Nicoletta Palladini, morta stritolata dal macchinario. «Faceva il turno di notte» nella vetreria, lascia marito e 2 figli

L'operaia aveva 50 anni, al momento dell'incidente era sola

Nicoletta Palladini, morta stritolata dal macchinario. «Faceva il turno di notte» nella vetreria, lascia marito e 2 figli
Nicoletta Palladini, morta stritolata dal macchinario. «Faceva il turno di notte» nella vetreria, lascia marito e 2 figli
di Claudia Guasco
Martedì 8 Novembre 2022, 10:02
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Domenica sera alle 10 Nicoletta Palladini, cinquant'anni, ha timbrato per l'ultima volta il cartellino. Il suo turno doveva terminare alle sei del mattino, ma dallo stabilimento della Vetreria di Borgonovo, azienda storica del piacentino dove i forni vanno a ciclo continuo, non è mai uscita. Poco prima delle tre è rimasta stritolata tra il nastro mobile che trasporta i bicchieri da imballare e la macchina porta bancali, una morsa che non le ha dato scampo: è morta sul colpo e i vigili del fuoco hanno faticato a estrarre il suo corpo.

Nicoletta era un'operaia specializzata, lavorava nella vetreria di Borgonovo Val Tidone dal 96, abitava in paese con il marito e due figli, la maggiore medico e il più giovane al primo anno di università, con i fratelli si occupava della madre invalida.

Una donna generosa, solidale con i colleghi e prodiga di consigli verso i più giovani, soprattutto ligia alle regole: aveva svolto tutti i corsi di formazione e aggiornamento previsti dal regolamento, «l'ultimo di recente e proprio inerente a quella macchina», dicono dal gruppo. 

Sull'incidente di domenica notte il sostituto procuratore di Piacenza Matteo Centini ha aperto un fascicolo per omicidio colposo, al momento senza indagati, ha disposto l'autopsia e il sequestro dei macchinari. Perché solo i rilievi tecnici potranno spiegare ciò che è accaduto, dato che all'incidente non ha assistito nessuno. Nicoletta lavorava in un comparto teoricamente a basso grado di rischio rispetto agli altri reparti della fabbrica: settore scelta e spedizione finale. Imballava gli oggetti di vetro e li caricava sugli europallet e il procedimento è meccanico. «Lo faceva utilizzando un macchinario di recentissima costruzione, del 2020, che avrebbe dovuto alleviare la fatica di spostare i bancali. In teoria un'attrezzatura da industria 4.0, che trasforma il lavoro manuale in automatizzato», spiega Massimo Pellizzari, segretario generale di Femca Cisl che dal 2010 segue l'azienda. Due giorni fa nel reparto di Nicoletta Palladini c'erano altri 15-18 operai, ma nessuno ha assistito alla tragedia. Nemmeno il capoturno ha visto. L'area è ampia, racconta chi conosce l'impianto, gli addetti stanno a una decina di metri di distanza e c'è molto rumore. I colleghi se ne sono accorti troppo tardi, quando la donna era stata già schiacciata, hanno lanciato subito l'allarme ma è stato inutile. «Siamo tutti scossi, in quel reparto la linea era nuova e certificata, non capiamo cosa sia accaduto. C'era tutta la sicurezza possibile», afferma la responsabile del personale. 

L'azienda, fondata nel 1950, è un vanto della zona, con 200 dipendenti più un altro centinaio nell'indotto, ha due forni di fusione e produce 45.000 tonnellate di vetro all'anno sotto forma di bicchieri, coppette e bottiglie. «È un gruppo radicato sul territorio, strutturato, in passato si è verificato qualche incidente ma niente di grave. Al massimo qualche piccola bruciatura», ricorda Pellizzari. Le indagini devono chiarire se a uccidere Nicoletta sia stato il mal funzionamento del macchinario, un errore umano o il mancato rispetto delle norme di sicurezza: compito dell'impresa, infatti, è anche prevedere un eventuale comportamento abnorme o imprudente da parte del lavoratore.

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Ieri la produzione è stata interrotta, i lavoratori si sono riuniti in assemblea permanente. «Il sentimento comune è la sofferenza, il dolore per la morte di un'amica, lo sconcerto», racconta chi ha partecipato. «Non riusciamo a capire come sia potuta accadere una tragedia simile. Non percepivano una situazione di pericolo», ripetono i colleghi. Oggi saranno in sciopero. «Usare la parola incidente - dicono insieme i tre sindacati principali - sta diventando insopportabile, questi non sono solo incidenti disgraziati, ma sono dovuti al fatto che servono maggiori investimenti a garanzia della sicurezza». Da gennaio a fine settembre di quest'anno, dicono i dati Anmil, i morti sul lavoro sono stati 677. Quasi tre vittime al giorno. 

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