'interno, il boss fece realizzare un bunker. Al civico 260 di Via San Giovanni è stato rinvenuto anche un terzo appartamento utilizzato da Messina Denaro. Impressiona come tutti e tre gli alloggi si trovassero in aree piuttosto vicine, non distanti anche dalla casa natale di Castelvetrano, dove il boss ha vissuto per anni e dove al momento dell'arresto risiedeva ancora la sorella. 

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