Rapinato dai finti carabinieri: «Botte e pistola in bocca, sono svenuto dal dolore». Il sequestro in strada, poi le violenze a casa

L'incubo della vittima: «Ero ammanettato, una montagna d'uomo mi prendeva a pugni»

Rapinato dai finti carabinieri: «Botte e pistola in bocca, sono svenuto dal dolore». Il sequestro in strada, poi portato a casa
Rapinato dai finti carabinieri: «Botte e pistola in bocca, sono svenuto dal dolore». Il sequestro in strada, poi portato a casa
di Karen Leonardi
Domenica 3 Marzo 2024, 08:34 - Ultimo agg. 4 Marzo, 08:39
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«Lei è indagato per droga,venga con noi». Inizia così l'incubo per l'imprenditore cinquantatreenne di Albano, titolare di un'autofficina in via della Torre, sequestrato e rapinato da un commando armato di finti carabinieri. 

LA VITTIMA 
«Mi hanno rubato i risparmi di una vita tutti i soldi che io tenevo dentro la cassaforte, mi hanno massacrato di botte, sono anche svenuto. Avevano le pettorine antiproiettile dei carabinieri e, appena uscito dalla farmacia, intorno alle 18.30, me li sono trovati davanti, in un primo momento non ho capito nulla, ma poi, in un attimo, mi hanno messo le manette, mi hanno spinto dentro l'auto (una Pegeout 309 bianca n.d.r), sul sedile posteriore, e con una mano mi premevano forte sugli occhi per non farmi vedere nulla, poi si sono messi dei passamontagna neri sulla testa e hanno incappucciato anche me. Mi hanno messo una pistola in bocca per tezzorizzarmi e mi hanno massacrato di botte, solo uno parlava italiano, gli altri romeno...C'era una montagna di uomo che mi colpiva alle costole, cercavo di ripararmi con le mani e a quel punto mi ha immobilizzato con le braccia ammanettate dietro».

Intanto un quinto malvivente si metteva al volante della Panda con cui la vittima si era spostato dell'officina in farmacia per acquistare alcuni medicinali. «Mi hanno portato a casa per farmi aprire la cassaforte e prima di arrivare mi hanno fatto disattivare dal cellulare l'antifurto.

Con le mie chiavi hanno aperto la porta e una volta dentro hanno fatto andare la mia compagna con il figlio di 14 anni al piano di sopra, sorvegliati da uno di loro, mentre tutti gli altri sono rimasti con me. A un certo punto mi è arrivato un cazzotto sulla mandibola così forte che sono svenuto e per farmi riprendere mi hanno buttato in faccia dell'acqua fredda. Miravano ai soldi della cassaforte, sono stato costretto ad aprirla e ho dato tutto quello che avevo tutto...Il sudore del mio lavoro, tutti i miei risparmi,  ma non avevo altra scelta temevo per me e soprattutto per la vita della mia compagna e del ragazzino, a loro per fortuna non hanno fatto nulla, hanno tolto solo i cellulari che avevano in mano. Prima di scappare hanno preso i router dell'antifurto installate all'esterno»

IL FIGLIO 
«Appena ho saputo quello che era successo - ricostruisce quei drammatici momenti il figlio della vittima, 30 anni, che lavora con il padre nell'officina - mi sono precipitato a casa...L'ho trovato sul divano, era agitatissimo, aveva ancora il cappuccio in testa e si era slegato dalle fascette di plastica che i rapinatori li avevano messo prima di scappare al posto delle manette che hanno portato con loro. A chiamare i carabinieri è stata la vicina di casa attirata dalle urla della compagna di mio padre così, in pochissimi minuti, sono arrivati i carabinieri. Mio padre non si fidava di nessuno e aveva montato lui stesso, da solo, il dispositivo di videosorveglianza».

LA FIGLIA
«Poco prima del sequestro davanti alla farmacia  - la figlia della vittima, 26 anni, aggiunge altri dettagli mentre passa preoccupata  una mano sulla testa del padre - avevamo visto una macchina bianca fare avanti e indietro...Proprio davanti alla officina»

IL FARMACISTA
«Non ci siamo accorti di nulla - dice il titolare della farmacia di via Cancelliera davanti alla quale è scattato il blitz della banda armata - abbiamo due porte di entrata e un corridoio, non abbiamo sentito niente, nessun trambusto o altro». 





 

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