Morta dopo il vaccino Covid, cinque indagati a Genova per il caso della 18enne Camilla Canepa

La ragazza morì pochi giorni dopo la somministrazione del vaccino avvenuta durante un open day

Morta dopo il vaccino Covid, cinque indagati a Genova per il caso della 18enne Camilla Canepa
Morta dopo il vaccino Covid, cinque indagati a Genova per il caso della 18enne Camilla Canepa
Venerdì 8 Marzo 2024, 10:28 - Ultimo agg. 9 Marzo, 07:27
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Complicazioni letali dopo la somministrazione del vaccino. Camilla Canepa era una studentessa di 18 anni di Sestri Levante e nel giugno 2021 morì pochi giorni dopo all'ospedale San Martino di Genova dopo l'iniezione del vaccino anti Covid Astrazeneca. durante un open day.

Morte di Camilla Canepa dopo il vaccino Covid, cinque indagati

La procura ha inviato nei giorni scorsi l'avviso di conclusione indagine: ci sono cinque indagati.

I medici potranno chiedere, entro 20 giorni, di farsi interrogare.

Dall'autopsia era emerso che Camilla «non aveva alcuna patologia pregressa e non aveva preso alcun farmaco». E che la morte per trombosi era «ragionevolmente da riferirsi a un effetto avverso da somministrazione del vaccino anti Covid».

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Camilla era stata vaccinata il 25 maggio e si era sentita male il 3 giugno: era stata portata all'ospedale di Lavagna dove le avevano riscontrato una piastrinopenia e una fotosensibilità. Era stata però dimessa, dopo una tac senza contrasto, ed era ritornata allo stesso ospedale il 5 giugno in condizioni disperate per una trombosi al seno cavernoso. Trasferita al policlinico San Martino di Genova era stata operata alla testa ma morì il 10 giugno.

Per i pm Camilla si sarebbe potuta salvare

Camilla Canepa sarebbe sopravvissuta «con elevata probabilità» se i medici del pronto soccorso di Lavagna avessero effettuato «tutti gli accertamenti diagnostici previsti dal protocollo terapeutico». Se avessero fatto la Tac con liquido di contrasto, come previsto dalle prime linee guida per diagnosticare la Vitt, la rarissima trombosi cerebrale associata a livelli di piastrine basse, si sarebbe proceduto con la somministrazione della giusta terapia. È quanto ipotizzano i pubblici ministeri Francesca Rombolà e Stefano Puppo che hanno indagato cinque medici dell'ospedale: si va dal primario al neurologo fino agli internisti che compilarono le cartelle cliniche. Quattro sono accusati di omicidio colposo mentre tutti e cinque devono rispondere di falso ideologico perché nelle cartelle cliniche non hanno indicato che Camilla si era vaccinata con AstraZeneca.

In particolare, gli investigatori contestano al primario del pronto soccorso di «non avere diffuso formalmente ai medici del proprio reparto le linee guida per il trattamento della sindrome da Vitt». Il medico presente nel reparto al momento del primo accesso della ragazza, che lamentava fotosensibilità e forte emicrania sinistra e aveva detto di essersi vaccinata contro il Covid, «nonostante sapesse delle linee guida riferitele oralmente dal primario, somministrava un antidolorifico e faceva solo un emocromo completo senza avviare il percorso diagnostico per Vitt» senza «prescrivere una risonanza con mezzo di contrasto». E successivamente non «effettuava il test di coagulazione e non effettuava il dosaggio degli anticorpi».

Anche il medico subentrato la mattina dopo, insieme al primario, «nonostante la paziente lamentasse anche un lieve aumento della sintomatologia, non facevano una corretta diagnosi di possibile Vitt e disponevano una tac senza liquido di contrasto». Anche il neurologo, a conoscenza della sintomatologia della paziente e del fatto che fosse vaccinata, «ometteva di suggerire un appropriato esame diagnostico per immagini, come una angio Tac con mezzo di contrasto».

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