«Il Covid? Ormai lo abbiamo alle spalle ma a condizione che facciamo le persone serie e responsabili». A dirlo, esprimendosi con ottimismo sul futuro della pandemia ma invitando al contempo alla prudenza, è stato il presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca intervenuto all'inaugurazione del nuovo complesso operatorio dell'ospedale di Pozzuoli. Qual è dunque il quadro reale, numeri alla mano, dell'epidemia in Campania?
I dati sono effettivamente incoraggianti: l'ultima settimana ha segnato un forte calo dei contagi giornalieri e dunque anche dell'incidenza, ossia il numero dei casi contati in una settimana per 100 mila abitanti. L'abbassamento della curva, che ha raggiunto il picco a metà dello corso gennaio, è stato negli ultimi sette giorni di circa il 20%. La stessa tendenza si nota per il tasso di occupazione delle terapie intensive (meno 12% in Campania contro il 17 per cento del quadro medio nazionale), con un miglioramento anche riguardo all'esito finale della malattia ma solo dagli ultimi giorni. I decessi infatti restano sostanzialmente stabili rispetto al picco dei contagi in gennaio: mediamente sono calati del 20% in Campania, ma solo negli ultimi sette giorni, a fronte del 14% del dato nazionale. Nell'ultima settimana si sono contati in media 27 morti al giorno mentre erano 35 una settimana fa, 29 due settimane fa e 20 quattro settimane fa. Segni di miglioramento netti invece arrivano invece dalle corsie dei Covid center: a domenica scorsa erano 75 le unità di rianimazione occupate contro le 78 di una settimana fa, 88 due settimane fa e 87 il mese scorso. Ieri sono scese ulteriormente a quota 65. Infine l'incidenza: questa settimana in Campania la media dei contagi giornalieri è stata di 6.940 casi mentre erano 9.285 una settimana fa, 11.350 due settimane fa e 21.800 quattro settimane fa.
Il panorama assistenziale della Campania, in prospettiva post-Covid, dovrà ora fare i conti con l'impennata delle liste di attesa, gli screening rimasti al palo e controlli e visite da recuperare in tutte le discipline. Lo sforzo da mettere in campo è anche organizzativo: l'idea a cui sta lavorando l'unità di crisi regionale è allestire in ogni provincia un ospedale di 100 o 200 posti letto, in grado di assicurare cure per varie specialità mediche e chirurgiche a malati in cui il Covid sia presente ma senza causare una malattia acuta bensì sovrapponendosi, spesso in maniera silente, ad altre situazioni cliniche. A tale funzione si sta attrezzando ad esempio il Cotugno, con sale operatore per la chirurgia e un'emodinamica per gli infartuati. L'ospedale, inserito nell'azienda dei Colli di Napoli, può inoltre contare sul costante appoggio del Monaldi e Cto per le altre discipline. A complicare lo scenario è tuttavia la grave carenza di personale che soprattutto in alcune discipline non consente, ad esempio, di riaprire i pronti soccorsi soppressi in questi mesi per fare posto ai Covid center. È il caso del Loreto Nuovo e del San Giovanni Bosco a Napoli in cui mancano specialisti di varie discipline. Servizi carenti, corsie e reparti disarticolati, turni scoperti richiedono una complessa quadratura del cerchio cui non sarà facile venire a capo senza l'immissione in servizio di forze nuove. Nè i sindacati della dirigenza medica sono disposti ad accogliere al loro fianco colleghi arruolati dalle agenzie interinali come in alcune Asl si è ipotizzato.