Orfini: «A Roma partito da rifondare». Stretta del premier sulle regole

Orfini: «A Roma partito da rifondare». Stretta del premier sulle regole
di Alberto Gentili
Domenica 7 Giugno 2015, 06:31 - Ultimo agg. 09:45
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ROMA - «L'opera di pulizia non è conclusa, c'è ancora tanta strada da fare. Ma alla fine ciò che avremo fatto nella Capitale sul fronte della legalità e della questione morale sarà un modello da applicare in tutta Italia». Matteo Renzi, che a Genova ha fatto mea culpa, ha detto che contro la corruzione e il malaffare «si poteva fare di più e si poteva fare prima», segue passo passo le mosse del commissario del Pd romano e presidente del partito, Matteo Orfini. E il premier-segretario è convinto che «dalla vergognosa pagina romana il Pd ne uscirà a testa alta». Anche perché, se così non fosse, nel 2018 la Capitale «potrebbe finire in cattive mani». In quelle di Beppe Grillo.



«SI FA PULIZIA»

Insomma, Roma a causa dell'indagine “Mondo di mezzo” che vede coinvolto il centrodestra ma anche parte del Pd capitolino, si sta trasformando per Renzi e Orfini nella palestra di una gigantesca operazione di pulizia. Data di conclusione: i congressi provinciali del 2017 che precederanno le assise nazionali, chiamate a riconfermare o meno Renzi alla guida del partito. E quello che Orfini sta facendo nella Capitale verrà replicato se, come sembra produrrà risultati soddisfacenti, anche in tutte le federazioni locali. Obiettivo: costruire una nuova classe dirigente completamente estranea e molto distante dai vecchi apparati e dalle zone d'ombra del malaffare. «Mi vergogno quando leggo certe intercettazioni» che riguardano dirigenti locali piddini, ha ammesso il premier-segretario. E Orfini promette: «Stiamo smontando pezzo per pezzo le cricche e i potentati, cacciando i signori delle tessere, segando le filiere verticali del potere opaco».



Ebbene, il “modello Roma” nel dettaglio significa il commissariamento del partito locale, rottamazione della vecchia classe dirigente, l'annullamento di tutto il vecchio tesseramento e un nuovo regolamento per le iscrizioni al partito per impedire tessere fasulle, iscritti fantasma, ecc. Ma significa anche la chiusura di diversi circoli. Di questo nelle prossime ore parleranno, incrociando i dati, Orfini e Fabrizio Barca, incaricato a suo tempo di redigere un rapporto ad hoc. In più, la settimana prossima proprio Orfini, che sta svolgendo l'opera di pulizia d'intesa con il sindaco Ignazio Marino e il vicesegretario Lorenzo Guerini, procederà al dimezzamento delle commissioni consiliari. Si passerà dalle attuali 24 a 12, con l'allontanamento o la rotazione di tutti gli attuali presidenti. Obiettivo: scongiurare commistioni opache e situazioni incancrenite.



«NECESSARIO COMUNICARE»

Più o meno una rivoluzione, insomma. Una rivoluzione che Renzi intende mettere in vetrina, «comunicare ai cittadini in modo completo», dedicando l'apertura della festa dell'Unità romana proprio al rapporto Barca sui circoli piddini. «Presenteremo alla città un partito ripulito da cima a fondo», anticipa Orfini.



In più, nel quartier generale del Nazareno, è partita una «approfondita riflessione» sullo strumento delle primarie. Alle nuove regole per scegliere i candidati e i leader piddini sta lavorando un gruppo di lavoro aperto alla minoranza. «Anche perché», dice Orfini, «sul fronte della lotta al malaffare siamo decisamente compatti». In questi «giorni tristi», con intercettazioni che tirano in ballo esponenti locali e loro collaboratori, è avvenuta infatti la saldatura tra Marino, Orfini, Guerini e il presidente della Regione, Nicola Zingaretti. Tant'è, che in questa fase e su questo tema, è praticamente impossibile trovare traccia di “dichiarazioni contro” o dell'ormai cronico “fuoco amico” che lacera da mesi il Pd nazionale.



«BASTA ANARCHIA»

Ciò detto, la Direzione fissata per domani sera, «sarà un incontro vero e schietto». In attesa dei ballottaggi delle elezioni comunali, Renzi non andrà allo show down. Ma dopo la sconfitta di Genova «subita a causa del masochismo di certa sinistra che ha preferito far vincere la destra pur di danneggiare il partito», il premier-segretario dovrebbe fare un discorso duro, richiamando tutti al rispetto delle regole. Un discorso che suonerà più o meno così: “D'ora in poi non saranno più ammessi voti in dissenso su questioni votate in Direzione e nei gruppi parlamentari e soprattutto quando ci sarà da votare la fiducia, tutti dovranno votarla. Chi non lo farà, si metterà automaticamente fuori”. In tre parole: «Basta con l'anarchia».