Moby Prince, Draghi alla commissione parlamentare di inchiesta: «Nessun segreto di Stato, fare luce sulla tragedia»

Moby Prince, Draghi alla commissione parlamentare di inchiesta: «Nessun segreto di Stato, fare luce sulla tragedia»
di Rosa Palomba
Martedì 7 Dicembre 2021, 07:00 - Ultimo agg. 15:19
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Un barlume in fondo al tunnel delle domande irrisolte. Dopo trent'anni, una virata potrebbe adesso rompere «Il patto del silenzio» sulla sciagura della motonave Moby Prince. L'ultima aspettativa è infatti racchiusa in una lettera che ieri il presidente del Consiglio Mario Draghi ha inviato ad Andrea Romano, titolare della Commissione parlamentare di inchiesta sul disastro avvenuto il 10 aprile del 1991 nelle acque del porto di Livorno; 140 vittime, tra cui sette di Torre del Greco e altrettante di Ercolano. Decine di genitori, fratelli, mogli che ancora aspettano la verità.

«Non risultano atti o documenti relativi al disastro della nave Moby Prince soggetti a classifiche di segretezza», ha scritto Mario Draghi al deputato Romano, che ad agosto aveva chiesto la «liberazione» dei documenti relativi al disastro. «Ho letto con attenzione la richiesta della Commissione parlamentare da lei presieduta, di estendere la decisione di declassificazione contenuta nella direttiva sancita il 2 agosto 2021, anche alla documentazione conservata dalle pubbliche amministrazioni relativa al disastro Moby Prince - ha aggiunto il presidente del Consiglio - Tale dolorosa vicenda rappresenta una ferita aperta per l'Italia.

Condivido pienamente la necessità di impegnarsi per la ricostruzione della verità sui fatti e far luce sulle responsabilità e sulle circostanze che hanno causato l'immane tragedia».

La vicenda avvolta da misteri e ambiguità, non è mai stata bollata dal «Segreto di Stato», dunque. Diversamente da quanto finora sostenuto dai vari organi d'inchiesta, tutti gli atti giudiziari e le prove reclamate centinaia di volte da avvocati, giudici, comitati di familiari, sono perciò accessibili. Perché quella notte la motonave Moby Prince diretta a Olbia e la petroliera Agip Abruzzo si scontrarono scatenando fuoco e morte? «La comunicazione del presidente Draghi consente di ottenere finalmente rivelazioni definitive - dice Andrea Romano, parlamentare Pd - È fondamentale la notizia circa l'assenza di documenti o atti soggetti a classifiche di segretezza. Ora è tutto a disposizione della magistratura e del parlamento. È un motivo in più affinché l'impegno delle istituzioni per la verità proceda con assoluta urgenza, come dovere alla memoria delle 140 vittime della strage e alla coscienza civile del nostro Paese».

Varie le ipotesi che finora hanno avvolto quella notte senza nebbia: distrazione dell'esperto comandante Ugo Chessa, i Mayday caduti nel vuoto, equipaggio impegnato a guardare la Tv. Ma anche navi militari Usa di rientro dall'Iraq piene di armi da scaricare, e una non meglio identificata imbarcazione somala, sospettata di trafficare in armi e rifiuti. E ancora: esplosivo a bordo della Moby Prince, chissà perché e chissà messo da chi. «La comunicazione di Draghi apre scenari come l'accesso agli atti e a nuove indagini. Stiamo lavorando per obiettivi - aggiunge Andrea Romano - Andare alla radice dei fatti seguendo piste concrete, a cominciare dal bobbinone: un nastro diviso in undici piste magnetiche su cui sono registrate le comunicazioni radio partite dalla motonave. In trent'anni ne sono state ascoltate soltanto due perché nessuno riusciva a trovare la strumentazione adatta a ispezionarle tutte». Alla fine, i componenti della commissione parlamentare d'inchiesta hanno trovato e comprato da un collezionista tedesco uno dei trenta esemplari dell'apparecchiatura prodotta dalla Philips negli anni 90. Nuovi sopralluoghi sono già stati eseguiti anche negli archivi del tribunale di Livorno, per avviare ulteriori perizie su timone, pannello elettrico e altro. «Soltanto dopo avere certezza dei fatti - conclude Andrea Romano - passeremo alla fase delle responsabilità penali e dei risarcimenti. Il nostro intento è rompere il Patto del Silenzio che vari soggetti avrebbero avuto interesse a sostenere». 

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Attesa anche per l'esito degli esami delle mappe satellitari degli anni 90, Moby Prince compresa, che il servizio geologico statunitense ha reso pubbliche di recente. Infine, al via nelle prossime settimane le simulazioni delle esplosioni per comprendere se avvennero prima o in seguito alla collisione. Il compito è affidato alla Cetena, società di ingegneria navale della Fincantieri.

Da Livorno a Ercolano la notizia rimbalza nelle famiglie delle 140 vittime e in quella di Alessio Bertrand, unico sopravvissuto, all'epoca il cuoco della nave. La conoscenza dei fatti è la «rivendicazione» dei parenti di quei marinai: «Ormai siamo tutti anziani, alcuni sono malati, altri non ci sono più - dice Giuseppe Tagliamonte, fratello del marinaio Giovanni, morto tra le fiamme a 34 anni di età, quando sua figlia aveva appena quattro mesi - Verità e giustizia non cancelleranno lo strazio ma alla fine di tutto, consentirebbero di recuperare un briciolo di pace». 

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