Roberto Speranza ministro della Sanità: «Il nostro piano per il Sud contro le disuguaglianze»

Roberto Speranza ministro della Sanità: «Il nostro piano per il Sud contro le disuguaglianze»
di Marco Esposito
Giovedì 17 Febbraio 2022, 07:00 - Ultimo agg. 18:33
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«Le disuguaglianze sul diritto alla salute sono odiose e inaccettabili. Il diritto alla cura e all'assistenza non può dipendere dal luogo dove si nasce o dal reddito familiare». Roberto Speranza, ministro della Salute, lucano, martedì sera alla commissione Affari sociali della Camera ha illustrato il piano per la Sanità, ricordando che ha firmato un piano di riparto che assegna al Sud il 41%. Come a dire che per lui, al contrario di altri ministri ai quali il target del 40% per il Mezzogiorno sembra andare stretto, l'uguaglianza non è secondaria rispetto ad altri obiettivi. Ma lo ha fatto con il suo stile, senza polemizzare, modulando appena il tono della voce per sottolineare quel 41%.

«La straordinaria opportunità di riformare e rilanciare il nostro Servizio sanitario nazionale - spiega Speranza in un colloquio con Il Mattino - si gioca su tre parole chiave: prossimità, innovazione, uguaglianza. Prossimità, per riportare la salute vicino a tutti, sul territorio. Innovazione, per semplificare l'accesso alle cure e la comunicazione tra il SSN e le persone. Uguaglianza, perché la salute non debba più dipendere più dal territorio in cui si nasce o dal reddito. Nessuno deve restare indietro. A partire da un Mezzogiorno che sul piano sanitario sconta diseguaglianze pesanti».

Per recuperare le quali, però, l'azione del Pnrr fortemente contingentata nei tempi rischia di essere insufficiente. «Proprio per questo prosegue il ministro con un intenso lavoro insieme al ministero per il Sud e la Coesione territoriale, e grazie al ministro Mara Carfagna, abbiamo ottenuto risorse aggiuntive rispetto a quelle garantite dal Pnrr nella Missione salute.

Dunque, per la prima volta nella storia della programmazione delle risorse europee l'Italia avrà un Pon esclusivamente dedicato alla Salute. Non era mai accaduto prima. Investiremo 625 milioni per la sanità del Mezzogiorno. Li utilizzeremo per incrementare gli screening oncologici, per rafforzare i dipartimenti di salute mentale, per promuovere la medicina di genere, per aumentare il numero dei consultori e per contrastare la povertà sanitaria».

Il Pon, sigla che sta per Programma operativo nazionale, per il ciclo 2021-2027 è definito PN - Programma nazionale per l'equità nella salute. Anche se i tempi sono meno stretti rispetto al Pnrr - infatti bisognerà concludere e certificare l'ultimo euro entro il 2029, quindi tre anni dopo il Pnrr - è utile mantenere il ritmo serrato. «Dopo la notifica dell'accordo con la Commissione Europea avvenuto a gennaio - si impegna Speranza - entro i prossimi cinque mesi presenteremo il Programma nazionale per l'equità nella salute. Sono risorse che si aggiungono a quelle previste dal Pnrr - puntualizza - che già guarda con attenzione al Meridione». E qui il ministro ricorda, dopo averlo detto in Parlamento, che nel decreto di riparto firmato, con il quale sono stati suddivisi 8 miliardi di euro del Pnrr, al Sud è stato assegnato il 41%.

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«In questi mesi continua il ministro della Salute anche nelle ore più drammatiche della lotta al virus e alle sue varianti, non ci siamo fermati, tenendo sempre lo sguardo oltre l'emergenza contingente. Adesso siamo in una fase cruciale. La Campania, come tutte le altre Regioni, sta caricando sulla piattaforma nazionale che abbiamo realizzato le schede progettuali per tutti gli interventi previsti nella Regione ed entro il 31 maggio firmerò con ogni Regione un Cis, Contratto istituzionale di sviluppo, che definirà nel dettaglio il programma, le schede dei singoli interventi, le localizzazioni, i cronoprogrammi, le responsabilità dei contraenti, i criteri di valutazione e di monitoraggio».

Non è certo la prima volta che si sente parlare di accordi e impegni programmatici. Ma, in passato, c'era una clausola implicita: se i fondi per qualsiasi ragione si incagliavano, sarebbero stati riprogrammati in modo sostanzialmente libero sotto la forma di progetti sponda, progetti coerenti. In pratica un premio agli inefficienti che ha pesato due volte sul Sud: direttamente, per lo smantellamento dei servizi, e come immagine.

«La pandemia - dice Speranza - ha messo sotto gli occhi di tutti le fragilità del nostro sistema, che erano già evidenti dopo decenni di tagli. Ora è il tempo di guardare oltre l'emergenza e occuparsi dei bisogni reali delle persone. Chiudere definitivamente la stagione dei tagli e ricominciare a investire». Il ministro tiene in modo particolare a un decreto ministeriale che riscrive e aggiorna, cambiandone la filosofia, il cosiddetto Dm 70 del 2015, in base al quale sono stati talvolta razionalizzati ma altre volte falcidiati i presidi sanitari. «Con il Dm 71 il decreto che riforma la sanità territoriale e che sarà approvato entro il 30 giugno, rafforziamo la rete dell'assistenza primaria e ricuciamo il legame necessario tra sanità e territorio. Cito solo qualche cifra delle molte di un piano organico e complesso: realizzeremo 1.350 Case della Comunità, di cui 169 in Campania, e 400 Ospedali di Comunità, di cui 45 in Campania; saranno acquistate 3.133 grandi apparecchiature, che andranno ai nostri ospedali per sostituire i macchinari con più di 5 anni; 1,45 miliardi di euro andranno alla digitalizzazione di 280 dipartimenti di Emergenza e Accettazione di I e II livello; oltre 300 gli interventi per rendere sicuri e sostenibili gli ospedali. Altri investimenti riguardano la formazione, la ricerca e la digitalizzazione dell'assistenza».

La telemedicina appare una scommessa difficile da vincere; ma Speranza è convinto del contrario: «Anche in questo settore dalla programmazione siamo alla realizzazione degli interventi: entro marzo partirà la gara per la piattaforma di telemedicina, un intervento da 1 miliardo. Perché la sanità non deve essere uno specchio del ritardo digitale che per troppo tempo ha afflitto il nostro Paese. Deve essere uno dei motori per invertire la rotta. E una sanità più digitale è una sanità più vicina alle persone, che davvero trasformerà la casa nel primo luogo di cura». 

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